Toscana

Coop, dalla Toscana una risposta alle critiche: «Uniamoci»

I partecipanti al Forum tenuto venerdì 10 marzo, presso la redazione di Toscanaoggi, a Firenze:Giovanni Doddoli, presidente di Legacoop Toscana; Gianfranco Tilli, presidente di Confcooperative Toscana; Fabio Cacioli, direttore di Confcooperative Toscana; Andrea Fagioli, vicedirettoredi Toscanaoggi; Simone Pitossi, giornalistadi Toscanaoggi; Renato Burigana, collaboratoredi Toscanaoggi e curatore del forum; Claudio Vanni, responsabile relazioni esterne di Unicoop Firenze. di Renato BuriganaDue ore di colloquio sui temi della cooperazione, sugli attacchi di una parte della politica, sui silenzi e le incomprensioni. Giovanni Doddoli, presidente di Legacoop toscana, termina lanciando una proposta concreta a Gianfranco Tilli, presidente regionale di Confcooperative: «Uniamoci». «È giunto il momento – propone Doddoli – di unificare il movimento cooperativo: in Toscana il presidente potresti farlo tu, Gianfranco, sei l’uomo giusto per questo progetto. Mentre a livello nazionale potrebbe essere Luigi Marino, attuale presidente di Confcooperative». La Toscana, dove le due «centrali» raggruppano oltre 2.000 cooperative, lancia la sfida al movimento italiano. Oggi si chiede una nuova strategia. È necessario ripensare la cooperazione che spesso la politica non conosce, non comprende e talvolta non difende adeguatamente.L’occasione è stato il faccia a faccia promosso da Toscanaoggi durante il quale i due presidenti hanno parlato a tutto campo, dimostrando una completa sintonia sul presente e sul futuro della cooperazione. Accompagnati da Fabio Cacioli, direttore di Confcooperative, e da Claudio Vanni, responsabile delle relazioni esterne di Unicoop Firenze, hanno risposto a numerose domande.

Cosa rappresenta la cooperazione in Toscana?

Doddoli. È un fenomeno sociale ed economico di grande rilevanza. Rappresenta il 10% del PIL toscano, ma soprattutto è in continua crescita, e cresce più di quanto cresca l’economia della nostra regione. Inoltre è bene dire subito che la Costituzione Italiana, nell’articolo 45, riconosce il valore della cooperazione. Chi non ha capitali, può e deve poter mettere a frutto le sue qualità, le sue idee e realizzare un’impresa.

Tilli. In Toscana la cooperazione ha una lunga e bella storia alle spalle. Questo è stato recepito in una legge regionale, che mette fortemente in rilievo i valori della solidarietà. In Toscana abbiamo realtà importanti nel settore dell’agricoltura, delle Banche e del sociale. Con particolare attenzione a tutte le realtà di servizio alle persone.

In questi mesi, quasi quotidianamente, il mondo cooperativo viene accusato di tutto. Non pagate le tasse, siete collaterali ai partiti del centrosinistra….

Tilli. I valori su cui si fondano le cooperative nascono dal mondo socialista e cattolico democratico. Certo noi con la disgregazione della Democrazia Cristiana abbiamo rafforzato la nostra autonomia. Ma anche, per quello che conosco, la Lega si muove negli interessi dei suoi soci e non dei partiti politici della sinistra. Possiamo riflettere fino a che punto oggi sia arrivata questa autonomia. Certamente le cooperative si muovono, come un sindacato, scegliendo di volta in volta, con chi stare nell’interesse esclusivo dei propri associati. E spesso siamo insieme per ottenere i migliori risultati.

Doddoli. Per parlare di cooperazione e politica ci vorrebbe molto tempo, anche perché ci sono state diverse fasi storiche. Talvolta, come nel primo dopo guerra la cooperazione ha aiutato in modo determinante lo Stato, pensiamo alla ricostruzione; negli anni ’70, per esempio, è lo Stato che aiuta il movimento cooperativo, pensiamo alla legge Marcora. La cooperazione nasce e si sviluppa in mercati deboli e con la politica ha un rapporto di simbiosi. Quando lo Stato si ritrae, perché non ce la fa più, nasce la cooperazione sociale. Quando la cooperazione garantisce i prezzi, pensiamo a quello che ha fatto Unicoop Firenze, fa supplenza allo Stato. Dalla metà degli anni ’90, direi, che non c’è più alcun collateralismo con i partiti del centro sinistra. Oggi c’è una nuova cultura di impresa. Le cooperative partecipano alle gare di appalto come tutte le altre aziende. Non chiediamo e non abbiamo mai chiesto trattamenti di favore.

