Toscana

Dalla Toscana la sfida dei sindacati al governo

Alle 11 in Piazza Santa Croce non entrava più nemmeno un ago. Eppure, al discorso di Cofferati mancava più di un’ora. Qualcuno era lì dall’alba: i «manifestanti esperti», che si sono piazzati subito a ridosso delle transenne, sotto il palco, «così da poter vedere Sergio da vicino». Alle sei e mezzo era arrivato anche un furgoncino dell’Arcicaccia Toscana con 210 litri di vino rosso dei colli fiorentini, 180 chili di pane e 100 di affettati: salame, finocchiona e mortadella. Niente prosciutto: «troppo caro».

Ai lati della piazza da due bancarelle, gestite da una famiglia di ambulanti proveniente da Pescara, sono state vendute magliette e foulard «politici». A ruba le immagini del Che Guevara e una maglietta verde con su scritto «guerriglia» in giallo e una stella rossa. In distribuzione, ad offerta libera, anche una maglietta della Cgil con la scritta «Art 18 non ci sto».

Prima che la piazza si riempisse del tutto sono riusciti a farsi notare due artisti di strada, che camminavano sui trampoli, appartenenti alla compagnia «Cul de sac» di Piombino. Nelle strade vicino alla piazza è stata anche organizzata una vendita militante dell’ultimo numero del mensile «Micromega» dedicato alla «Primavera dei movimenti».Così Firenze ha accolto la grande manifestazione nel giorno dello sciopero generale del 15 aprile: 400 mila manifestanti secondo il sindacato; la metà in base ai calcoli di Prefettura e Questura. Fatto sta che una marea umana, proveniente da tutta la regione, ha invaso il centro storico fiorentino attraversandolo con tre cortei diretti oltre che in Piazza Santa Croce, in Piazza della Signoria e della Repubblica dov’erano stati allestiti dei maxischermi per seguire il comizio del leader della Cgil. E lui, il «cinese», come lo chiamano in molti, vestito scuro, cravatta rossa e solito aplombe, non cambia, nonostante che a Firenze lo abbiano spesso acclamato più come una star che come un leader sindacale. Cofferati ha percorso il corteo che si è mosso da Piazza Indipendenza insieme ai dirigenti sindacali fiorentini. Vicino a lui, il segretario della Camera del lavoro Alessio Gramolati, che ha ripetuto più volte di non ricordare una manifestazione con così tanta gente. A salutare il leader sindacale, per poi proseguire con lui nel corteo fino a Piazza Santa Croce, si uniscono durante il percorso anche il sindaco di Firenze Leonardo Domenici e il presidente della Provincia Michele Gesualdi, ex sindacalista Cisl.Anche il «movimento dei professori» si inserisce nel corteo con lo striscione «laboratorio per la democrazia» sorretto da Pardi, Zaccaria e Ginsborg, mentre un bambino sulle spalle di un professore universitario alza il cartello «difendo le conquiste di mio nonno».

«Non ci fermeremo – dice Cofferati uno volta salito sul palco –. Questa sera (lunedì scorso, ndr) la Camera voterà la fiducia, proprio nel giorno dello sciopero generale e su un provvedimento che noi siamo qui a contestare. Il governo si sta muovendo nella direzione esattamente opposta al dialogo. Non ci fermeremo fino a quando non avremo realizzato i nostri obiettivi».

Mentre i manifestanti continuano ad applaudire (35 le interruzioni in 45 minuti di discorso), il segretario della Cgil afferma che l’aver posto la fiducia peserà «come un macigno sul confronto», anche perché quella norma «sospende l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per le imprese che emergono e cancella la contrattazione collettiva, cosa che non era mai successa prima».

Insieme alla rimozione della norma sullo scudo fiscale, il leader della Cgil pone tra le priorità per tornare al tavolo delle trattative anche lo stralcio dell’articolo 18 e dell’arbitrato, uniti al rispetto per la controparte.«Quelle del governo sono scelte di restaurazione presentate come riforme», attacca duro Cofferati, che chiosa: «Chissà che imbarazzo provocherà nella Thatcher e in Reagan sentirsi collocati nella schiera dei riformatori dal nostro presidente del Consiglio». Critica inoltre il ricorso alla delega per questioni come tasse, scuola e diritti. «Questo governo – dice – è incapace di far fronte al rallentamento della crescita economica». Se la prende con le politiche «regressive» che si manifestano nell’attacco alla scuola pubblica e alla Moratti manda a dire che le aziende della sua famiglia «sono molto più avanzate» dell’idea che il ministro prospetta per la scuola con la riforma. Tornando sull’articolo 18 insiste sostenendo che «una norma pensata come deterrente e mostra la sua efficacia proprio se poco utilizzata».

Sul palco, quasi commosso, applaude anche lo scrittore Antonio Tabucchi, che alla fine abbraccia il leader sindacale dicendogli: «Sei stato bravissimo». Tra la folla l’entusiamo è alle stelle. E qualche osservatore si preoccupa già per il ruolo di leader politico che Cofferati ha di fatto acquisito oltre a quello di leader sindacale.

Da Forza Italia, anche attraverso gli esponenti regionali, arrivano critiche all’iniziativa sindacale del 15 aprile: «È uno sciopero politico», dicono. «Uno sciopero politico? Bisognerebbe chiedere a chi ha sostenuto questa tesi se conosce – ribatte Cofferati – elementi più sindacali delle pensioni e delle regole del mercato del lavoro. Cercano di scoraggiare la partecipazione alle nostre iniziative. Lo sciopero – ha ribadito il segretario generale della Cgil – ha da sempre un fondamento etico e rappresenta una rinuncia gravosa soprattutto per chi ha una piccola retribuzione. Loro non lo capiscono, non è nella loro cultura, ma devono rispettare una parte importante della società. Questo governo – ha osservato ancora Cofferati – denigra i suoi interlocutori: lo ha fatto con i sindacati quando con parole gravi ci ha accusato di legami con il terrorismo. La nostra – ha concluso – è una cultura di rifiuto della violenza».

Alla fine, i dirigenti sindacali fanno sapere che l’adesione allo sciopero è stata superiore al 90% nelle grandi industrie toscane. In particolare lo sciopero ha raggiunto questa percentuale alla Piaggio di Pontedera, l’ha superata di cinque punti al Nuovo Pignone di Firenze, alla Breda di Pistoia e nelle cartiere della Lucchesia.Soddisfatta anche la Prefettura: tutto è andato bene dal punto di vista dell’ordine pubblico «e questo – dice il prefetto Achille Serra – è merito dei servizi che abbiamo predisposto, ma anche della buona volontà e della collaborazione dei manifestanti». Altri servizi:Le due facce del «18»Art. 18, troppi «urli», poche prospettive