Toscana

Concorrenza sleale, Confartigianato Firenze: “ fenomeno che innesca guerra tra poveri”

Dall’abusivismo commerciale fino ai tentativi di contraffazione: quello della concorrenza sleale è un mondo sommerso dalle proporzioni paurose. Una contro-economia che ogni giorno drena e corrode una porzione sempre più consistente di economia italiana e minaccia tutte quelle imprese, soprattutto medio-piccole, che fanno dell’autenticità e della qualità la propria ragione di vita, le imprese che pagano il prezzo più alto per la crisi e che si trovano stritolate in questa spirale che si configura sempre di più come una “guerra tra poveri”. 

Secondo i dati diffusi nel maggio scorso dall’Ufficio Studi di Confartigianato sono 587.523 le imprese artigiane in Italia esposte ai danni della concorrenza sleale che si traduce in effetti negativi come l’impossibilità di reggere la corsa al ribasso nei prezzi o, paradossalmente, proprio perché oneste e in regola, una tassazione insostenibile. E anche gli utenti, ingannati dai costi minori, ne pagano, sempre e comunque, il prezzo a causa della drastica riduzione della qualità del servizio, soprattutto per quanto concerne i servizi come quelli della cura alla persona. 

E anche a Firenze il problema diventa sempre più grave tanto che Confartigianato Firenze lancia l’allarme.“L’abusivismo commerciale è solo la punta dell’iceberg e, comunque, ogni azione di contrasto, come quelle svolte durante il ponte, è ben accetta e rappresenta un segnale di presenza dello Stato e delle Istituzioni”, sottolinea Alessandro Sorani, Presidente di Confartigianato Firenze. “Bisogna, però, intensificare le azioni di contrasto. Ogni giorno le nostre piccole e medie imprese perdono clienti, i clienti perdono qualità e professionalità e lo Stato perde entrate”. “Fino ad oggi – puntualizza Sorani – non abbiamo visto una chiara volontà di contrastare alla radice il fenomeno e questo è frustrante per tutti coloro che lavorano nella piena trasparenza. Siamo di fronte a uno stillicidio quotidiano, inaccettabile in questo momento storico”. 

I dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato evidenziano, inoltre, a livello nazione un peso crescente dell’occupazione in questa contro-economia sommersa; tra i settori più colpiti, estetica e cura della persona oltre alla produzione di profumi, sempre più contraffatti, come testimoniano alcuni associati di Confartigianato Firenze. 

“Il mio settore è terra di nessuno: è una lotta impari contro una concorrenza sleale che nessuno sembra voler stroncare”. Lo afferma Marzia Mancini, titolare di Coccole e Sole, che aggiunge: “Non c’è alcun tipo di controllo, tutti hanno le mani legate, nessuno può perseguire chi lavora in casa. In più, i disonesti si fanno pure pubblicità apertamente sui social, rispondono alle richieste e inviano pure il prezzario. Ho scoperto poi che ci sono anche delle app per prenotare appuntamenti a casa. Tutto alla luce del sole e nessuno interviene!”. Marzia ricorda che “noi estetisti siamo assimilati agli studi medici e, per questo, dobbiamo attenerci a regole precise, a tutela della salute nostra e di quella del cliente”. La concorrenza sleale non si ferma qui perché “ci sono moltissimi pseudo-corsi che sfornano decine e decine di persone che vanno a intasare il mercato offrendo un non-servizio a prezzi stracciati”. Marzia è anche molto sconfortata: “Siamo stati considerati non essenziali durante la pandemia. Oggi ci fanno concorrenza. Resistere diventa difficile, soprattutto se lo Stato non interviene”. 

Problemi analoghi per i parrucchieri. “Il nostro settore è molto esposto alla concorrenza sleale, che è esplosa durante la pandemia”. Claudio Barbetti, titolare di Domina Hair. “Io ogni giorno apro e so che ho almeno 400 o 500 euro di costi, mentre chi lavora in nero no”. Sempre Claudio denuncia come sui social network la concorrenza sleale prosperi indisturbata. 

Contraffazioni e tentativi di frodi sono all’ordine del giorno nel settore delle profumeria artigianale. Francesca Di Massimo, titolare della Spezieria Palazzo Vecchio spiega, però, come difendersi: “Ci sono molti elementi che permettono di riconoscere un prodotto contraffatto: il colore, gli elementi di packaging a basso costo come vetro, pompa spray e tappi. In più, mentre le note di cuore sono riproducibili anche con materie prime sintetiche, le note di fondo come legni, ambre o resine sono quelle che danno persistenza al profumo nel tempo e sono veramente difficili da riprodurre a basso costo”. Il consiglio di Francesca è di “lavorare sulla riconoscibilità del proprio prodotto, in modo che il cliente sia il primo controllore” e poi “di affidarsi a rivenditori qualificati”. Proprio il marchio Spezierie Palazzo Vecchio, racconta sempre Francesca, è stato registrato in Cina da un’altra azienda contro la quale ha intentato una lunga azione legale.