Tilli. Riconosco che in voi è forte il senso di autonomia. Oggi tutti noi dobbiamo stare sul mercato. Forse in altre regioni ci può essere ancora qualche forma di collateralismo.

Doddoli. Da noi, no. Anzi in Toscana vedo spesso momenti di conflittualità fra la Lega e le Pubbliche Amministrazioni, per esempio nel settore della cooperazione sociale. Dove talvolta si pensa che utilizzare le cooperative debba coincidere con prezzi più bassi. Talvolta nella nomina di persone in rappresentanza delle Pubbliche Amministrazioni nelle Società sarebbe opportuno che si valutasse sempre la loro professionalità, e quindi si potrebbe anche attingere dai dirigenti del mondo cooperativo. Autonomia non significa emarginazione.

Quale tipo di cooperativa dobbiamo immaginare per il futuro, a quali valori si deve ispirare?

Tilli. Con una punta di «invidia» devo dire che il modello dell’aggregazione scelto dalla Lega si è dimostrato vincente, basti pensare alla Unicoop Firenze, che è riuscita accorpando diverse piccole realtà a diventare, oggi, la più grande cooperativa di consumo in Italia. Dobbiamo aggregarci, per fare economia di scala, per far fronte ai nuovi servizi, soprattutto nel sociale, che ci vengono chiesti. Vogliamo essere presenti con servizi alla persona, con personale qualificato e adeguatamente retribuito. Le nostre Banche cooperative devono, per esempio, fare passi avanti per allearsi. Se rimangono piccoli poteri locali, come spesso accade, possono dare poco impulso allo sviluppo. Mentre tutti sappiamo quanto bisogno c’è di un loro intervento. Le nostre 33 banche con 288 sportelli devono puntare più sul servizio che sul guadagno. Questo può essere determinante per sviluppare la democrazia economica in Toscana.

Doddoli. La cooperazione è chiamata a svolgere un ruolo nuovo, attualizzando la nostra storia e i nostri valori. Ci sono dei settori della vita economica, dove le nostre scelte diventano strategiche. Pensiamo alla casa: non può essere tutto lasciato alla sola politica pubblica. Ma anche la grande distribuzione cambierà. Oggi la quota destinata alla spesa alimentare è del 15-16% del reddito, mentre i servizi assorbono il 21% della spesa di una famiglia. Se ci sono richieste di servizi sull’assistenza, sull’infanzia la cooperazione deve dare delle risposte. Pensiamo a quello che Tilli diceva sulle Banche. Noi abbiamo il dovere e la responsabilità di intercettare queste sfide. E queste sfide non le vinceremo se non mettiamo insieme le nostre storie, che in larga parte sono comuni. Già adesso, è bene ricordare, che le nostre aziende sono mediamente 4 volte più grandi dell’azienda media toscana: con una media di 19 addetti, contro 3,9.

Vanni. La forma cooperativa, credo, garantisce di più la Toscana. Se abbiamo prezzi più bassi, questo garantisce che tutti abbassino i loro prezzi. È importante che recuperiamo, arricchiamo il nostro sistema di valori, ora che anche altre imprese si rendono conto dell’importanza dell’interesse collettivo dell’economia. Non possiamo correre il rischio dell’omologazione. Dobbiamo rimarcare la nostra diversità. Il nostro essere cooperatori deve vivere nelle scelte che facciamo quotidianamente.

Cacioli. È importante sottolineare che le nostre imprese hanno una vita media più lunga di altre aziende. Le nostre cooperative, riescono a selezionare una classe dirigente, che le fa crescere e progredire più agevolmente e lungamente delle aziende «familiari». Inoltre, non dimentichiamo mai, che nelle cooperative gli utili vengono reinvestiti, creando un valore sociale che in altre realtà non c’è. Spesso, anche nella nostra regione si hanno imprese povere con imprenditori ricchi, questo non avviene nel mondo della cooperazione, perché si crea una ricchezza più diffusa.

