Toscana

ECOMAFIE: RAPPORTO LEGAMBIENTE, IN TOSCANA SEMPRE FLORIDO IL SETTORE DEL CEMENTO ILLEGALE

Migliora, seppur di poco, la Toscana che rispetto al 2011 scende di una posizione e si piazza al 7° posto della lista dei “cattivi”, preceduta da Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio e Sardegna. Restano comunque alti i numeri relativi ai fenomeni dell’ illegalità ambientale in questa regione. Sono, infatti, 2187 le infrazioni accertate ed una percentuale sul totale di 6,5%, 1939 persone denunciate, 12 arresti e 678 sequestri effettuati. È questa la fotografia dell’eco-criminalità che emerge dai dati ufficiali forniti dalle forze dell’ordine ed elaborati da Legambiente.

Anche in Toscana l’azienda del Cemento Spa gode di ottima salute, dato che è uno dei settori più appetibili per gli investimenti dell’economia illegale, lo conferma il 6° posto nella classifica nazionale per numero di infrazioni penali, che raggiungono quota 504, con una percentuale sul totale del 7,6%, con il risultato di 722 persone denunciate e 98 sequestri effettuati. L’abusivismo in questa regione continua a distruggere soprattutto le aree di maggior pregio paesaggistico. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Caponnetto, il giro stimato d’affari è di circa 15 miliardi di euro. Infatti, la Toscana, negli anni si è contraddistinta per i numerosi casi di vere e proprie lottizzazioni abusive, sul modello meridionale, e per i preoccupanti episodi di infiltrazione mafiosa nella gestione degli appalti pubblici, soprattutto quelli legati alle costruzioni. Anche in questo caso non mancano certo gli esempi. Il clan Mallardo, per esempio, storicamente radicato nel territorio di Giugliano, in Campania ha da tempo intrapreso operazioni di reinvestimento dei profitti criminali nell’acquisto di terreni nel Lazio e in Toscana, dove sono stati realizzati immobili con il contributo di soggetti imprenditoriali dei quali è stato accertato il coinvolgimento negli affari del sodalizio. Sono stati infatti sottoposti a sequestro preventivo numerosi cespiti immobiliari ritenuti riconducibili al clan, in provincia di Pisa (Santa Maria a Monte), oltre che in provincia di Arezzo (Marciano della Chiana e Foiano della Chiana). Per quanto riguarda la ndrangheta, sulla base degli ultimi dati emersi dalle indagini svolte dalla Dda di Firenze, si può dire che i segnali di presenza in Toscana si colgono a due diversi livelli. Quello più basso riguarda le attività estorsive commesse da soggetti legati alle cosche calabresi in danno di corregionali, quasi sempre imprenditori. È il caso che si è verificato a Lucca dove sono stati arrestati e condannati soggetti calabresi (in vario modo legati alla cosca Farao – Marincola di Cirò) che facevano estorsioni a danno di altri calabresi. L’altro livello è quello definito dai magistrati della Dna “criminologicamente più importante”. Una serie di episodi come il ritrovamento, a Firenze, di due fucili a pompa, numerose pistole, munizioni e un passamontagna in una stazione di rifornimento gestita da un calabrese legato alle cosche della Piana di Gioia Tauro. In Toscana c’è anche Cosa Nostra: le imprese siciliane eseguono importanti opere pubbliche utilizzando spesso proventi di attività delittuose, utilizzando per questo motivo intestatari fittizi di beni e interlocutori delle pubbliche amministrazioni. In questo contesto, il riciclaggio è il delitto sempre più emergente. Grande attenzione è posta anche ai reati contro la pubblica amministrazione, come dimostrano le inchieste urbanistiche su Montespertoli e sulla bretella “fantasma” Lastra a Signa-Prato.

