Toscana

Ecco gli eletti in Toscana. Giochi fatti al 99%

di Claudio Turrini

Manca poco meno di un mese alle elezioni politiche ma la Toscana sa già chi saranno i suoi rappresentanti a Montecitorio e a Palazzo Madama. Almeno al 99%. Perché un minimo margine di incertezza – per fortuna – c’è ancora. Non sulla scelta dei nomi, ma sui risultati dei partiti. Questa legge elettorale era stata pensata per grandi coalizioni. La scelta di Veltroni e di Berlusconi di tagliar fuori alcuni dei vecchi alleati ha scombussolato le carte. Se nel 2006 alla lista Dc-Nuovo Psi era bastato lo 0,7% per raccattare 4 deputati, grazie all’alleanza con la Cdl, oggi chi non supererà il 4% a livello nazionale non otterrà deputati. Soglia che si alza addirittura all’8% per il Senato. Solo l’Italia dei Valori e la Lega sono al riparo, avendo stretto alleanze con Pd e Pdl.

Partiamo dai deputati. Alla Toscana ne spettano 38, ma la loro ripartizione avviene a livello nazionale. La coalizione o il partito che in Italia otterrà più voti avrà il premio di maggioranza del 55% degli eletti. Veltroni spera di farcela, ma tutti i sondaggi danno il Pdl e la Lega avanti di diversi punti percentuali. Se sarà effettivamente così, Berlusconi otterrà 340 deputati nazionali. Tutti gli altri, ammesso che abbiano superato la soglia del 4%, si divideranno i restanti 277. Nel 2006 il centro-sinistra, avendo vinto di una manciata di voti a livello nazionale, ne aveva avuti 25 e il centro-destra 13. Adesso il Popolo delle Libertà da solo ne avrebbe 14 o 15. I rimanenti 23-24 seggi se li dividerebbero il Pd (16-18), la Sinistra arcobaleno (3 o 4), l’Unione di centro (1-2) e probabilmente l’Idv di Di Pietro (0-1). Un seggio potrebbe scattare anche per la Lega, se si verificheranno una serie di circostanze. Se poi qualche altra lista – come ad esempio la Destra della Santanché – riuscirà a superare il 4% a livello nazionale, qualche piccola variazione potrebbe esserci.

Per il Senato il discorso è più facile, perché tutto viene deciso a livello regionale. Anche qui il partito più votato – e non ci dovrebbero essere dubbi che sarà il Pd – otterrà il 55% dei 18 seggi, cioè 10. Degli 8 rimanenti 1 o 2 dovrebbero andare alla Sinistra arcobaleno che in Toscana è ben oltre l’8%. L’incognita è invece l’Unione di Centro che se superasse la soglia toglierebbe un seggio alla Sinistra arcobaleno. Il Pdl è invece sicuro di averne almeno 6. Nel 2006 la coalizione di centro-sinistra (con il 61,3%, quindi sopra la soglia del 55%) ne aveva ottenuti 11 e quella di centro-destra 7.

Detto dei seggi, veniamo ai nomi. Tutti decisi dai vertici dei partiti. Non essendoci voto di preferenza, quello che conta è solo la posizione in lista. Al Senato sono sicuri Altero Matteoli, Sandro Bondi, Gaetano Quagliarello, Franco Mugnai, Paolo Amato e Achille Totaro per il Pdl, Vannino Chiti, Vittoria Franco, Achille Serra, Achille Passioni, Marco Filippi, Andrea Marcucci, Silvia Della Monica, Marco Perduca, Massimo Livi Bacci e Manuela Granaiola per il Pd. Per la Sinistra Arcobaleno, sicura è la capolista Emanuela Palermi. In pratica 17 su 18! E il diciottesimo è in bilico tra Giuseppe Del Carlo dell’Unione di centro (dando per scontata l’opzione per altra regione del capolista Francesco D’Onofrio) e Rina Gagliardi Morandi della Sinistra arcobaleno.

Alla Camera verranno eletti: Paolo Bonaiuti, Elio Vito, Riccardo Migliori, Denis Verdini, Marco Martinelli, Deborah Bergamini, Massimo Parisi, Flavia Perina, Riccardo Mazzoni, Roberto Tortoli, Maurizio Bianconi, Monica Faenzi, Gabriele Toccafondi e Lucio Barani per il Pdl; Michele Ventura, Rosy Bindi (a meno che non opti per il Veneto, dove è capolista), Giovanni Cuperlo, Paolo Fontanelli, Antonello Giacomelli, Franco Ceccuzzi, Ermete Realacci, Donella Mattesini, Alberto Fulvi, Lido Scarpetti, Andrea Lulli, Andrea Rigoni, Raffaella Mariani, Luca Sani, Silvia Velo e Rosa De Pasquale (se Franceschini opterà per altro collegio); per la Sinistra arcobaleno Francesco Giordano, Saverino Galante e Marisa NicchiUnione di Centro, Luisa Capitanio Santolini e Francesco Bosi (Pierferdinando Casini sceglierà un altro seggio). L’Idv dovrebbe portare a Montecitorio Fabio Evangelisti (secondo in lista dopo Di Pietro). Anche qui 36 sicuri su 38!