Il mondo cooperativo è il vero motore della nostra economia?

Tilli. Certamente sì. Innanzi tutto esso rappresenta un vero futuro per i nostri giovani. Senza capitali, ma solo con le proprie capacità imprenditoriali, si può mettere in piedi un’azienda. Inoltre le nostre assemblee per l’approvazione dei bilanci sono partecipate, sono esempi concreti di democrazia sociale. Alle scelte della cooperativa, di qualunque cooperativa, partecipano tutti. E questo non si trova da nessun’altra parte. Le cooperative sono veramente un laboratorio di democrazia. Qualche volta mi domando perché non si mettano insieme. Anche perché sulle questioni importanti, già lavoriamo uniti. Con obiettivi comuni, fianco a fianco.

Doddoli. Io faccio una proposta. Creiamo a livello toscano un organismo fra la Lega e Confcooperative è chiamiamo te a presiederlo. Sono sicuro che una scelta di questa natura sia matura fra i nostri dirigenti, e potrebbe rispondere alle sfide che ci attendono. Difendere meglio i nostri soci.

Tilli. Noi siamo più prudenti anche se credo che si debba diventare la «Confindustria» delle cooperative. Ma in questo processo deve essere coinvolta anche la base. Le cooperative non sono più un soggetto marginale, ma delle opportunità, delle leve per invertire l’economia che non va. In Toscana ci sono 4.193 cooperative. Di queste circa 2.200 sono associate alla Lega o a Confcooperative. Doddoli. Noi oggi dobbiamo rispondere alle sfide della modernità. Ci vuole un gesto di coraggio, uno scatto di orgoglio da parte del gruppo dirigente. Una sede comune, valorizzare quello che è stato fatto fino a oggi, e soprattutto attrezzarci per quello che ci attende. Io vedo una presidenza Tilli, lo ripeto, per la cooperazione toscana. E penso a tutto questo in tempi brevi. Tutte le opportunità e le novitàdella nuova leggeLa nuova legge regionale sulla cooperazione contiene grandi e importanti novità. Su questo concordano Doddoli e Tilli. «Innanzitutto – secondo il presidente della Legacoop – c’è la definitiva assunzione di consapevolezza da parte della Regione che la cooperazione non è più un soggetto marginale ma diventa una delle leve che questa regione ha per invertire una tendenza di crisi. Finalmente si da organicità ad alcuni strumenti legislativi che in questo modo riassumono in pieno lo spirito costituzionale dell’articolo 45».

«La nostra attenzione – sottolinea il presidente di Confcooperative – è puntata ora verso il regolamento di attuazione che darà operatività ai Caic, i Centri di assistenza per imprese cooperative che sono la grande novità della legge». Non solo. In questa legge, secondo Doddoli, «si dice che la promozione di nuova cooperazione è una delle necessità della Regione e a tale scopo si da vita a questi centri di servizi ai quali chiunque che voglia creare cooperazione possa accedere». «Questi centri di assistenza – conclude Doddoli – dovrebbero essere unici e non soltanto unitari perché altrimenti anche la promozione rischia di produrre divisione a seconda se un gruppo di giovani si rivolga alla Legacoop o a Confcooperative. Questo lo dobbiamo superare».

La schedaQuattromila impreseper un milione e mezzo di associatiLe imprese cooperative in Toscana erano nel 2002 circa 4 mila, 1.200 in più che nel 2000 (+5,1%). Rispetto a quell’anno, e anche rispetto al dato nazionale, salta agli occhi la prevalenza del settore sociale, sanitario, educativo rispetto a tutti gli altri: questo comparto raccoglie infatti il 16,4% delle cooperative (661 unità), seguito dal settore delle costruzioni e delle attività professionali e imprenditoriali (15,6% e 15,4%, rispettivamente, circa 620 ciascuno), dalle cooperative del comparto abitativo (512, il 12,7%), quello dei trasporti e movimentazione merci (10%) e da quelle agricole (368, il 9,2%). Nel decennio 1991-2001 l’aumento percentuale delle cooperative toscane è stato del 35,9%, contro una media nazionale, però, del 55,4%.

