Toscana

Così la Toscana ha preparato la Settimana sociale di Bologna

di Mauro BanchiniNon sono mancati, in terra di Toscana, gli appuntamenti verso la «Settimana» di Bologna così come non mancano spunti e strumenti toscani per dare gambe ai possibili impegni del dopo «Settimana». Uno dei seminari nazionali in preparazione all’appuntamento dei cattolici italiani più vicini alle frontiere politico-sociali fu tenuto sulle rive dell’Arno. Era il 21 giugno 2003 e la Firenze di Leonardo ospitò l’incontro dedicato proprio alle speranze e ai timori del rapporto con la scienza e la tecnologia. Poteri nuovi. Poteri forti. Poteri, spesso, nascosti e poco accessibili. Dunque poteri da comprendere e da collocare nella prospettiva del bene comune quando, invece, il rischio sta nella possibilità che scienza e tecnologia finiscano per scavare fossati sempre più profondi fra pochi in grado di sapere e molti obbligati nella subalternità.

Due, invece, gli incontri tutti toscani: il 19 giugno e il 17 settembre con relazioni svolte dal giudice costituzionale Ugo de Siervo e dal vescovo di Prato Gastone Simoni. All’inizio dell’estate l’appuntamento fu ospitato presso la Cisl regionale con un taglio giuridico. Si parlò di riforme istituzionali e di statuti regionali, di radici cristiane e di «costituzione» europea. Ma si parlò anche di Costituzione italiana e di come siano elevati i rischi di mandare in soffitta non tanto le parti invecchiate quanto i principi fondamentali della Carta – personalista e comunitaria – uscita dalla tragedia bellica.

L’altro appuntamento, quello di fine estate nella villa «San Leonardo» di Prato, è servito a delegati e invitati per scambiare opinioni sul significato complessivo della «Settimana». Sostanziale condivisione davanti a una tematica apparsa convincente. Qualche interrogativo sulla assenza di dibattito. E non poca curiosità davanti all’enigma del «che fare dopo»: che fare in ambito nazionale, ma anche in una dimensione regionale e in una regione complessa come la Toscana.

Buona parte dell’enigma sta negli strumenti necessari per passare dalla dimensione convegnistica a quella, più operativa, delle mani che si rimboccano.

In questa direzione non mancano in Toscana le esperienze e le suggestioni. Da molto tempo – una trentina d’anni – esce una rivista «per i cristiani impegnati nella società e nella politica». In trent’anni può cambiare il mondo e, in effetti, il mondo è proprio cambiato: ma Supplemento d’anima, diretto da monsignor Simoni, ha un suo pubblico di nicchia. E proprio questa domenica, sulle colline di Lecceto, l’associazione omonima, guidata da Annamaria Cuccuini, tiene la sua assemblea ordinaria per cercare di interpretare, aggiornandolo, il senso di una esperienza che ha nel nome una spiegazione fin troppo evidente.

Resta da capire quanta voglia abbiano i cristiani impegnati, in un contesto di politica così leggera, di fare i conti non solo con la superficialità e l’arrivismo imperanti ma anche con i supplementi di un’anima che ci sia davvero e voglia ancora avere l’ambizione di non farsi sconfiggere dalle ragioni del portafoglio.

Da quattro anni, è poi arrivato il Collegamento Sociale Cristiano. Non mancano le ambizioni dichiarate, in questo strumento voluto per rianimare, o rifondare, alla luce del Vangelo e della dottrina sociale un movimento cattolico pieno di dispersioni ma non altrettanto pieno di efficacia. Nell’epoca della diaspora, il tentativo è quello di non arrendersi alle reciproche contrapposizioni per trovare invece spazi comuni di riflessione, di rispetto, ma anche di azione, dimostrando così che in politica non è obbligatorio volare bassi.

Fra «Supplemento» e «Collegamento», in questi anni di complessità, non sono mancate le elaborazioni, gli incontri, i documenti. Il terreno resta scivoloso, anche perché è passato davvero poco tempo dagli anni della cosiddetta unità politica. Ma qui non sono in gioco impossibili nostalgie per qualcosa che non potrà mai tornare. A essere in gioco è qualcosa di assai più complicato. Per esempio il senso stesso dell’impegno in una politica che non si capisce più che diavolo sia e a cosa serva.

Non mancano esperienze di altra natura. Da qualche mese, ad esempio, nella diocesi di Pistoia si riunisce, sotto la guida di mons. Frosini, un gruppo di cattolici impegnati nella politica e nella società. Anche in questo caso non mancano i documenti e le analisi da cui non è neppure assente un buon livello di qualità. Eppure l’impressione è che tutto questo rischi una sostanziale sterilità. Da un lato si agitano le tecniche (conservative) di un ceto politico sempre più autoreferenziale e vittima, in entrambi gli schieramenti, di una superficialità assai diffusa. Sullo sfondo si avverte una preoccupante passività di cittadini il cui grado di partecipare e di conoscere per giudicare è condizionato da un sistema informativo non sempre capace di svolgere bene il suo compito.

Che ci sia bisogno di scuotere questo torpore o di far luce in questa penombra è fin troppo evidente, bene sapendo che appisolamenti e oscurità hanno dimensioni non solo globali ma pure locali.

Cosa fare può essere di non facile lettura. Ma provarci – con i documenti, ma non solo – è un dovere.

