Toscana

FIRENZE: SUICIDIO IN CAMERA DI SICUREZZA. LE CRITICHE DEI POLIZIOTTI AL PROVVEDIMENTO “SVUOTA CARCERI”

Il caso del cittadino magrebino suicidatosi ieri sera all’interno di una camera di sicurezza della Questura di Firenze ha suscitato rabbia e amarezza tra i poliziotti fiorentini e toscani. I poliziotti ricordano le recenti critiche che non solo il Siulp ma anche i vertici della Polizia di Stato avevano indirizzato al cosiddetto provvedimento “svuota-carceri” che, tra le altre novità, prevede l’utilizzo delle celle all’interno degli caserme ed uffici di Polizia e Carabinieri al fine di detenere persone arrestate per reati non gravi e in attesa di processo per direttissima. Francesco Reale, segretario generale del Siulp Toscana, esordisce proprio richiamando gli ultimi, inutili, tentativi mossi al fine di rivedere il decreto prima della sua approvazione: “Lo aveva detto il Siulp, lo aveva ribadito il Vice Capo della Polizia Francesco Cirillo attraverso un autorevole intervento nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato”. Il Vice Capo della Polizia lanciava una denuncia che riguarda l’uso delle camere di sicurezza presso gli uffici di Polizia. In tutto sono 1057 e in base alle norme contenute nel decreto svuota carceri dovrebbero ospitare, entro 48 ore dal fermo, persone arrestate per reati non gravi e in attesa di processo per direttissima. “Non hanno il bagno, non consentono l’ora d’aria né la separazione tra uomini e donne e dunque non garantiscono “condizioni indispensabili per rispettare la dignità delle persone”, precisava il Vice capo della Polizia. “Nessuno ci ha spiegato come devono essere organizzate queste camere di sicurezza”, lamenta ancora il prefetto. E polizia e carabinieri, i cui organici sono fermi al’89 – 114mila carabinieri e 107mila poliziotti “nascono per stare nelle strade”.