Toscana
Coldiretti: disertare banchi e negozi poco trasparenti
Il test infatti ha evidenziato un’agricoltura del tutto immune da residui di agrofarmaci, con 3 campioni su 4 infatti assolutamente «puliti»: una eccellente performance che assegna alla Toscana il titolo di «capitale» italiana dell’«ortofrutta libera da pesticidi & C».
All’iniziativa, svoltasi nel capoluogo toscano, in contemporanea ad altre 8 città italiane, per verificare la presenza di agrofarmaci oltre i limiti di legge nella frutta e verdura quotidianamente commercializzata, hanno collaborato attivamene i consumatori che, intercettati in Piazza Dalmazia, hanno fornito agli operatori campioni di albicocche, fragole, melanzane, pesche, pomodori e zucchine appena acquistati e provenienti sia dal mercato comunale che dalla grande distribuzione.
Sui 20 campioni raccolti sono state ricercate 212 sostanze attive: di queste, non si è trovata traccia nel 75% dei campioni. Nel rimanente 25 per cento è stata rilevata la presenza di sostanze chimiche, ma in percentuali del tutto tollerate: ossia tra le 3 e le 62 volte inferiore ai limiti imposti dalla legge, già di per sé stessi fissati con un alto coefficiente di sicurezza rispetto all’Adi (dose giornaliera ammissibile). I risultati dimostrano la qualità e la sicurezza delle produzioni ortofrutticole toscane che risultano di gran lunga migliori anche rispetto al resto del made in Italy: a livello nazionale infatti l’1,4% dei campioni di frutta e verdura, in una precedente indagine condotta da Legambiente, è risultato irregolare.
Ma per Coldiretti non finisce qui. Infatti, la «legge è condizione necessaria ma non sufficiente per garantire i diritti dei consumatori». Poi servono i controlli e le sanzioni per i distratti. Coldiretti è severa con i commercianti e i rivenditori che, a distanza ormai di tempo, non rispettano le norme del decreto legislativo 306/02 che definisce sanzioni per chi non esibisce informazioni chiare e complete sull’origine, la varietà, la categoria dei prodotti ortofrutticoli e con chi non controlla e non sanziona.
«La situazione è davvero insostenibile spiega Antonio Sangiorgi, direttore di Coldiretti Toscana . A due anni dall’entrata in vigore di multe salate, le etichette trasparenti introdotte dal Decreto legge non sono ancora apparse sui banchi degli ambulanti e sugli scaffali dei negozi. La mancanza delle etichette con l’indicazione dell’origine impedisce ai consumatori di fare scelte consapevoli: di capire quali sono i prodotti che maturano in Toscana e nel resto d’Italia, quali sono i frutti e gli ortaggi di stagione e, dunque, anche di conoscere il momento migliore per l’acquisto e, proprio per questo, senza quei requisiti di sicurezza che è in grado di assicurare il made in Italy e, soprattutto, la produzione regionale che, come ha confermato la recente indagine, è sana e pulita».
Fino ad oggi le richieste di Coldiretti sono cadute nel vuoto: la legge c’è ma pochi la rispettano e nessuno controlla. Morale? «Si finisce conclude Sangiorgi per acquistare prodotti ignoti, senza alcuna identità e informazioni sull’origine. A questo punto non resta da fare altro che chiedere ancora una volta la collaborazione dei consumatori. Per raggiungere l’obiettivo occorre boicottare i furbi, disertare i negozi di chi non rispetta le regole e dunque evitare di fare acquisti là dove non ci sono i famosi e utilissimi cartelli trasparenti, per mettere in grado, chi compra, di poter scegliere in modo consapevole».
Silvano Bartolini, Codacons (Intesa dei Consumatori): «Sempre in prima linea per la difesa dei consumatori, Codacons ha lavorato attivamente per la raccolta del materiale necessario all’indagine: i campioni sono stati raccolti in piazza Dalmazia a Firenze sono campioni che hanno provenienze diverse: arrivano in parte dalle bancarelle del Mercato comunale, in parte dalla grande distribuzione (ossia dal supermercato Oviesse): rappresentano quindi un mix di varia origine che, però, ha dato risultati omogenei: questo significa che l’agricoltura toscana, in tutte le sue sfaccettature, offre prodotti sicuri. Un elemento giudicato fondamentale dai consumatori che, con grande sensibilità, hanno raccolto il nostro invito e hanno partecipato spontaneamente alla raccolta dei prodotti da sottoporre ad analisi di laboratorio».
Michel Marcellier, Direttore di Agrofarma: «I risultati dell’indagine evidenziano una situazione largamente soddisfacente, peraltro in linea con quanto già emerso dalle analisi del Ministero della Salute e dell’Osservatorio Nazionale Residui. A livello nazionale, circa il 2% dei campioni delle medesime frutta e verdura analizzati risultati irregolari secondo i limiti stabiliti per legge a tutela della sicurezza del consumatore. Tali risultati evidenziano comunque margini di miglioramento e l’industria riafferma la sua volontà e il suo impegno ad investire nella ricerca al fine di ottenere farmaci per la piante sempre più evoluti e sicuri. Agrofarma continuerà inoltre a promuovere progetti atti a formare e informare sempre meglio sulle buone pratiche agricole per produrre frutta e verdura sempre più sicure».