Toscana

Così cambia il Monte di pietà

di Ennio Cicali«Senza lenzuoli se po’ dormire»: con queste parole la moglie del protagonista di Ladri di biciclette, il film di Vittorio de Sica, leva la biancheria dal letto per portarla al «Monte di pietà» e riscattare la bicicletta necessaria al marito per lavorare.

Il «Monte», com’era famigliarmente chiamato, ha un posto di rilievo nel cinema, nella letteratura, nell’opera lirica (come dimenticare la Bohème di Puccini), ma soprattutto nella vita di molte famiglie italiane, non solo del proletariato o della piccola borghesia, che vi hanno fatto ricorso nei momenti difficili.

Oggi il «Monte» è cambiato, le tovaglie o le lenzuola del corredo non sono più accettate, ne sono accettate, salvo qualche eccezione, le pellicce, che a maggio erano portate per ottenere i soldi per le vacanze e, nello stesso tempo, stare tranquilli senza la tradizionale paura dei ladri.I «Monti di pietà» sono diventati vere e proprie aziende integrate nel sistema bancario, con personale specializzato che opera sotto la supervisione della Banca d’Italia. Ormai il pegno è diventato un’operazione bancaria e soprattutto, un’arma per combattere l’usura.

A segnare il confine tra il vecchio e il nuovo «Monte dei pegni» è stata la legge bancaria che ha trasformato il «prestito» in uno degli strumenti finanziari che le banche offrono ai propri clienti.

Il prestito su pegno è aperto a tutti coloro che ne abbiano bisogno (non è fatta alcuna indagine sul richiedente, salva l’esibizione di un documento di identità e del codice fiscale), è la più rapida (si ottiene in pochi minuti), non comporta al prestatario alcun obbligo di restituzione o responsabilità di sorta (il portatore della polizza è legittimato a riscattare il bene impegnato e, ove non vi provveda, l’unica conseguenza ricadrà sul bene stesso che sarà venduto all’asta). La durata del prestito (ovviamente nel breve termine) è a discrezione del prestatario che può riscattare il bene primo della scadenza, in qualsiasi momento (risparmiando interessi) ovvero chiedere il rinnovo dell’operazione che, previa nuova stima del bene (con pagamento degli interessi maturati) e purché non si tratti di oggetti soggetti a rapido deperimento, può essere ottenuto, anche se la banca non ha alcun obbligo in tal senso.

L’oggetto presentato dal cliente è valutato da uno stimatore, come previsto dalla legge. L’importo del prestito non può eccedere i quattro quindi del valore di stima se si tratta di pegno su preziosi e i due terzi del valore stesso se si tratta di altri oggetti. I tassi sono indicati chiaramente sui cartelli informativi che la legge sulla trasparenza bancaria impone di mettere bene in vista all’interno delle agenzie.

Le banche che in Italia praticano tale forma di credito sono circa 50 e sono soggette al controllo della Banca d’Italia e hanno costituito un’associazione di categoria, l’Assopegno che ha anche un sito Internet (www. montepegni.com). Di queste otto operano in Toscana, una delle regioni con maggior numero e in gran parte sono agenzie delle Casse di Risparmio di Firenze, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia e Pescia, Prato, Volterra oltre al Monte dei Paschi di Siena.La maggioranza di esse – benché nessun limite sia imposto dalla legge – accetta in pegno solo oggetti preziosi (oggetti d’oro, platino, argento, pietre preziose, perle, coralli, monete d’oro, ecc). Altre, come la Cassa di Risparmio di Pisa anche i cosiddetti «diversi»: orologi, pellicce, tappeti, macchine per cucire, materiale ottico fotografico, ecc. I beni costituiti in pegno vengono quasi tutti riscattati, solo il 5-10 per cento è venduto all’asta. È questo un altro segno vistoso del cambiamento. La banca diventa così un ampio negozio al quale si può ricorrere. In alcune città una vera e propria gioielleria. Del resto anche orafi e gioiellieri conoscono bene questo «strumento finanziario» che talvolta è stato utilizzato quando il prezzo dell’oro grezzo ha cominciato a crescere sui mercati internazionali. Le casse dei «Monti» hanno visto crescere i pegni in metallo grezzo. Gli orafi, infatti, hanno deciso di utilizzare l’oro in proprio possesso per ottenere un prestito e finanziare così l’ulteriore acquisto prima che il prezioso materiale, necessario per il loro lavoro, raggiungesse prezzi troppo alti.Nel futuro le aziende di prestito sono destinate a modificarsi radicalmente.

Scompariranno i «Monti di pietà», nell’immaginario collettivo resterà la vecchina che porta i propri oggetti cari per ottenere un prestito e sopravvivere.

La schedaI «Monti di pietà» sorgono in Italia nel secolo XV sotto la spinta del movimento francescano e domenicano che combattono l’usura e propugnano la nascita di istituzioni per sopperire alle necessità di credito destinato essenzialmente ai bisogni dei più poveri. La campagna di grandi predicatori, come San Bernardino da Siena e San Bernardino da Feltre porta alla fondazione dei primi «Monti», istituzioni caritatevoli che sostituirono i banchi ebraici nell’esercizio del prestito su pegno. Frattanto la mentalità comune considerò il prestito non più azione riprovevole, ma normale operazione di credito, dunque non più interdetto ai cristiani.

