Toscana

Consorzi di bonifica, non si placano le polemiche

La Toscana ha riformato con una legge l’attività di bonifica nella Regione, riducendo il numero dei consorzi da 33 a 6. La legge troverà piena applicazione il 30 novembre con le elezioni che permetteranno ai cittadini di eleggere i consiglieri delle assemblee dei nuovi consorzi di bonifica. Tutto bene? No. Perché la legge è difesa – ovviamente – dalla giunta regionale ed è sostenuta da associazioni di categoria dell’agricoltura (Cia e Coldiretti). Ma è osteggiata da una parte dell’opposizione in consiglio regionale, alcuni sindaci, associazioni ambientaliste. Due fronti frastagliati. Che non hanno una «colorazione» politica. Oggetto del contendere sono i costi ma anche il tipo di gestione del territorio.

Secondo il presidente della commissione regionale Ambiente e territorio, Gianfranco Venturi (Pd) «le elezioni sono un obbligo imprescindibile e hanno, ovviamente, un costo». «Lo svolgimento delle elezioni – spiega – è tassativamente previsto dalla legge nazionale e richiederà una spesa che riteniamo debba essere il più possibile contenuta e della quale non si può fare a meno, se vogliamo avviare la riforma realizzata con la legge del dicembre scorso». «Si tratta di una buona legge a presidio di una questione fondamentale come la salvaguardia del territorio, che poi è patrimonio dei cittadini», osserva il presidente. «Ricordo che proprio grazie alla natura privata dei Consorzi, le risorse raccolte attraverso i ruoli possono essere destinate immediatamente alle opere sui corsi d’acqua. Se dovessero intervenire gli enti pubblici, – conclude – si andrebbe ancora una volta ad incorrere nei ben noti vincoli del patto di stabilità».

In una regione dove il 98% dei comuni è a rischio idrogeologico l’era della nuova gestione dei consorzi di bonifica segna un cambio di rotta netto ed evidente rispetto il passato. Lo sostiene Coldiretti Toscana che ha voluto e sostenuto fortemente la nuova legge regionale sulla bonifica. «Finalmente chi vuole bene veramente al territorio – spiega il presidente Tulio Marcelli – potrà affidarsi ad un sistema di gestione di bonifica razionale che ha nella trasparenza, nel coinvolgimento diretto dei cittadini, degli Enti locali e delle imprese agricole, dell’efficienza e della sussidiarietà, elementi di profonda innovazione. Archiviamo senza ripensamenti un sistema superato per entrare in una fase dove il ruolo del Consorzio di Bonifica è centrale ed esclusivo nella manutenzione corretta e tempestiva del territorio». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giordano Pascucci, presidente regionale della Cia. «Adesso basta – dice – è ora di voltare pagina; si facciano le elezioni per la costituzione dei nuovi consorzi e si dia rapidamente attuazione alla Legge. I pregi e difetti dei nuovi Consorzi – conclude Pascucci – si potranno apprezzare solo facendoli funzionare».

Come detto, non tutti sono d’accordo. Tra le posizioni più dure quella del sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (Pd) che ha scritto una lettera al presidente Enrico Rossi e all’assessore Bramerini nella quale chiede ufficialmente la sospensione delle elezioni previste per il 30 novembre. Nel documento il sindaco Giuseppe Fanfani conferma come «la costituzione dei futuri consorzi evidenzi – come d’altronde per gli attuali – profili di dubbia legittimità e costituzionalità» e sottolinea «la dubbia ragionevolezza territoriale dei confini poiché essi comprendono i bacini imbriferi della Valtiberina, del Valdarno e della Valdichiana Aretina e senese, che hanno strutture orografiche totalmente tra loro difformi, nonché ragioni economiche diverse e difficilmente tra loro raffrontabili». «Le elezioni – sostiene il sindaco – avranno un alto costo e non tengono in alcun conto il ruolo programmatorio dei Comuni». Fanfani sottolinea poi il «differenziale» tra quanto pagato dai cittadini di Arezzo e gli investimenti fatti sul loro territorio: «Siamo di fronte ad una nuova patrimoniale, ad una sorta di Imu. Approssimativamente gli aretini hanno pagato 5 milioni in cinque anni» ed hanno ricevuto come «contropartita in termini di investimenti 1,2 milioni di euro». «Trattasi di una gestione inaccettabile, – conclude il sindaco – totalmente penalizzante per il territorio aretino ed evidentemente contraria all’interesse della Città, e che quindi non può essere in alcun modo sostenuta».

