Toscana

Covid: “Tutto è vita”, “gesto di coraggio della Toscana per non lasciare solo chi muore”

L’iniziativa della Regione intende di cercare – di fronte a tanta sofferenza che pesa sui malati e sulle loro famiglie –  un percorso che esplori la possibilità di umanizzare l’accompagnamento di chi non ha più speranze di vita con la vicinanza dei familiari comunque nella tutela della salute pubblica e tenendo conto della gravità della situazione sanitaria. Gli amministratori regionali in questo modo hanno raccolto la proposta lanciata da Tutto è vita onlus e dalla Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer.

“La fine della vita in ospedale non è il fallimento di un percorso di cura ma il momento di assistere lo spirito del paziente insieme alle persone a lui care, la solitudine al momento della morte vanifica tutto l’amore – sottolinea il professor Donzelli – Anche gli ospedali hanno un’anima, anche gli ospedali sprigionano emozioni e si nutrono di gioia, di paura, di coraggio, di dolore. Esiste anche per loro una geografia dello spirito e della memoria”.

“Siamo perfettamente consapevoli dell’appropriatezza delle norme attualmente in vigore, ma crediamo sia necessario dare un segnale forte e sicuramente condiviso dai cittadini in termini di umanizzazione  delle cure – commenta padre Bormolini – il  trauma di vedere morire i propri cari, le persone più amate, in totale solitudine  rischia di essere una ferita grave, difficile da rimarginare e, a detta di numerosi esperti e ricercatori, una delle ripercussioni più gravi sul piano psicologico ed esistenziale che la pandemia possa causare”.

Nella consapevolezza che “un’attenzione alla cura umana integrale sia necessaria in questi tempi” da Tutto è vita onlus arriva “la disponibilità a mettere in campo idee e proposte avendo da tempo riflettuto su questo tema, ma soprattutto avendo dovuto supportare numerose persone a reggere il trauma di veder morire i propri cari”.