Elenco dei prossimi eletti in ToscanaIn verde i sicuri;in arancio i probabili;in azzurro chi dovrebbe optare per altri collegi (* = candidato anche in altro collegio)SENATO (18 seggi)Partito Democratico (10 seggi)1. Vannino CHITI2. Vittoria FRANCO3. Achille SERRA4. Achille PASSIONI5. Marco FILIPPI6. Andrea MARCUCCI7. Silvia DELLA MONICA8. Marco PERDUCA9. Massimo LIVI BACCI10. Manuela GRANAIOLA11. Luciano MODICA12. Silvia BOCCI Italia dei Valori – Di PIETRO (0-1 seggi)1. Francesco PARDI2. Marta GAZZARRI3. Lido AGOSTINETTI Il Popolo della Libertà (6-7 seggi)1. Altero MATTEOLI2. Sandro BONDI 3. Gaetano QUAGLIARIELLO4. Franco MUGNAI5. Paolo AMATO6. Achille TOTARO7. Massimo BALDINI8. Franco RAVENNI9. Felice MAURIZIO D’ETTORE La Sinistra Arcobaleno (1-2 seggi)1. Emanuela PALERMI 2. Rina Gagliardi MORANDI 3. Salvatore ALLOCCA 4. Ernesto FEDI Udc e democratici di centro (0-1 seggi)1.Francesco D’ONOFRIO*2. Giuseppe DEL CARLO 3. Lorenzo CONTI

CAMERA (38 seggi)

IL POPOLO DELLA LIBERTA’ (14-15 seggi)1. Silvio BERLUSCONI*2. Gianfranco FINI*3. Paolo BONAIUTI4. Elio VITO 5. Riccardo MIGLIORI6. Denis VERDINI7. Marco MARTINELLI8. Deborah BERGAMINI9. Massimo PARISI10. Flavia PERINA11. Riccardo MAZZONI12. Roberto TORTOLI13. Maurizio BIANCONI14. Monica FAENZI15. Gabriele TOCCAFONDI16. Lucio BARANI17. Alessio BONCIANI 18. Alessandro CAPECCHILEGA NORD (0-1)1. Umberto BOSSI*2. Luca Rodolfo PAOLINIPARTITO DEMOCRATICO (16-17)1. Dario Franceschini*2. Michele VENTURA 3. Rosy BINDI*4. Giovanni CUPERLO 5. Paolo FONTANELLI 6. Antonello GIACOMELLI 7. Franco CECCUZZI 8. Ermete REALACCI 9. Donella MATTESINI 10. Alberto FLUVI 11. Lido SCARPETTI 12. Andrea LULLI 13. Andrea RIGONI 14. Raffaella MARIANI 15. Luca SANI 16. Silvia VELO 17. Rosa DE PASQUALE 18. Maria Grazia GATTI 19. Rolando NANNICINI 20. Susanna CENNI 21. Tea ALBINI 22. Claudio FRANCI ITALIA DEI VALORI (0-1)1. Antonio DI PIETRO*2. Fabio EVANGELISTI 3. Lido AGOSTINETTILA SINISTRA L’ARCOBALENO (3-4)1. Francesco GIORDANO2. Severino GALANTE 3. Marisa NICCHI 4. Mercedes Lourdes FRIASUDC E DEMOCRATICI DI CENTRO (1-2)1. Pier Ferdinando CASINI*2. Luisa CAPITANIO SANTOLINI3. Francesco BOSI4. Lorenzo Nedo POLI Tante liste sulla scheda. Ma più che il seggio l’obiettivo è il rimborsoDiciotto liste presentate alla Camera e 17 al Senato. Simboli e nomi mai visti prima, come la «No Euro – Lista del Grillo» (guidata furbescamente da un omonimo del famoso comico genovese). Se gli sbarramenti del 4 e 8% sono oggettivamente ostacoli insuperabili per le piccole formazioni, tanto da apparire un miraggio anche per forze radicate come i socialisti di Boselli, chi glielo fa fare di spenderci dei soldi e di raccogliere le firme? La risposta è semplice. Più della vanità personale contano i soldi. Perché basta raggiungere l’1% a livello nazionale per accedere ai rimborsi elettorali. Una torta di 425 milioni di euro. Un euro per ogni voto ricevuto, moltiplicato per cinque anni, anche se la legislatura finisse in modo anticipato.

