Toscana
Così la Toscana ha preparato la Settimana sociale di Bologna
Due, invece, gli incontri tutti toscani: il 19 giugno e il 17 settembre con relazioni svolte dal giudice costituzionale Ugo de Siervo e dal vescovo di Prato Gastone Simoni. All’inizio dell’estate l’appuntamento fu ospitato presso la Cisl regionale con un taglio giuridico. Si parlò di riforme istituzionali e di statuti regionali, di radici cristiane e di «costituzione» europea. Ma si parlò anche di Costituzione italiana e di come siano elevati i rischi di mandare in soffitta non tanto le parti invecchiate quanto i principi fondamentali della Carta personalista e comunitaria uscita dalla tragedia bellica.
L’altro appuntamento, quello di fine estate nella villa «San Leonardo» di Prato, è servito a delegati e invitati per scambiare opinioni sul significato complessivo della «Settimana». Sostanziale condivisione davanti a una tematica apparsa convincente. Qualche interrogativo sulla assenza di dibattito. E non poca curiosità davanti all’enigma del «che fare dopo»: che fare in ambito nazionale, ma anche in una dimensione regionale e in una regione complessa come la Toscana.
Buona parte dell’enigma sta negli strumenti necessari per passare dalla dimensione convegnistica a quella, più operativa, delle mani che si rimboccano.
In questa direzione non mancano in Toscana le esperienze e le suggestioni. Da molto tempo una trentina d’anni esce una rivista «per i cristiani impegnati nella società e nella politica». In trent’anni può cambiare il mondo e, in effetti, il mondo è proprio cambiato: ma Supplemento d’anima, diretto da monsignor Simoni, ha un suo pubblico di nicchia. E proprio questa domenica, sulle colline di Lecceto, l’associazione omonima, guidata da Annamaria Cuccuini, tiene la sua assemblea ordinaria per cercare di interpretare, aggiornandolo, il senso di una esperienza che ha nel nome una spiegazione fin troppo evidente.
Resta da capire quanta voglia abbiano i cristiani impegnati, in un contesto di politica così leggera, di fare i conti non solo con la superficialità e l’arrivismo imperanti ma anche con i supplementi di un’anima che ci sia davvero e voglia ancora avere l’ambizione di non farsi sconfiggere dalle ragioni del portafoglio.
Da quattro anni, è poi arrivato il Collegamento Sociale Cristiano. Non mancano le ambizioni dichiarate, in questo strumento voluto per rianimare, o rifondare, alla luce del Vangelo e della dottrina sociale un movimento cattolico pieno di dispersioni ma non altrettanto pieno di efficacia. Nell’epoca della diaspora, il tentativo è quello di non arrendersi alle reciproche contrapposizioni per trovare invece spazi comuni di riflessione, di rispetto, ma anche di azione, dimostrando così che in politica non è obbligatorio volare bassi.
Fra «Supplemento» e «Collegamento», in questi anni di complessità, non sono mancate le elaborazioni, gli incontri, i documenti. Il terreno resta scivoloso, anche perché è passato davvero poco tempo dagli anni della cosiddetta unità politica. Ma qui non sono in gioco impossibili nostalgie per qualcosa che non potrà mai tornare. A essere in gioco è qualcosa di assai più complicato. Per esempio il senso stesso dell’impegno in una politica che non si capisce più che diavolo sia e a cosa serva.
Che ci sia bisogno di scuotere questo torpore o di far luce in questa penombra è fin troppo evidente, bene sapendo che appisolamenti e oscurità hanno dimensioni non solo globali ma pure locali.
Cosa fare può essere di non facile lettura. Ma provarci con i documenti, ma non solo è un dovere.
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