Toscana

FIRENZE, INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO: DRAGO, CITTADINI NON STORDITI DA POLEMICHE

(ASCA) – “Le ben note polemiche di alcuni rappresentanti delle istituzioni nei confronti della magistratura” non arrivano a “stordire l’opinione pubblica”. Lo afferma Fabio Massimo Drago, presidente della Corte di Appello di Firenze, nella relazione tenuta nell’aula bunker di Santa Verdiana per la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. Nella sua relazione, Drago ha ricordato l’argomento “sempre imbarazzante” dei ritardi nella definizione dei processi. Argomento che “deve sempre rimanere al centro dell’attenzione del Paese come quello sul quale si gioca la credibilità della giustizia in uno stato moderno”, precisando che le polemiche non devono portare a “far perdere di vista la vitale importanza del problema e la necessità di porvi rimedio”. Drago ha sottolineato “i progressi realizzati a livello nazionale in tutti i settori della giustizia in virtù delle iniziative del ministro della Giustizia”, rilevando però che “la stratificazione pluriennale dell’arretrato non può ovviamente cancellarsi con le leggi e i decreti degli ultimi due-tre anni, anche se questo è certamente un inizio”. Le cause dei ritardi rimangono “le stesse” degli anni precedenti: la “molteplicità e complessità dei riti giudiziari”; le “ristrettezze finanziarie” degli uffici; le “carenze degli organici di magistratura e del personale amministrativo”. A questo proposito, in Toscana, ha segnalato Drago, c’é una vacanza media del 18,3% di magistrati rispetto alle piante organiche.I provvedimenti sulla concessione del Tfr in tre ratei ha avuto effetti “dirompenti” per la giustizia e costituiscono dunque un “palese attentato alla Giurisdizione”, ha affermato Fabio Massimo Drago, che ha fatto riferimento al Dl 31/5 2010 n. 78, convertito in legge 122/2010 che prevede, tra l’altro, per determinate fasce di reddito del pubblico impiego, la corresponsione dell’indennità di fine rapporto in 3 ratei nell’arco di 3 anni. Tali provvedimenti, ha spiegato Drago, hanno avuto effetti “dirompenti” per la giustizia, con il pensionamento di un “gran numero di magistrati”. Ad esempio alla corte d’Appello di Firenze ha prodotto un “esodo” di diciotto magistrati fra cui cinque presidenti di sezione. A causa di questo “centinaia di processi di appello, anche per reati gravissimi, non potranno essere celebrati nei tempi programmati subendo ritardi ben superiori alla ‘normalé patologia giudiziaria”, con forte rischio di finire prescritti. E “nel settore civile e del lavoro si prospettano tempi ancora più lunghi della già inaccettabile stasi processuale”. “Non sembra quindi potersi dubitare che una simile manovra – ha concluso Drago – non certo risolutiva sotto il profilo finanziario, costituisca di fatto un palese attentato alla giurisdizione e ai valori irrinunciabili che da essa dovrebbero essere garantiti”.“C’é da augurarsi che lo slancio costruttivo al quale è stata fino a oggi informata l’azione del Ministero nel settore” della digitalizzazione e informatizzazione dell’amministrazione della giustizia, “e di cui è stata data ampia informazione dal ministro Alfano e dal ministro Brunetta” nella conferenza stampa del 12 gennaio 2011, “non venga ancora mortificato da tagli di natura finanziaria che, incomprensibilmente, rallentano ancora il già difficile percorso verso lo snellimento e la modernizzazione dell’organizzazione e delle strutture della giustizia”, ha detto ancora Fabio Massimo Drago, nella relazione tenuta nell’aula bunker di Santa Verdiana per la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. I magistrati assicurano, da parte loro, al Guardasigilli il “perdurare immutato di quella straordinaria capacità di silente e proficuo lavoro dei magistrati italianì di cui egli stesso dà testuale riconoscimento”, con lo “spirito di servizio” che anima tutta la magistratura italiana, “immune dalle suggestioni mediatiche del quotidiano”. Drago ha chiuso la sua relazione con l’augurio di un “sereno e pacato ritorno di tutti al lavoro di sempre, ma con la ferma volontà di dare ancora il meglio di noi affinché la giustizia dei tribunali non si riduca soltanto a quella, illusoria, di processi sbiaditi negli anni per fatti ormai scomparsi dalle coscienze o a tutela di diritti svuotati dal tempo e, quindi, irrimediabilmente perduti”.