Toscana

EGITTO, PROFUGHI SUDANESI SFOLLATI DA POLIZIA: UNA TESTIMONIANZA DAL CAIRO

“Non c’è più niente nel prato del giardino pubblico del ricco quartiere Mohandessin che negli ultimi mesi era diventato la casa di quasi 2000 rifugiati sudanesi, le tende sono state tutte smantellate e non resta che qualche coperta, delle valigie e i segni evidenti di quella che sembra a tutti gli effetti una battaglia”: a parlare con la MISNA è padre Claudio Lurati, superiore provinciale dei missionari comboniani in Egitto e per anni “parroco dei sudanesi” come lui stesso si definisce, che ha appena lasciato l’ex-campo dei rifugiati. Secondo le informazioni raccolte, gli oltre 1000 profughi sudanesi che ieri sera si trovavano nel campo improvvisato alla fine di settembre (alcune fonti parlano di almeno 3000 persone) sono stati tutti fermati e trasferiti in alcuni centri della polizia.

In base alle prime informazioni disponibili, tutto è cominciato ieri sera verso le 21:00 quando la polizia ha iniziato a circondare il giardino, che dista solo un centinaio di metri dalla sede al Cairo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr). Le forze di sicurezza avrebbero prima invitato i profughi a lasciare il campo, poi hanno utilizzato cannoni ad acqua per allontanare i dimostranti e successivamente, non è ancora chiaro per quali ragioni, è esplosa la violenza, che, secondo un bilancio diffuso in mattinata dal ministero degli Interni, è costata finora la vita ad almeno 10 profughi.

In base alle informazioni fornite alla MISNA da fonti umanitarie, al momento dell’arrivo della polizia all’interno del campo dei sudanesi si trovavano anche alcuni “bianchi”, operatori di organizzazioni non governative che nelle scorse settimane avevano seguito la protesta dei rifugiati, cercando di fornire sostegno alle famiglie che si erano trasferite nel giardino. Anche questi operatori sarebbero stati fermati dalla polizia e trasferiti nei centri in cui si troverebbero tutti gli altri occupanti sudanesi. La protesta dei sudanesi era iniziata a fine settembre, quando un gruppo di rifugiati ha chiesto all’Acnur di rivedere lo status concesso, che non garantiva loro il diritto a un trasferimento in Europa o negli Stati Uniti.Misna