I dati, contenuti nel secondo «Rapporto» dell’Osservatorio regionale toscano sulla cooperazione, pubblicato nel 2004 («Le imprese cooperative nel sistema economico della Toscana») ci dicono che il 23% è concentrato nella provincia di Firenze e impiega il 33% degli addetti; seguono Lucca e Pisa dove l’incidenza delle imprese è di circa l’11%. Ma sul piano occupazionale la seconda provincia per importanza è Livorno, con il 13%.

Complessivamente gli addetti alle cooperative in Toscana sono circa 63 mila corrispondenti al 5,6% dei lavoratori, con il comparto sociosanitario ed educativo che ne assorbe da solo il 20%, mentre il commercio ne occupa il 14,6%. La dimensione media, 17 addetti per impresa, è significativamente maggiore rispetto alla media delle imprese non cooperative, inferiore a 4 addetti. Inoltre, il settore dell’intermediazione finanziaria (ovvero le Banche di Credito cooperativo) registra una media di 48 unità; il settore dei trasporti di 35; quello delle attività estrattive 32; infine, il settore delle attività professionali e imprenditoriali registra una dimensione media di 20 unità. Le «microcooperative» – quelle fino a 5 addetti sono l’87,2% – sono prevalentemente presenti nel settore delle costruzioni, nelle attività immobiliari e in campo agricolo.

Solo il 52,9% delle cooperative toscane aderisce alle centrali riconosciute (Legacoop, Confcooperative, AGCI, UNCI). Si tratta di 2.094 imprese presenti in tutto il territorio regionale e in tutti i settori produttivi, che impiegano 52.211 addetti di cui 14.680 nei servizi sociali, sanitari ed educativi (il 28%), circa 9.000 nel commercio e anche nei servizi professionali, 7.800 nel settore dei trasporti e della logistica.

Nel complesso le persone associate alle cooperative sono 1,65 milioni ovvero il 47% della popolazione toscana; il fenomeno è riconducibile principalmente alla grande distribuzione delle cooperative di consumo che raccolgono 1,47 milioni di soci (il 42% della popolazione regionale). I soci lavoratori sono 28 mila, di cui 16 mila maschi e 12 mila femmine. Il fatturato di queste imprese raggiunge i 5 miliardi di euro, di cui circa 3 miliardi sono riconducibili alla grande distribuzione.

Le cooperative non associate sono attorno alle 1.900 unità (47,1%) e occupano circa 16 mila lavoratori. Secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio regionale, se non ci si associa è nel 19,5% dei casi per mancanza di informazioni e nel 34% perché non si crede che da tale adesione derivino dei vantaggi. Un 28% ha però dichiarato di voler aderire in futuro ad una centrale.

