Toscana

Coldiretti: disertare banchi e negozi poco trasparenti

di Simone PitossiFrutta e verdura in Toscana sono «pulite». Ma, tutto ciò non è sufficiente. Infatti, Coldiretti avverte che è necessario diffidare di «banchi e negozi poco trasparenti». Andiamo con ordine. Il risultato emerso da «Mangia più sicuro», l’iniziativa voluta da Coldiretti e Intesa dei Consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori), con la collaborazione di Agrofarma è positivo. Infatti, non si nascondono agrofarmaci tra i prodotti ortofrutticoli toscani: il 100% dei campioni di frutta e verdura esaminati, infatti, si sono rivelati al di sopra di ogni sospetto. Le analisi di laboratorio a cui sono stati sottoposti i campioni di alcuni prodotti acquistati dai consumatori a Firenze lo hanno dimostrato.

Il test infatti ha evidenziato un’agricoltura del tutto immune da residui di agrofarmaci, con 3 campioni su 4 infatti assolutamente «puliti»: una eccellente performance che assegna alla Toscana il titolo di «capitale» italiana dell’«ortofrutta libera da pesticidi & C».

All’iniziativa, svoltasi nel capoluogo toscano, in contemporanea ad altre 8 città italiane, per verificare la presenza di agrofarmaci oltre i limiti di legge nella frutta e verdura quotidianamente commercializzata, hanno collaborato attivamene i consumatori che, intercettati in Piazza Dalmazia, hanno fornito agli operatori campioni di albicocche, fragole, melanzane, pesche, pomodori e zucchine appena acquistati e provenienti sia dal mercato comunale che dalla grande distribuzione.

Sui 20 campioni raccolti sono state ricercate 212 sostanze attive: di queste, non si è trovata traccia nel 75% dei campioni. Nel rimanente 25 per cento è stata rilevata la presenza di sostanze chimiche, ma in percentuali del tutto tollerate: ossia tra le 3 e le 62 volte inferiore ai limiti imposti dalla legge, già di per sé stessi fissati con un alto coefficiente di sicurezza rispetto all’Adi (dose giornaliera ammissibile). I risultati dimostrano la qualità e la sicurezza delle produzioni ortofrutticole toscane che risultano di gran lunga migliori anche rispetto al resto del made in Italy: a livello nazionale infatti l’1,4% dei campioni di frutta e verdura, in una precedente indagine condotta da Legambiente, è risultato irregolare.

Ma per Coldiretti non finisce qui. Infatti, la «legge è condizione necessaria ma non sufficiente per garantire i diritti dei consumatori». Poi servono i controlli e le sanzioni per i distratti. Coldiretti è severa con i commercianti e i rivenditori che, a distanza ormai di tempo, non rispettano le norme del decreto legislativo 306/02 che definisce sanzioni per chi non esibisce informazioni chiare e complete sull’origine, la varietà, la categoria dei prodotti ortofrutticoli e con chi non controlla e non sanziona.

«La situazione è davvero insostenibile – spiega Antonio Sangiorgi, direttore di Coldiretti Toscana –. A due anni dall’entrata in vigore di multe salate, le etichette “trasparenti” introdotte dal Decreto legge non sono ancora apparse sui banchi degli ambulanti e sugli scaffali dei negozi. La mancanza delle etichette con l’indicazione dell’origine impedisce ai consumatori di fare scelte consapevoli: di capire quali sono i prodotti che maturano in Toscana e nel resto d’Italia, quali sono i frutti e gli ortaggi di stagione e, dunque, anche di conoscere il momento migliore per l’acquisto e, proprio per questo, senza quei requisiti di sicurezza che è in grado di assicurare il made in Italy e, soprattutto, la produzione regionale che, come ha confermato la recente indagine, è sana e pulita».

Fino ad oggi le richieste di Coldiretti sono cadute nel vuoto: la legge c’è ma pochi la rispettano e nessuno controlla. Morale? «Si finisce – conclude Sangiorgi – per acquistare prodotti “ignoti”, senza alcuna identità e informazioni sull’origine. A questo punto non resta da fare altro che chiedere ancora una volta la collaborazione dei consumatori. Per raggiungere l’obiettivo occorre boicottare i furbi, disertare i negozi di chi non rispetta le regole e dunque evitare di fare acquisti là dove non ci sono i famosi e utilissimi “cartelli trasparenti”, per mettere in grado, chi compra, di poter scegliere in modo consapevole».

Opinioni sull’inchiesta• Antonio Sangiorgi, Direttore Coldiretti Toscana: «L’agricoltura pulita è un modello che esiste ormai da tempo in Toscana, dove gli imprenditori si sono sempre dimostrati attenti alla salute dei consumatori e sensibili al rispetto all’ambiente, oltre che scrupolosi nel garantire la qualità degli alimenti che finiscono nel piatto. L’esito delle analisi non fanno che confermare una realtà consolidata. Non servono dunque sforzi titanici per la riconversione del settore, ma solo continuare l’opera di rigenerazione già iniziata da tempo: un’operazione che ha senso se tutti i componenti della filiera mantengono alta la tensione e in modo responsabile garantiscono prodotti buoni, sani e sicuri. L’impegno degli imprenditori agricoli, che ha consegnato alla nostra regione la leadership nazionale, deve essere accompagnato da controlli più severi dell’etichettatura, per evitare che vengano spacciati per toscani prodotti provenienti da altre aree geografiche e, soprattutto, prodotti stranieri, provenienti da paesi dove non esistono adeguate garanzie sanitarie. Sul tema dell’origine dei prodotti, di strada da fare ce n’è ancora tanta”.

• Silvano Bartolini, Codacons (Intesa dei Consumatori): «Sempre in prima linea per la difesa dei consumatori, Codacons ha lavorato attivamente per la raccolta del materiale necessario all’indagine: i campioni sono stati raccolti in piazza Dalmazia a Firenze sono campioni che hanno provenienze diverse: arrivano in parte dalle bancarelle del Mercato comunale, in parte dalla grande distribuzione (ossia dal supermercato Oviesse): rappresentano quindi un mix di varia origine che, però, ha dato risultati omogenei: questo significa che l’agricoltura toscana, in tutte le sue sfaccettature, offre prodotti sicuri. Un elemento giudicato fondamentale dai consumatori che, con grande sensibilità, hanno raccolto il nostro invito e hanno partecipato spontaneamente alla raccolta dei prodotti da sottoporre ad analisi di laboratorio».

• Michel Marcellier, Direttore di Agrofarma: «I risultati dell’indagine evidenziano una situazione largamente soddisfacente, peraltro in linea con quanto già emerso dalle analisi del Ministero della Salute e dell’Osservatorio Nazionale Residui. A livello nazionale, circa il 2% dei campioni delle medesime frutta e verdura analizzati risultati irregolari secondo i limiti stabiliti per legge a tutela della sicurezza del consumatore. Tali risultati evidenziano comunque margini di miglioramento e l’industria riafferma la sua volontà e il suo impegno ad investire nella ricerca al fine di ottenere farmaci per la piante sempre più evoluti e sicuri. Agrofarma continuerà inoltre a promuovere progetti atti a formare e informare sempre meglio sulle buone pratiche agricole per produrre frutta e verdura sempre più sicure».