Toscana

Dopo 50 anni a Prato torna la «Messa beat»: allora fu la prima in una parrocchia italiana

«Come possiamo avvicinare i giovani alla fede?», chiese il parroco ai ragazzi della parrocchia. E la risposta fu: «suoniamo la Messa Beat!». Una messa mai celebrata prima, con chitarre, percussioni e canti secondo lo stile che a cominciare dall’Inghilterra si era diffuso nel mondo. Era il 1969, un anno carico di novità e di conquiste, a cominciare dallo sbarco dell’uomo sulla Luna.

A Prato, precisamente a Cafaggio il prete del paese don Sergio Pieri pensò di affidare l’animazione della messa al complesso R&B Group composto da diciottenni della parrocchia. E così una domenica di febbraio del 1969, per la prima volta in Italia, in una chiesa venne eseguita la Messa Beat durante una celebrazione festiva. E andò bene, al punto che si mossero i giganti dell’informazione dell’epoca per seguirla. Segno che in fondo andava anche bene da parte delle gerarchie ecclesiastiche, prese un po’ alla sprovvista dall’iniziativa di don Pieri che, a sua volta, aveva avvertito il vescovo Pietro Fiordelli soltanto all’ultimo istante, per limitare al minimo i rischi di un divieto.

Cinquant’anni dopo tre dei cinque protagonisti di allora, il cantante Marco Becagli, il chitarrista Roberto Bettazzi e il batterista Andrea Spagnesi, riproporranno, sempre a Cafaggio, le canzoni della Messa Beat. Anche questa volta animeranno la messa, celebrata dal parroco di oggi don Andrea Dolba. L’appuntamento è per domenica 8 settembre alle ore 11 davanti alla chiesa, in piazza Marino Olmi.

I ragazzi di allora. Marco Becagli, noto come Marco Folk, ancora oggi cantante in un gruppo di musica da ballo, si dice certo che «anche il Papa lo venne a sapere». «Altrimenti non sarebbe venuta la Rai da Roma – dice -. Sapete che cosa voleva dire, a quei tempi, smuovere la televisione?».

Che Paolo VI avesse o no seguito la vicenda, sta di fatto che dai riscontri che si trovano in giro, quella celebrata a Prato, a Cafaggio appunto, fu la prima vera Messa Beat. Le canzoni sono quelle scritte dal compositore Marcello Giombini e incise dal complesso dei Barritas. «Non avevamo gli spartiti – racconta Andrea Spagnesi – così il nostro chitarrista ascoltando il loro disco ricostruì quelle musiche nota per nota». Nel ’69 gli altri componenti della band erano Sergio Tempestini alle percussioni, Filippo Policelli al basso e Giuseppe Campanale alle tastiere. Gli ultimi due sono purtroppo scomparsi.

«La prima Messa Beat ci fu un sabato sera – ricorda ancora Marco Becagli -. Mi pare che fossero le 21 e che solo poche ore prima don Pieri aveva messo il vescovo al corrente della nostra intenzione. La messa si fece e la domenica mattina fu celebrata di nuovo. Vennero le televisioni, i giornali e i cinegiornali». Curiosità, qualche perplessità e, naturalmente, qualche timore. Ma fu un successo. Tanto che l’evento si ricorda e si replica ancora oggi.

Ma che cos’è la Messa Beat? La messa beat intendeva, in sostanza, accostare sacre scritture e musica profana, ridestando l’interesse e la partecipazione dei più giovani, come voleva don Sergio Pieri, ma anche rendendo più vivo e gioioso, al contempo a portata di mano, l’accompagnamento della messa.

L’idea nacque in Italia e la primogenitura se la contendono il complesso degli Amici di Ascoli Piceno e i già citati Barrittas, i sardi che piacquero ai ragazzi pratesi di don Pieri e furono da loro studiati. La Messa Beat dei Barrittas si poggia sulle musiche di Marcello Giombini ed è composta da 8 brani, canzoni che accompagnano le fasi della messa e sostituiscono alcune invocazioni dell’assemblea. Ci sono quindi il canto d’inizio, il Gloria, il Credo, l’Offertorio, il Santo, la canzone del Padre Nostro, l’Agnello di Dio e la Communio.

Cinquantesimo anniversario. Mezzo secolo dalla prima Messa Beat sarà celebrato questa domenica 8 settembre a Cafaggio con la riedizione in piazza della messa originale, forse la prima assoluta del genere, che si tenne nella chiesa di Santa Maria Assunta nel 1969. Appuntamento alle 11 in punto. Accompagnati dal coro parrocchiale si esibiranno i protagonisti di allora, con l’eccezione di coloro, fra i quali di recente Giuseppe Campanale, che purtroppo sono scomparsi.

Marco Becagli sarà la voce e sarà di nuovo insieme a Roberto Bettazzi alla chittarra e Andrea Spagnesi alla batteria. Come per il quarantesimo anniversario, si esibirà insieme a loro anche Riccardo Petrelli al basso. Il parroco attuale, don Andrea Dolba ha accettato di buon grado di ripetere nuovamente l’esperimento di 50 anni fa. «Non è un concerto – tiene a precisare il sacerdote – ma una animazione liturgica che serve a creare un certo clima e a rendere più bella la celebrazione». Una curiosità: anche don Andrea, originario della Polonia, nel 1979 quando aveva 15 anni suonò nella sua parrocchia le musiche della Messa Beat.

Anche 10 anni fa, in occasione del quarantesimo anniversario della messa beat, un bel po’ di gente si presentò in piazza per assistere alla riedizione di quella che potremmo definire la messa-evento del 1969.

La festa parrocchiale di Cafaggio. Con la celebrazione della Messa Beat questa domenica inizia a Cafaggio la tradizionale festa della parrocchia quest’anno dedicata agli anni Sessanta. Fino a sabato 14 settembre ogni sera al circolo Mcl apertura di stand gastronomici e pizzeria. Dalle 21 sono previste animazioni musicali e iniziative benefiche. Da segnalare l’ottava edizione di «Corri per l’Africa», corsa podistica aperta a tutti martedì 10; la sfilata di moda anni ‘60/’70 in tema beat mercoledì 11. «Vi aspettiamo sabato 14 settembre per il gran finale con il Cafaggio Beat Festival, serata dedicata a Woodstock con musica, vestiti e balli a tema», conclude il presidente del circolo Maurizio Magni.