Facciamo un po’ di conti. Se il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando, quello dei «duri e puri», ottenesse 400 mila voti (presumibilmente l’1% dei voti validi) intascherebbe almeno 400 mila euro per 5 anni per la Camera e altrettanti per il Senato. In tutto 4 milioni di euro. Perché il meccanismo dei rimborsi voluto con una leggina (la 156 del 26 luglio 2002) firmata dai rappresentanti di tutti partiti (altro che «larghe intese»!) prevede cinque euro (uno per anno) per ciascun iscritto alle liste elettorali della Camera (poco importa se al Senato gli elettori sarebbero 4 milioni in meno) da dividersi tra quanti, appunto superano la soglia dell’1% dei voti. Nel 2006, tra Italia e estero gli iscritti alle liste elettorali erano 50 milioni. Dunque 50 milioni di rimborsi per ogni anno sia per la Camera che per il Senato da spartirsi proporzionalmente ai voti ottenuti. Ci sono partiti che hanno dichiarato spese elettorali per poche migliaia di euro e ne hanno intascati duecento volte di più. Come il partito dei pensionati messo su dal radiotelegrafista Carlo Fatuzzi alla «veneranda» età di 43 anni: investendo 16.435 euro sulle europee del 2004 ha intascato 3 milioni di euro. E siccome l’ingordigia dei partiti sembra non avere limiti, Una leggina ad hoc approvata con voto bipartisan a inizio 2006, poco prima di andare a votare, sancì il diritto dei partiti a continuare a incassare i rimborsi anche in caso di voto anticipato. Così, per fare un esempio, l’Udeur di Mastella, che non si ripresenta a queste politiche, intascherà ogni anno, da qui al 2001, 717.949,29 euro. La «Rosa nel pugno», cartello elettorale tra socialisti e radicali, durata lo spazio di una campagna elettorale, intascherà ogni anno 1.331.734,18 euro. Chi invece si ripresenta alle elezioni… li intascherà doppi. Per gli anni 2008-2011 avrà il rimborso per le elezioni del 2006 e quello per le politiche del 2008. Questo spiega perché i radicali hanno voluto garanzie sui rimborsi elettorali, confluendo nel Pd: 3 milioni e 150 mila euro in cinque anni. Ma se il Pd avesse concesso l’apparentamento della lista radicale e questa avesse ottenuto il 2% di voti si sarebbe portata a casa 10 milioni di euro.

La Corte d’appello ha bocciato alcune delle liste presentate, perché prive delle firme valide. Tra queste il Movimento europeo diversamente abili, No Euro Lista del Grillo, Leali-Lealtà e coerenza politica e I socialisti per le Libertà. Problemi anche per la Democrazia cristiana di Sandri che si era presentata al Senato, per via del simbolo non ammesso. Solo la Cassazione potrebbe decidere di riammetterle. Per adesso le liste che dovrebbero comparire sulle schede dei toscani sono: Italia dei Valori-Lista Di Pietro, Partito Liberale Italiano, Sinistra Critica, Per il Bene Comune, Il Popolo della Libertà, Unione Democratica per i consumatori, Lega Nord, La Destra Fiamma Tricolore, Partito Democratico, Partito Comunista dei lavoratori, La Sinistra Arcobaleno, Partito socialista, Unione dei democratici cristiani e democratici di centro. Solo alla Camera è presente anche la lista di Ferrara Associazione per la Difesa della vita.

Dopo le verifiche e il sorteggio effettuato presso la Corte d’Appello di Firenze, ecco come dovrebbero essere le schede elettorali dei toscani

CAMERA: Meda, Pli, Associazione per la Difesa della Vita, Sinistra critica, Forza Nuova, Unione democratica consumatori, la Sinistra l’Arcobaleno, Unione di centro, Pd e Idv, Partito comunista dei lavoratori, Pdl e Lega, La Destra, Per il bene comune, Partito socialista.

