Toscana

Corte dei Conti, in Toscana organico scoperto del 50%. Udienze dopo un anno

Sono rimasti 278 i procedimenti pendenti in attesa di definizione nella sezione giurisdizionale. Rispetto all’inizio dell’anno le pendenze aumentano di una unità, mentre calano decisamente rispetto ai 312 procedimenti in carico all’inizio del 2016. L’ammontare delle condanne, invece, si è quasi dimezzato: si è passati dagli 8,859 milioni di due anni fa, ai 4,186 milioni dell’anno scorso. Ma questo non necessariamente è indicativo di un buono stato di salute o di un maggiore virtuosismo all’interno della pubblica amministrazione.

Anzi, il presidente della sezione giurisdizionale Amedeo Federici non nasconde, nel corso di una conferenza stampa, una certa preoccupazione. «È inferiore il numero di giudizi “introdotti” dalla Procura, magari perché alcuni casi richiedono delle istruttorie più lunghe- fa notare-. Anche il numero delle sentenze depositate è inferiore anche perché noi abbiamo una grossa scopertura di organico». Nel senso che, evidenzia, «la nostra sezione della Corte dei conti, che dovrebbe avere sette magistrati in organico ne ha tre. È una scopertura, quindi, di oltre il 50%». Con una conseguenza assai spiacevole in termini di incisività: «Stiamo fissando le udienze per la discussione di giudizi introdotti oggi a marzo 2019- lamenta-. Il che è anche imbarazzante per me che firmo il decreto di fissazione dell’udienza, ma anche per la sezione nel suo complesso, considerato che la domanda di giustizia dovrebbe essere esaurita in tempi ragionevolmente brevi».

La sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Toscana ha definito 131 procedimenti nel 2017 relativi a giudizi di responsabilità e di conto. La Procura, inoltre, ha aperto oltre 1.400 fascicoli oltre il 35% riguardanti fattispecie ricorrenti come debiti fuori bilancio e condanne dello Stato a titolo di equa riparazione per l’eccessiva durata dei processi. All’apertura dell’anno giudiziario della magistratura contabile la procuratrice regionale Acheropita Mondera nella sua relazione rivendica alcuni risultati raggiunti. Il conto complessivo è piuttosto lusinghiero per l’accusa. La percentuale di accoglimento delle richieste di condanna nell’anno appena trascorso è stata del 95% nei giudizi di responsabilità.

«Questo dato – spiega Mondera, nel proprio documento – è sintomatico della ponderazione e del rigore con cui la procura esercita l’azione». Nello specifico, la sezione giurisdizionale ha emesso 66 pronunce in materia di responsabilità, di cui 64 di merito, e tra queste ben 61 sono state di condanna totale o parziale. Fra i numerosi profili riscontranti nel 2017 la Procura pone un focus sul mancato versamento da parte di alcuni albergatori dell’imposta di soggiorno e sulle responsabilità in materia sanitaria. Se gli albergatori e gli affittacamere provvedono regolarmente a incamerare l’imposta di soggiorno, in effetti, alcuni «non hanno adempiuto al successivo obbligo di riversarla» nelle casse del Comune territorialmente competente.

«Tale omesso versamento – sottolinea Mondera – costituisce danno per l’erario e determina responsabilità amministrativo-contabile in capo ai gestori della struttura». Un fenomeno che ha ormai assunto dimensioni «notevoli: basti pensare- prosegue- che con riferimento a un solo comune, nel biennio 2016/2017 questa Procura ha accertato il mancato versamento dell’imposta di soggiorno per un impatto di oltre 1,8 milioni e la cifra è in continuo aumento». L’entità delle somme indebitamente trattenute dagli albergatori varia da poche migliaia di euro fino ad arrivare a un importo di 270mila euro, come nel caso di alcune strutture ricettive più grandi. In ambito sanitario, invece, viene riscontrato un altro comportamento controverso: «Un fenomeno piuttosto diffuso consiste nell’affidamento del servizio bar di vari ospedali senza regolare procedura di gara e a condizioni svantaggiose per le aziende sanitarie».

Al tempo stesso, viene segnalato, «l’illegittimo svolgimento di attività extra moenia da parte di medici in servizio presso strutture pubbliche con un rapporto di lavoro avente carattere di esclusività». Un caso molto peculiare del quale si è occupata la Procura, inoltre, ha riguardato una truffa contestata al titolare di una farmacia, «consistente nella richiesta di rimborso all’azienda sanitaria di medicinali mai venduti, ma prescritti all’insaputa dei mutuati, al solo scopo di aumentare la redditività della farmacia, senza alcuna esigenza assistenziale».