Settore dolente quello dei Rifiuti dove anche in Toscana ha raggiunto, nel 2011, cifre preoccupanti scalando di posizione (passa dall’ottavo al sesto posto) con 303 reati accertati, il 5,7% sul totale nazionale. Sette persone arrestate, 378 le persone denunciate e 103 i sequestri effettuati. È Firenze la provincia con il numero più alto (89 infrazioni accertate), seguita da Livorno (46), Siena (31) e Arezzo (31). Tante le storie di illegalità in questo settore. A metà marzo scorso, la Toscana si rivela, come tante volte nel passato, centro nevralgico di un imponente traffico illecito di rifiuti. Lo scoprono i carabinieri del NOE di Grosseto, coordinati dalla procura di Firenze, nell’inchiesta chiamata “Transformers”. Le indagini coinvolgono 126 persone (tra Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio e Molise), tre delle quali sottoposte a misure cautelari, oltre al sequestro preventivo delle due principali società. A finire nel mirino degli inquirenti un’organizzazione ben strutturata, che nel corso degli ultimi tre anni avrebbe trattato e smistato al di fuori della legge circa 50.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. A febbraio scorso, invece, la procura di Livorno ha chiuso le indagini sulla discarica di Limoncino, sotto sequestro dall’ottobre 2011. Gli indagati sono 5: un dirigente del comune, due della provincia, il progettista e uno dei responsabili legali della ditta proprietaria dell’impianto. Per tutti l’accusa è abuso d’ufficio. Al centro dell’inchiesta l’iter autorizzativo che ha portato alla realizzazione della discarica per rifiuti speciali inerti. Intanto, nell’arcipelago toscano 198 barili carichi di rifiuti tossici giacciono sul fondale dal 17 dicembre 2011, quando nei pressi dell’Isola di Gorgona, al largo di Livorno, e in circostanze ancora non completamente chiarite, una nave cargo ha perso 198 fusti (pari a circa 33-34 tonnellate di scorie), insieme a due semirimorchi. Le operazioni di rinvenimento non sono ancora partite. Per questo, il 4 maggio di quest’anno la Regione, per bocca del presidente Enrico Rossi, ha chiesto agli organi competenti l’immediato recupero. A tempo di record, esattamente un anno dopo la conclusione dell’indagine denominata Eurot, era metà febbraio 2011, è arrivata la condanna in primo grado (a 2 anni e 6 mesi di reclusione), con rito abbreviato, per il titolare della ditta Eurotess di Montemurlo (Prato). Secondo l’accusa, l’azienda fungeva da cabina di regia di un traffico illecito di rifiuti, che da diverse regioni del Centro e del Nord Italia finivano in Campania, grazie all’ausilio di un clan di Ercolano.

Un giro di soldi sporchi anche per il business delle zoomafie. Nonostante la Toscana scenda in positivo dal sesto al settimo posto i numeri restano preoccupanti: 381 infrazioni accertate con una percentuale sul totale del 5,1%, 349 denunce, 414 sequestri e 3 persone arrestate. Tra le novità dello scorso anno va segnalata la costituzione, presso il servizio CITES centrale, di un gruppo di lavoro per l’attuazione del monitoraggio e controllo del commercio via internet di esemplari di animali e piante protetti. Un primo risultato è stato il sequestro di 224 animali vivi del genere Testudo spp., effettuato in diverse città italiane, di cui 63 solo nella città di Firenze. Trafficati, dopati, maltrattati, aizzati l’uno contro l’altro nei combattimenti. Non c’è pace per gli animali cosiddetti d’affezione, se finiscono nelle mani dei mafiosi. Un gap che purtroppo col passare dei mesi si è andato allargando, segno quest’ultimo di un’illegalità diffusa e radicata, ma, non mancano anche in questo caso, esempi di un’attività repressiva efficace come in Toscana che presenta una controtendenza del -45%.

Altro anno intenso per le forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro patrimonio storico-culturale. La nostra Regione rimane stabile al 4° con 95 furti su un totale del 8,5%. In aumento i furti nei musei e gli scavi clandestini, crescono le persone denunciate, mentre i furti di beni culturali rimangono a danno dei privati seguiti dalle chiese.

Il 2011 è stato definito un anno terribile sul fronte degli incendi. È andata ancora peggio, come crescita percentuale, in Toscana, salita dall’ottavo al sesto posto a causa delle 607 infrazioni accertate, il triplo di quelle registrate nel precedente rapporto su una percentuale del 7,6 %, 85 persone denunciate, 26 sequestri effettuati.