SENATO: Pd e Idv, la Destra, la Sinistra l’Arcobaleno, Unione democratica dei consumatori, Meda, Pli, Unione di Centro, Partito comunista dei lavoratori, Per il bene comune, Pdl e Lega, Sinistra critica, Partito socialista

MATTEO RENZI (PD):Il «casting» delle candidature

Per quest’anno niente da fare. Senza preferenze, senza collegi, senza primarie il gioco delle candidature è diventato una sorta di casting. Metto un imprenditore, ecco un operaio, vorrei un professore, ti passo un’attrice, perché non un generale, eccoti una conduttrice tv. Tutti i partiti, senza eccezione, hanno lavorato non ad assemblare liste competitive per correre, come succedeva in passato, lasciando alla gente con la preferenza la possibilità di scegliere, ma si sono impegnati nella redazione di liste più legate ad esigenze di visibilità e di messaggi di comunicazione che non di sostanza.

Non lo considero di per sé un male, ma un dato di fatto. E siccome con questa legge elettorale era impossibile fare diversamente, prendiamoci solo un solenne impegno. Uno solo, dirà qualcuno? Uno basta e avanza. Inutile fare le riflessioni strategiche, ora. Ci sono alcune cose molto positive nelle candidature di Veltroni: un’apertura ai mondi non direttamente appartenenti ai partiti, la scelta di imprenditori significativi, la presenza del mondo dei lavoratori, molti giovani, più donne e molti altri fatti decisamente ok. Ci sono anche alcune cose che non capisco. L’Italia dei valori, che si è incomprensibilmente alleata con noi, ha candidato Pancho Pardi: per dirla alla Di Pietro, che c’azzecca con noi il profeta dell’anti politica? Chiunque entri in Parlamento, chiunque governi il Paese, dobbiamo impegnarci perché alla gente, al popolo, alle persone – chiamatele come volete – sia restituito il diritto alla scelta. Facciano un po’ come meglio credano: preferenze, collegi, primarie, secondarie, terzini, quaterne. Ma si abbia il coraggio di non aver paura della gente. Se vogliamo riportare la politica tra le persone è difficile avere il coraggio di sostenere questa immonda legge elettorale.

Per quest’anno bene così, non c’erano alternative. Anzi, in bocca al lupo di cuore a tutti i candidati: soprattutto a quelli del PD. Bene così, anche se le norme di selezione per i parlamentari assomigliano pericolosamente ai criteri di alcune trasmissioni tv (ho un concorrente uomo, adesso metto quella donna; mi manca quello alto del nord, prendo uno basso del sud; vorrei il magistrato, tratto il giornalista, eccetera). Ma la casa degli italiani non è la casa del grande fratello. È il Parlamento della Repubblica. Ridateci le preferenze, tenetevi la vostra isola dei famosi. Sbaglio?

Matteo Renzipresidente della Provincia di Firenze MARCO CARRARESI (UDC):Costretti a votare l’intero «pacchetto»

Il meccanismo di formazione delle liste, occorre riconoscerlo, manifesta un evidente e preoccupante deficit di democrazia. Il sistema elettorale, che l’Udc ha cercato inutilmente di cambiare, e la cancellazione del voto di preferenza, per il quale, sia a livello regionale sia a livello nazionale, l’Udc è stata praticamente l’unica forza politica a contrastare, cercando di ripristinare, con varie iniziative, questo strumento, formano una tenaglia che mortifica una reale capacità di scelta da parte dell’elettore. Che si trova davanti liste preconfezionate, dove chi siederà in Parlamento è in grande sostanza già deciso dalle segreterie dei partiti.

Detto questo occorre però osservare che le liste bloccate e senza preferenza aumentano anche la responsabilità del voto per i singoli elettori. Non essendo più possibile scegliere il singolo candidato, ovunque collocato nella lista, con il mio voto concorro direttamente a mandare in Parlamento quel «pacchetto» di candidati posizionati nei primi posti della lista stessa. Occorre esserne consapevoli. Ogni elettore, ad esempio, è giusto che sappia che con il suo voto non sceglie un determinato candidato, del quale si condividono idee e posizioni, ma contribuisce ad eleggere anche deputati e senatori che su temi di grande importanza sosterranno in Parlamento anche leggi antitetiche a una visione cristiana della vita. Credo cioè che non si debba farci ingannare da liste composte ed utilizzate sempre più come lo scaffale di un supermarket molto particolare: dove sì c’è di tutto, per accontentare il cattolico e il laicista, il moderato e il radicale. Ma dove il prodotto che al «titolare» preme è l’unico ad essere privilegiato, relegando tutto il resto al rango di specchietto per le allodole. E con tali contenitori, dove non conta più l’identità e la coerenza programmatica, e conformati alle esigenze dei «capi», gli spazi di democrazia partecipativa, la possibilità per ognuno di noi di influire con il proprio voto si riducono drasticamente e drammaticamente.

