Toscana

Delitto Biagi, fermato un fiorentino

Tassello dopo tassello, anche in Toscana – tradizionalmente regione chiave della storia del brigatismo – va avanti lo smantellamento delle nuove Br-Pcc. E la conferma è arrivata in serata di mercoledì 29 ottobre quando, dopo un lungo interrogatorio, per Simone Boccaccini – che si era dichiarato «militante rivoluzionario del partito comunista combattente» – è scattato il fermo con l’accusa di omicidio per il suo coinvolgimento nell’assassinio di Marco Biagi a Bologna (nella foto, il luogo dell’assassinio).

Il fermo di Boccaccini, fornendo una ulteriore conferma alla solidità del lavoro investigativo compiuto fra Firenze, Bologna e Roma dopo la sparatoria del 2 marzo scorso sul treno Roma-Arezzo – costituisce un passaggio decisivo nella ricostruzione delle attività dei nuovi brigatisti e, in particolare, proprio nella decifrazione dell’assassinio del professor Marco Biagi. Non a caso il pm bolognese Paolo Giovagnoli, appena avvertito del fermo, si è precipitato a Firenze per mettere a punto col collega Giuseppe Nicolosi le prossime tappe investigative e dopo aver interrogato l’uomo ha firmato il provvedimento. «Nei confronti di Boccaccini ci sono degli elementi che già esistevano – ha detto il pm bolognese – Oggi si è aggiunta una testimonianza». Gli inquirenti non hanno però voluto precisare chi sia la persona che ha fornito la testimonianza, rilevando la delicatezza della vicenda. La svolta è venuta quando gli inquirenti hanno accertato che era Boccaccini l’uomo fermato in auto, per un semplice controllo sulla Porrettana, fra Bologna e Firenze, insieme a Roberto Morandi dieci giorni prima dell’agguato al professor Biagi. Erano a bordo di una Panda verde e furono lasciati andare perché a quel tempo non c’ era nulla a carico di Morandi. Mercoledì sera Boccaccini è stato convocato per un interrogatorio, come persona informata sui fatti, negli uffici della Digos a Firenze. Inizialmente ha negato i suoi rapporti con Morandi, poi ha deciso di scoprire le carte e si è dichiarato «militante rivoluzionario» del Pcc. A quel punto i dirigenti della Digos lo hanno accompagnato nell’ufficio del pm Giuseppe Nicolosi dove ha confermato la sua militanza brigatista, come già aveva fatto nei giorni scorsi nell’interrogatorio di garanzia Roberto Morandi.

Per Boccaccini, 44 anni, operaio del Comune di Firenze (ma a quanto è dato sapere, l’uomo non avrebbe mai avuto accesso a dati riservati, nè svolto lavori di particolare importanza) e, secondo la polizia, appartenente all’area dei centri sociali e della sinistra radicale, il provvedimento di fermo contiene oltre a quella di omicidio le stesse accuse contestate dalla procura di Firenze a Cinzia Banelli e a Roberto Morandi. Banda armata e associazione sovversiva denominata «Brigate rosse-Partito comunista combattente» e rapina: quella andata a monte, il 5 dicembre 2002, nell’ufficio postale fiorentino di Via Tozzetti, e quella, riuscita, del 6 febbraio scorso nell’ufficio postale di Via Torcicoda. L’uomo era stato perquisito nei giorni scorsi. La Digos lo riteneva infatti vicino ai Nuclei comunisti combattenti e, in particolare, al fiorentino Fabio Matteini, arrestato nel 1995 a Roma insieme a Luigi Fuccini, l’ex compagno di Nadia Desdemona Lioce. «È cominciata la seconda fase degli accertamenti» ha commentato il questore di Firenze Vincenzo Indolfi, «per chiarire la posizione delle persone arrestate e di quelle sospettate” e per individuare altri eventuali brigatisti.

Boccaccini lavorava in un magazzino dell’Amministrazione comunale in via Perfetti Ricasoli, alla periferia nord est di Firenze, zona di edilizia popolare ma dove sono presenti anche alcuni insediamenti produttivi rimasti nella città, come quello del Nuovo Pignone-General Motors, il più importante, nella vicina via Matteucci. In via Perfetti Ricasoli hanno sede anche due reparti di servizi tecnicì del Comune: statistica e toponomastica e numerazione civica. Al momento pare che il Boccaccini non avesse accesso a questi uffici, dotati di numerosi servizi informatici.