Nel dicembre scorso l’approvazionedella normativa regionaleNascita dei Centri di assistenza tecnica – in pratica, imprese autorizzate dalla Regione a dare assistenza alle società cooperative – e definizione della Consulta regionale della cooperazione. Lo prevede la legge sulla cooperazione, approvata il 21 dicembre 2005 dal consiglio regionale toscano con voto favorevole della maggioranza di centrosinistra, di Rifondazione, e dell’Udc, e l’astensione di Forza Italia. La nuova legge toscana prevede anche lo svolgimento della Conferenza regionale del settore, con cadenza triennale, e il rafforzamento dell’Osservatorio regionale toscano, disegnando gli interventi per lo sviluppo ed il sostegno del sistema cooperativo oltre a misure per il sostegno dei disabili e la valorizzazione dell’occupazione femminile. Entro giugno dovrebbe essere emanato dalla Giunta regionale il Regolamento attuativo che dovrà disciplinare nel dettaglio alcuni aspetti della legge, come le attività dei Centri di assistenza e le modalità di funzionamento della Consulta della cooperazione. ConfcooperativeConfcooperative Toscana è la struttura regionale della Conferedazione cooperative italiane che, in base alla statuto, ispira la propria azione ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, della solidarietà e della sussidiarietà. A livello nazionale sotto la presidenza di Luigi Marino, Confcooperative rappresenta 18.870 cooperative che significano oltre 3 milioni di soci, 426.954 occupati, un fatturato di 42.684 milioni di euro. Confcooperative ha assunto la rappresentanza anche delle Imprese sociali, di recente regolamentazione. Confcooperative Toscana dal 2003 è guidata dal presidente Gianfranco Tilli. Aderiscono oltre 1.000 imprese cooperative che rappresentano 120 mila soci, 27 mila addetti, 1.300 milioni di euro di volume di affari ai quali si deve aggiungere il valore delle Banche di credito cooperativo. Ecco la situazione settore per settore.Agricoltura: 124 cooperative, 25.457 soci, 1740 addetti, 440 milioni di euro di produzione, significativa presenza in particolare nel comparto agroalimentare.Lavoro e servizi: 283 cooperative, 12.895 soci, 7.419 addetti, 316 milioni di euro di volume di affari. Nel comparto spicca la Cap (Cooperativa autotrasportatori pratesi).Cultura, turismo e sport: 86 cooperativa, 5.440 soci, 377 addetti, 16 milioni di euro di valore della produzione.Servizi sociali: con 218 cooperative, 7.452 soci, 9.516 addetti, 243 milioni di euro di valore della produzione. Oltre alle cooperative di servizi nel comparto operano, con particolare funzione sociale, le cooperative di inserimento lavorativo di disabili e svantaggiati.Casa: 197 cooperative, 8.821 soci, 115 milioni di euro il valore della produzione. Si tratta di cooperative finalizzate per lo più all’assegnazione della casa in proprietà ai soci ma anche alla costruzione di alloggi da concedere in affitto a particolari categorie soggette a disagio abitativo (studenti, giovani coppie, anziani…).Credito: con 33 Banche di credito cooperativo, 228 sportelli, una raccolta di 7 miliardi di euro e impieghi per 6 miliardi di euro, il sistema evidenzia tutto il suo radicamento sul territorio e il fondamentale ruolo nello sviluppo locale. I dipendenti sono 2.000, i soci 50.000 e il patrimonio ammonta a 800 milioni.Pesca: 16 cooperative, 344 soci, 254 addetti, 18 milioni di euro di volume di produzione. LegacoopFondata nell’ottobre del 1886, la Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue è la più antica delle organizzazioni cooperative italiane. I suoi valori fondanti si rifanno al socialismo e al comunismo. Giovanni Doddoli è il presidente della Lega regionale toscana dall’11 maggio 2004. A fine 2005 sono 1.024 le cooperative aderenti, i soci sono 1.809.587. Gli addetti raggiungono 40.231 unità con una crescita dal 2002 al 2004 dell’11% e sono concentrati soprattutto nel settore servizi (50,2%) e consumo (34,4%). Il valore della produzione si attesta a quasi sei miliardi di euro: la maggior concetrazione si ha nel consumo (52,8%). Il 99% degli occupati è dipendente e il ricorso a forme di lavoro precario è residuale: i collaboratori a progetto sono solo l’1%. In media nelle cooperative Legacoop si registrano 43 addetti quando la dimensione media delle aziende toscane non cooperative è di 4 addetti. Da sottolineare la capillarità della presenza delle cooperative Legacoop sul territorio: la cooperazione è presente in quasi tutti i comuni toscani. Oltre il 30% delle cooperative aderenti a Legacoop Toscana ha più di venti anni di attività alle spalle. Questi ultimi tre dati, secondo Legacoop, suggeriscono che le imprese cooperative rappresentano una categoria economica «longeva» e costituiscono al tempo stesso un indicatore dell’efficienza economica di tale forma d’impresa. Le altre: Agci e UnciCi sono anche altre due centrali cooperative riconosciute in Toscana: Agci e Unci. L’Associazione generale delle cooperative italiane è nata nel 1952 staccandosi dalla Legacoop ed è di ispirazione repubblicana, socialdemocratica e liberale. In Toscana conta oltre 200 cooperative, 15.191 soci e 166 milioni di euro di fatturato. La quarta ed ultima centrale cooperativa è l’Unione nazionale cooperative italiane – nata nel 1971 da una costola di Confcooperative – che nel 2002 contava in Toscana 88 cooperative aderenti.

Osservatorio regionale sulla cooperazione

Legacoop Toscana

Confcooperative Toscana

Unci – Unione nazionale cooperative italiane

Agci – Associazione generale cooperative italiane