Si noti, come ulteriore segno di questo meccanismo perverso, ciò che è accaduto nella formazione delle liste sia per il Popolo della Libertà che per quelle del Partito Democratico. Nel partito di Veltroni e Prodi le figure più autonome, quei senatori cattolici – i cosiddetti teodem – che nella scorsa legislatura hanno talvolta (anche se a mio giudizio in modo insufficiente e intermittente) dato prova di autonomia, concorrendo a difendere e sostenere certe posizioni invise alla sinistra, sono stati trasferiti d’imperio dal Senato alla Camera, dove le logiche dei numeri faranno sì che non siano più determinanti. Sono stati insomma depotenziati: ci sono ma rischiano di fare solo testimonianza. E del resto non c’è da stupirsene, in un partito come il PD dove il suo leader Veltroni ha festeggiato la vittoria della sinistra iper-laicista spagnola, applaudendo la conferma di Zapatero. E nel partito di Berlusconi e Fini si è fatto lo stesso con i rappresentanti delle formazioni minori, e addirittura umiliando, nella nostra regione, la gran parte delle candidature cattoliche, rimaste quasi totalmente escluse o comunque non inserite nelle teste di lista e, di conseguenza, tagliate fuori da qualsiasi possibilità di elezione.

Marco Carraresiconsigliere regionale Udc PAOLO BARTOLOZZI (FORZA ITALIA):Tutti «designati»per dire sempre «sì»

Si va di nuovo al voto il 13 e 14 aprile dopo il fallimento politico e programmatico del Governo Prodi. Si tratta di elezioni anticipate a meno di due anni dalle ultime politiche. La legge elettorale è la solita: entrata nel dibattito politico con l’epiteto di «Porcellum». La definizione di questa legge elettorale, da tutti criticata, è l’emblema della situazione politica italiana. La legge prevede che alla Camera dei Deputati la lista che ottiene più voti abbia la maggioranza assoluta dei seggi così come quella al Senato prevede un premio di maggioranza a livello regionale. Quando la sinistra di Togliatti e Nenni definì la legge elettorale maggioritaria proposta dal Governo De Gasperi nel 1953 «legge truffa» usò una definizione alquanto impropria: quella legge elettorale, infatti, prevedeva che la coalizione che raggiungeva il 50 + 1 dei consensi avesse un’aliquota minima di parlamentari in più, che consentisse la stabilità di governo. Per la Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica, con l’attuale legge, non si può esprimere nessuna preferenza: i parlamentari vengono decisi dai partiti politici e i cittadini non scelgono i propri rappresentanti. I candidati, vengono designati solo dai leaders politici nazionali e regionali che spesso, soprattutto quelli regionali, non hanno investiture democratiche ma fiduciarie. Sia per il centro-destra così come per il centro-sinistra i criteri di selezione sono talvolta parametrati sulla convenienza di chi li individua e puntano alla formazione di gruppi parlamentari assolutamente obbedienti alla volontà di chi li ha designati senza tener conto di un’adeguata rappresentanza del territorio, e della sintesi degli interessi legittimi della società rappresentata. Con un’occasione come questa i leaders, spesso, invece dei migliori scelgono i più obbedienti. L’elettore, il cittadino-elettore, è chiamato con il voto ad una semplice ratifica. In sostanza si tratta di un pacchetto preconfezionato di candidature a cui si può dire semplicemente «sì» o «no». Con questo criterio si indebolisce la formazione di una vera classe dirigente: la storia dimostra che non è mai stato rinnovata nessuna guida politica senza una vera libertà di dibattito e di confronto sulla tattica e sulla strategia nei singoli partiti.

Aggiungiamo un dato da tutti purtroppo conosciuto: i gruppi dirigenti degli attuali partiti sono l’espressione del gradimento di chi li ha designati dall’alto e non di una vera e propria discussione e deliberazione democratica all’interno di ogni singolo partito. Ci sono molti partiti che hanno scelto i propri rappresentanti senza nemmeno convocare gli organi territoriali. I gruppi dirigenti sono quindi tutti nominati: l’esatto opposto di quanto è successo nella nostra precedente storia repubblicana. Ciò rischia di determinare una classe dirigente che non è frutto di preparazione, impegno, rispondenza territoriale e di consenso accertato nei confronti dei singoli candidati. Ora non c’è più tempo da perdere: questa legge elettorale va cambiata per restituire come dice la Costituzione della Repubblica la sovranità politica al popolo italiano perché i parlamentari e gli eletti nelle istituzioni in generale possano rispondere a un giusto principio di lealtà nei confronti degli elettori e dei programmi presentati.

Paolo Bartolozziconsigliere regionale Forza Italia