Toscana

Coronavirus, la Toscana da quasi “bianca” alla ripresa dei contagi. Ecco cosa è successo

La Toscana sarà «arancione» almeno fino al 28 febbraio. Poi vedremo quali saranno i nuovi dati. Ma le cose non stanno andando bene. E pensare che la nostra regione è stata «gialla», ininterrottamente, dall’11 gennaio. Non solo: era la più vicina alla nuova zona «bianca», istituita con l’ultimo decreto, con limitazioni quasi inesistenti. E la permanenza in zona arancione potrebbe non essere confinata solo a due settimane. Potrebbe arrivare anche a metà marzo.

Cos’è successo nel frattempo? Nelle ultime tre settimane la curva dei contagi ha ripreso a salire. «Un aumento dei casi settimanali – spiega Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia della Toscana, nel report di Ars – che non ha causato un’impennata repentina simile a quella osservata a inizio autunno, ma una crescita più lineare con incrementi medi del 18% da una settimana all’altra. Dopo essere stati per circa un mese la regione con l’incidenza di nuovi positivi più bassa in Italia, nell’ultima settimana abbiamo avuto un numero di casi più simile alla media nazionale». Le cause della ripresa dei contagi sono da ricercare, probabilmente, nell’«allentamento delle limitazioni» e nel «riavvio di diverse attività». «Più in generale – sottolinea Voller – sono sicuramente aumentate le occasioni e la probabilità di trovarsi in luoghi più o meno affollati e avere un maggior numero di contatti».La Toscana sta quindi sperimentando un aumento dei casi al pari di tutte le regioni che sono entrate in fascia gialla dall’11 gennaio: eccetto la Basilicata, che continua ad avere un trend in discesa, Trentino Alto-Adige, Molise, Campania sono le regioni che mostrano un aumento simile a quello della nostra regione: «La gran parte delle altre regioni che sono entrate nella zona gialla a partire dal 2 di febbraio (e che quindi venivano da periodo di maggiore limitazioni) stanno attraversando una diminuzione in circolazione del virus».

Grandi critiche su questo sistema di monitoraggio sono arrivate dalle attività commerciali perché non permette di programmare le chiusure delle attività economiche con un congruo anticipo. «I dati del monitoraggio – propone Voller – potrebbero essere raccolti il lunedì (e non il mercoledì) e tutte le decisioni, che entrano in vigore a partire dalla domenica successiva, prese entro il martedì sera (e non il venerdì). Uno sforzo che andrebbe fatto e che non inficerebbe la qualità dei dati».

Aumentano soprattutto i casi positivi che mostrano sintomi, anche lievi, al momento del tampone. L’aumento dei sintomatici preoccupa maggiormente per il calcolo del valore Rt che è effettuato solo sui dati di questi casi e potrebbe prolungare il periodo «arancione» della Toscana oltre le due settimane. «È questo il trend – spiega il coordinatore – che ha causato la collocazione della nostra regione in zona arancione a partire dai prossimi giorni. In tutte le Asl, infatti, sono in aumento i casi sintomatici a partire più o meno dalla metà di gennaio». Tra le province toscane, quella che sembra trainare di più l’aumento dei contagi nell’ultimo periodo è Pistoia, seguita da Massa e Carrara. Nell’ultima settimana le due province hanno fatto registrare rispettivamente 198 e 178 nuovi casi positivi ogni 100mila abitanti, valore superiore sia alla media regionale che a quella italiana. Poi c’è a provincia di Siena con il caso del comune di Chiusi che è stato classificato come zona rossa dopo un forte aumento di contagi e la scoperta della presenza di varianti del virus (brasiliana e inglese) tra i contagiati.

La pressione dell’epidemia sugli ospedali, secondo Voller, «si mantiene pressoché invariato nell’ultima settimana» ma «con un’interruzione quindi del trend in diminuzione dei posti letto occupati che avevamo osservato a partire dalla fine di novembre». «È atteso – continua – che il nuovo aumento dei contagi possa aver portato un leggero numero delle ammissioni, a fronte di un numero di dimissioni pressoché invariato. Al 12 febbraio risultano 811 le persone ricoverate (erano state 2.128 nel picco di fine novembre 2020), di cui 126 in terapia intensiva (erano state 298 al picco massimo)». Rispetto alla popolazione residente, la Toscana ha 3,2 ricoverati per 100mila abitanti, mentre il dato nazionale è di 3,5. Sul versante dei decessi nell’ultima settimana ci sono stati 3,1 decessi ogni 100mila abitanti (16 deceduti al giorno in media), rispetto ai 4,1 per 100mila in Italia.

E allora cosa fare? Prima di tutto, sottolinea Voller, «vanno assolutamente ampliate le attività di sequenziamento del virus, in modo da poter intervenire con zone rosse delimitate in modo chirurgico in quei territori che evidenziano la presenza di varianti, soprattutto quella brasiliana e sudafricana, sulle quali per ora anche i vaccini che abbiamo a disposizione pare non abbiano molta efficacia». Ma c’è ancora tanto da camminare per uscire fuori dal tunnel del coronavirus. «Ci aspettano ancora tre mesi e mezzo in cui, a livello nazionale, rivedremo sicuramente un aumento delle positività in tutte quelle regioni tornate al giallo da soli 15 giorni e in cui quindi saranno largamente utilizzate le misure di contenimento a elastico. L’arrivo di tutte le dosi dei vaccini – conclude Voller -, previste dal contratto con la Comunità europea per quelli già autorizzati, e soprattutto l’arrivo dei nuovi vaccini che stanno presentando all’agenzia regolatoria l’autorizzazione alla somministrazione cambieranno in modo importante la vita quotidiana che stiamo sperimentando negli ultimi 11 mesi, riportandoci – seppur lentamente – a una maggiore normalità».