A Firenze il «Monte di pietà» nasce nel 1473 mentre in città scoppiano i tumulti antiebraici. Il 22 ottobre 1476 è costituito il «Monte pio» pratese il cui statuto dichiara che l’usura «aveva consumato le sostanze degli uomini della Terra di Prato». Per la sua fondazione molto è dovuto a fra Cherubino dell’Ordine dell’Osservanza. Le tragiche vicende del Sacco di Prato del 1512 costrinsero il Monte alla chiusura, ma l’istituzione fu riaperta nel 1524 ed è tuttora attiva.

Il «Monte pio» senese è fondato e condotto senza alcun coinvolgimento di religiosi, ma pura emanazione della repubblica cittadina. Per la sua attività attingeva a fondi di diversa provenienza: gabella del vino, del Monte del sale, della carne, dall’Opera del Duomo. Intanto, dal puro credito pignoratizio, il Monte senese si orientava verso più larghe e tipiche operazioni bancarie.

Un aiuto per uscire dal sovraindebitamento

La Regione e le Misericordie della Toscana, nell’ambito delle rispettive finalità, collaborano per la prevenzione dei fenomeni dell’usura utilizzando i fondi stanziati da una legge del marzo 1996.

Per consentire l’attività del fondo, grazie ad un protocollo d’intesa fra la Regione e la Misericordia, è stato attivato su tutta la Toscana un articolato sistema di Centri di ascolto. Le persone fisiche, le famiglie, i piccoli imprenditori (commercianti, artigiani, agricoltori ecc.) che si trovano in difficoltà finanziarie e non sono in grado di ottenere credito bancario (a causa di protesti, pignoramenti, sovrindebitamento ecc.), possono rivolgersi ad uno dei Centri di ascolto elencati nella tabella sopra, oppure chiedere informazioni al numero verde 800-860070 o consultare l’apposito sito internet (www.rete.toscana.it/usura).

In ogni centro è a disposizione personale volontario che è in grado di fornire consulenza e indicazioni per la soluzione dei problemi. La Misericordia, qualora sussistano i requisiti, potrà rilasciare garanzia reale su finanziamenti bancari fino ad un importo massimo di 50 milioni delle vecchie lire, ad un tasso contenuto, senza alcuna spesa d’istruttoria, ammortamento con rate mensili fino ad un massimo di 5 anni.

Per l’erogazione dei prestiti sono attualmente in essere convenzioni con la Banca Monte dei Paschi di Siena, con la Federazione delle Banche di Credito Cooperativo della Toscana e con la Cassa di Risparmio di Firenze.

Come si finisce nella morsa dei cravattariLe cause principali del sovraindebitamento, stando all’esperienza maturate dalla Misericordie toscane, sono da ricercare negli acquisti incontrollati, nell’uso scorretto delle carte di credito, nella mancata conoscenza delle procedure bancarie, nella cattiva valutazione dell proprie possibilità, ma anche nel cattivo senso civico (multe e tasse non pagate), nelle liti familiari (separazione e divorzi) che danno origine a spese legali, nell’accantonamento di debiti per pagarne altri più urgenti.Ecco allora che si comincia a cercare il denaro là dove è possibile trovarlo legalmente (banche, finanziarie, amici) entrando comunque in una spirale perversa che è togliersi un debito con la stipula di un altro debito necessariamente di importo più elevato e con un interesse più alto. Le Misericordie raccontano di un prestito contratto a Firenze, con una Finanziaria con sede a Milano, moroso di tre rate è stato ceduto ad una Società di recupero crediti di Bologna che lo aveva ceduto a sua volta ad una con sede in Puglia la quale, a sua volta, aveva dato incarico ad un agente di recupero di Firenze. Una rata di 180 euro, alla fine del giro, è stata saldata con il pagamento di 440 euro.Ma in caso di morosità o di insolvenza, scattano le procedure legali e i debitori saranno classificati come cattivi pagatori ed avranno tutte le porte chiuse con gravi pregiudizi per l’attività propria e dei familiari. Una volta chiuse le porte della legalità, si aprono quelle della illegalità. È a questo punto che trovano buon gioco gli strozzini, i «cravattari». I centri di ascoltoAREZZO Via Garibaldi, 143 – Tel. 0575/24242 LIVORNO Via Verdi, 63 – Tel. 0586/897324 PONTEDERA Tel. 0587/52021 CASCINA Via Palestro, 23 – Tel. 050/701901 LUCCA Via Cesare Battisti,2 – Tel. 0583/494902 PORTO S.STEFANO Lungomare Navigatori – Tel. 0564/810305 EMPOLI Via Cavour, 32 – Tel. 0571/7255 MONTEVARCHI Tel. 055/980180 PRATO Via del Seminario, 26 – Tel. 0574/609722 FIGLINE VALDARNO Tel. 055/958017 PESCIA Piazza Mazzini, 53 – Tel. 0572/47007 S. GIOVANNI VALDARNO Via Alberti – Tel. 055/942625 FIRENZE DUOMOPiazza del Duomo, 19 Tel. 055/7131851 FIRENZE RIFREDI Via delle Panche, 41 – Tel. 055/42691 PISA Piazza San Frediano, 6 – Tel. 050/971911 PISTOIA Via Can Bianco, 35 – Tel. 0573/505201 SIENAVia del Porrione, 49 – Tel. 0577/210286 VIAREGGIO Via Cavallotti, 97 – Tel. 0584/946765 GROSSETO Via T. Corsini, 13 – Tel. 0564/22182 POGGIBONSI Via del Commercio, 32 – Tel. 0577/937441

Lo sportello antisusura della Regione Toscana

Treno antiusura della Confesercenti

Adiconsum

Ministero dell’Interno