Toscana

Emergenza profughi, presidente Rossi: «Dare alle Regioni ruolo di coordinamento»

“All’epoca dei primi arrivi nel 2011 – ha detto Rossi – con l’allora Ministro Maroni ci furono discussioni dato che la soluzione che prospettava, la concentrazione di circa 400 persone in un campo a Coltano, non ci convinceva per tanti motivi. Maturammo invece l’idea di distribuire le persone sul territorio, in strutture capaci di accoglierne alcune decine, lasciando al volontariato la gestione. Il modello ha funzionato. All’epoca ricordo che furono le Forze dell’Ordine e le prefetture a sconsigliare la concentrazione, gesto di grande intelligenza e umanità. Adesso, con i nuovi arrivi, si rischia di dividere il paese tra chi è in festa e chi vuol imbracciare il fucile. Ma questo è un tema che deve unire, e non deve esser consentito a nessuno di dire no, di non essere disposto ad assumersi la propria parte di responsabilità. Oltretutto – ha proseguito – queste persone non piovono su di noi come le bombe d’acqua provocate dai mutamenti climatici: si può prevedere quante ne arriveranno ed organizzarsi per accoglierle”.

“L’idea di coinvolgere soltanto le prefetture nella gestione dei flussi – ha continuato Rossi – a mio parere non è corretta. Il coinvolgimento degli enti locali, senza attribuire alla Regione un ruolo di supremazia ma di coordinamento, è fondamentale. Fare bandi per accogliere grandi numeri in un’unica struttura è pericoloso. Quando ho proposto di mettere a disposizione alloggi sfitti mi riferivo alla possibilità di inserire nei bandi di richiedere, da parte delle prefetture, chi avesse appartamenti o case coloniche fuori dai centri abitati con le condizioni minime di sicurezza. Ritengo c he il modello adottato dalla Toscana abbia permesso di evitare, nella maggior parte dei casi, tensioni che invece potrebbero generarsi in caso di grosse concentrazioni”.

“Mi chiedete – ha poi aggiunto Rossi – quale potrebbe essere il limite massimo di accoglienza? E’ difficile dare una risposta, occorrerebbe anzitutto fare una mappa complessiva della situazione che si è verificata in tutti gli stati africani dove ci sono guerre in atto o dove non si rispettano i diritti. Questa è una grande questione internazionale da affrontare bonificando le zone di guerra e costruendo percorsi umanitari. Sulla questione – ha quindi concluso Rossi – della possibilità di occupare queste persone ho soltanto suggerito che coloro che vengono accolti con umanità, pos sano essere messi in grado di ricambiare l’ospitalità delle comunità attraverso lavoro volontario non retribuito. Ripulire un parco pubblico è sicuramente meglio che vederli bighellonare senza meta tutto il giorno”.