Ma Fanfani non è solo in questa battaglia. Michele Scola, presidente della sezione di Grosseto di Italia Nostra, sostiente che «la nuova legge sui consorzi di bonifica si prepara ad aggravare lo scempio del territorio». «Questi enti che da tanto tempo sono indicati come inutili e onerosi carrozzoni, vengono solo apparentemente riformati, affinché tutto resti come prima – attacca Scola –. La loro presenza fa probabilmente molto comodo ai politici locali. La nuova legge li rafforza in enti quasi autoreferenziali, con una vasta capacità operativa, in grado di gestire milioni di euro all’anno, da poter sperperare con la scusa della messa in sicurezza del territorio». Ma c’è dell’altro secondo Scola: «Ogni progetto approvato acquisirà, solo per questo motivo, i caratteri di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza, anche senza una loro effettiva consistenza. Questo aprirà, come nella legge passata, la via alle deroghe nei confronti di ogni tipo di vincolo. Le ruspe potranno scavare gli alvei senza rendere conto della distruzione di beni paesaggistici o naturalistici».

Stefania Fuscagni, portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, pone l’accento sui costi delle elezioni. «Un milione e ottocento mila euro – spiega – è quanto verrà a costare, secondo le stime, la consultazione per eleggere i 90 componenti delle assemblee dei sei consorzi di bonifica toscani». Dati, quelli citati, emersi nel corso delle audizioni tenute nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla sicurezza idrogeologica della Toscana e sui Consorzi di bonifica promossa proprio da Fuscagni. «Cifre che fanno sobbalzare sulla sedia – sottolinea –, costi esorbitanti per una consultazione che certo non suscita grande interesse e di cui ho difficoltà a vedere l’utilità».

Per Oreste Giurlani, presidente Uncem Toscana, la preoccupazione non sono però i costi delle elezioni. «La preoccupazione è che i centri decisionali – spiega – si allontanino dai propri territori con il rischio dell’abbassamento dell’attenzione e dell’intervento su un tema fondamentale quale è quello della difesa del territorio». E allora arriva l’invito «alla popolazione montana a partecipare al voto per poter poi contare nei nuovi Enti».

LA SCHEDACosa dice la legge. L’esistenza dei Consorzi di bonifica è prevista da una norma nazionale (legge 31 del 2008). La legge prevede che a carico dello Stato ci sia solo la realizzazione di nuove opere idrauliche e, solo nel caso dei corsi d’acqua più grandi, lo Stato effettui la manutenzione straordinaria. La manutenzione ordinaria delle opere, ad eccezione di alcune opere strategiche (meno del 5 per mille di tutto il reticolo idraulico), è invece a totale carico del privato. La legge nazionale specifica altresì che tale attività possa essere assicurata tramite la costituzione di appositi Consorzi fra privati che in forma associata gestiscono un’attività che riguarda più di 40.000 km in Toscana di corsi d’acqua. Dal 2010 lo Stato non eroga più alcun finanziamento per questo tipo di opere, finalizzate anche alla manutenzione straordinaria dei corsi d’acqua. La Regione con la legge 79/2012 ha accorpato in soli sei soggetti i tredici consorzi e le tredici Unioni di Comuni, più i 7 consorzi interregionali). Per cui, a regime si passerà dai 33 enti gestori a 6.

Le elezioni. La legge regionale è intervenuta sul meccanismo elettorale per ovviare alla scarsissima affluenza alle urne che in passato hanno visto una partecipazione in media pari al 2% degli aventi diritto. Le elezioni sono obbligatorie per legge nazionale. Gli aventi diritti al voto sono 1.441.770, ad oggi ripartiti su 349 seggi.

Cosa succede dopo. In Toscana, dopo le elezioni, il Consorzio sarà l’unico soggetto a svolgere l’attività di manutenzione. Prima della riforma invece l’attività di manutenzione ordinaria era suddivisa fra più soggetti (Province, Consorzi, Unioni di Comuni. Con la riforma alle Province spettano compiti di controllo e vigilanza sui corsi d’acqua. Mentre alla Regione, oltre a coordinare il lavoro di Province e Consorzi, spetta il compito di realizzare le opere strategiche a livello regionale.

Il tributo oggi. La norma regionale stabilisce che tutto il tributo ritorni sotto forma di lavori per il territorio, riducendo al minimo le spese amministrative di gestione. La nuova legge regionale dice chiaramente che saranno tenuti al pagamento del tributo solo i consorziati che riceveranno un beneficio «specifico e diretto» dall’attività del Consorzio, infatti questo tributo non è una tassa di scopo ma un contributo che consente di mantenere e incrementare il valore di case e terreni. Le nuove cartelle con il nuovo metodo di calcolo dei tributi arriveranno per la prima volta nel 2015, dopo le elezioni del 30 novembre 2013, perché i nuovi soggetti dovranno redigere il nuovo piano di classifica che, dopo un percorso partecipativo, deve avere l’ok dalla Regione. Un unico atto pubblico e consultabile da tutti programmerà anche i finanziamenti degli interventi da realizzare con risorse regionali, europee e nazionali e individuerà tempi, costi e responsabilità.

Il costo degli organi politici. Il costo degli organi politici dei Consorzi è fissato solo per il Presidente; per gli altri due membri dell’ufficio di presidenza sono previsti solo 30 euro come gettone di presenza. In termini percentuali questo corrisponde a meno del 3 per mille, ovvero su una cartella media di 40 euro/annui, a poco più di 10 centesimi.