Il comitato promotore: Senso di un camminoLe Settimane Sociali sono uno strumento sorto all’inizio del secolo scorso per promuovere e partecipare l’elaborazione culturale dei cattolici su temi di rilevanza pubblica. Loro ispirazione costante è stata la Dottrina Sociale della Chiesa, con i suoi principi di fondo da incarnare nella diversità dei contesti. Ne è nata una lunga e feconda tradizione che ha visto i cattolici porre attenzione e farsi carico della trasformazione della società; dei processi e dei meccanismi in atto; del significato e dei fattori dello sviluppo; di un’etica sollecita del bene comune; di un’autentica partecipazione democratica. All’inizio di questo secolo, nuovi problemi e nuove sfide ci interpellano. Non mancano attese e speranze, ma lo scenario è carico di tensioni e contraddizioni sul piano economico, culturale, politico, tecnologico. Tra i problemi emergenti, pare particolarmente urgente riflettere su come promuovere e garantire le condizioni della democrazia in un’epoca in cui i processi di globalizzazione sconvolgono i rapporti internazionali e all’interno degli Stati nazionali.La democrazia oggi: nuovi scenari e nuovi poteri sarà dunque il tema della 44a Settimana Sociale. I cattolici italiani intendono così non far mancare il loro contributo di idee e di orientamenti su una questione oggi decisiva per la vita collettiva, in sintonia con il «progetto culturale cristianamente ispirato» su cui è impegnata la Chiesa italiana. L’iniziativa nasce senza dubbio dalla consapevolezza della complessa trasformazione in atto, spesso avvertita, talvolta occultata, perfino manipolata. Ma prende volto soprattutto dalla responsabilità che spinge ancora i cattolici italiani a partecipare al cammino della società, affinché in essa emerga la centralità della persona umana, la dimensione etica dei rapporti sociali, il profilo alto della democrazia. Un impegno esigente e una volontà concreta di stare, con intelligenza e originalità, dentro la storia.Lorenzo Chiarinellivescovo di Viterbo, presidente del Comitato Documento preparatorioCome difendere e promuovere i valori della democrazia in un’epoca di così grandi cambiamenti? Quali sono i modi e gli strumenti più adeguati per realizzare oggi un governo della società fondato su una visione ugualitaria dei rapporti sociali e dei diritti civili e politici? Questi gli interrogativi che pone la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani e ai quali è stato dedicato anche il documento preparatorio in circolazione ormai da tempo. Nello specifico il documento analizza la situazione italiana attraverso alcuni fattori di mutamento, la crisi dei valori e il ridimensionamento dello Stato sociale, la tentazione del populismo. Gli altri capitoli sono dedicati a Democrazia e valori, Democrazia e sistemi di potere, Democrazia, scienza e tecnologia e alla questione istituzionale. Il documento ricorda anche che «l’invito a testimoniare la fede nella storia – e in particolare a riflettere sul tema della democrazia – ci giunge oggi anche dalla celebrazione di due eminenti personalità cattoliche protagoniste della storia italiana, Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira. Del primo ricorre quest’anno il cinquantesimo della morte, del secondo il centenario della nascita». Il programmaSono 4 le sezioni in cui si articoleranno i lavori della quarantaquattresima Settimana sociale in programma a Bologna (Teatro Arena del Sole) dal 7 al 10 ottobre: Scienza e tecnologia (nella mattinata di venerdì 8); Economia a finanza (pomeriggio dello stesso giorno); Democrazia e informazione (nella mattinata di sabato 9); Politica e poteri (nel pomeriggio del 9). Giovedì 7 ottobre alle 16 è prevista la cerimonia di inaugurazione con Giuseppe Dalla Torre, mons. Caffarra, mons. Chiarinelli, il card. Ruini e Francesco Paolo Casavola. La sessione conclusiva è prevista nella mattinata di domenica 10 ottobre con gli interventi di padre Michele Simone, del card. Tettamanzi, Jacques Delors, Helmut khol e Franco Garelli. Il programma e le notizie sulla Settimana sociale possono essere consultate sull’apposito sito internet (www.settimanesociali.it). Informazioni possono essere chieste all’Uffizio nazionale per i problemi sociali e il lavoro (tel. 0666398229; fax 0666398380; email: settimanesociali@chiesacattolica.it ). A Bologna la segreteria è presso la Curia arcivescovile (tel. 0516480768).La settimana in FranciaLa Settimana sociale francese, appena conclusasi a Lille, ha assunto quest’anno le vesti di un appuntamento europeo. La partecipazione di rappresentanze di diversi paesi, tra cui una delegazione italiana numerosa e molto qualificata è stata un segnale importante. Proprio mentre le prospettive della costruzione europea, a poche settimane dalla solenne firma del Trattato costituzionale, sembrano incerte, proprio mentre si affacciano le nubi dell’euroscetticismo in molte opinioni pubbliche in vista dei referendum confermativi, i cattolici lanciano un segnale forte. Da Lilla è venuto un forte appello alla partecipazione, ad impegnarsi nelle istituzioni. È uscita insomma la conferma che quando Giovanni Paolo II e con lui tanti, cattolici e non cattolici, hanno richiesto la menzione delle radici cristiane dell’Europa non rivendicavano privilegi o posti di potere: semplicemente ribadivano un dato di fatto, un impegno senza riserve che è stato decisivo cinquant’anni fa per dare avvio ad un progetto di rinnovamento, di ricostruzione, di sviluppo. Tutto questo vale anche per l’Italia. Anche la Settimana sociale di Bologna sarà un modo sintetico ma assai qualificato per dire che i cattolici devono essere pronti a giocare la loro parte.

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