Toscana

FOIBE, GIORNATA DEL RICORDO, SEDUTA SOLENNE DEL CONSIGLIO REGIONALE

“Un’iniziativa che serve per rompere un muro di omertà e di silenzio calato sull’Italia dove nel ’45, persero la vita tanti infoibati su quella che fu una linea di confine drammatica”. Con queste parole Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale della Toscana ha aperto la seduta solenne dedicata al “Giorno del Ricordo” per onorare i martiri delle foibe, che vennero torturati prima di essere sepolti nelle cavità carsiche dai soldati del comandate Tito.  Nencini, alla presenza dei numerosi consiglieri regionali e autorità, ha ricordato che la ricorrenza è stata istituita con legge dal Parlamento italiano nel 2004 (Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati), “ma – ha detto – in Toscana avremmo celebrato lo stesso questa giornata perché il salvadanaio dello spirito storico è fatto di molte cose dicibili ed indicibili”.  “Oggi ricordiamo – ha aggiunto il presidente – un numero imprecisato di donne e uomini che persero la vita, infoibati. Ci fu una sorta di pulizia etnica, iniziata nel ’43 e portata avanti nel ’45, che riguardò sia italiani di ideologia fascista che autonomisti, irredentisti, partigiani contrari alla missione di Tito ma anche italiani che ebbero la sfortuna di trovarsi in posti e momenti sbagliati”. Con la seduta solenne, il Consiglio regionale ha voluto affrontare quella “congiura e quel silenzio dovuti a motivi politici e volti a tutelare le relazioni internazionali. Oggi – ha concluso Nencini – possiamo ricordare quei morti con la solennità e il rispetto istituzionale che a loro si deve”.– “Alla giusta finalità di preservare la memoria si accompagnano i timori per il suo possibile uso politico – ha detto l’assessore alla Cultura della Regione Toscana, Paolo Cocchi, intervenendo alla seduta solenne in rappresentanza della Giunta -. La memoria infatti è sempre una nostra elaborazione. E’ proprio per questo che ad appuntamenti come quello di oggi dobbiamo guardare con la massima onestà intellettuale, lasciando stare ogni propaganda”. “E’ necessario in primo luogo – ha continuato – sottrarsi al rischio di facili equiparazioni e di semplificazioni. Ciò che chiedono le vittime è il rispetto per la loro, specifica, identità; e la complessità delle foibe, una vicenda per lungo tempo pervicacemente e ostinatamente oscurata, invita a non semplificare. Di fronte alla complessità e all’oscuramento – ha concluso Cocchi – occorre viceversa offrire strumenti di approfondimento, soprattutto nelle scuole, ed è questo che la Regione Toscana sta facendo da anni, con pubblicazioni, seminari, corsi rivolti agli insegnanti. Riconfermiamo l’impegno della Regione a lavorare con costanza su questi temi, per costruire nei giovani un sentimento di amore e rispetto per la libertà, la pace, la tolleranza”. Alla seduta solenne sono intervenuti anche Miriam Andreatini, esule istriana, dirigente dell’ANVGD, Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e lo storico Luigi Lotti. “Per decenni sulle foibe c’è stato un pesante oblio, imposto da interessi politici nazionali e internazionali – ha sottolineato Miriam Andreatini -. Con la nascita del Giorno del ricordo, nel 2004, le istituzioni sembrarono finalmente rompere l’oscurantismo, anche se purtroppo alcune forze estreme si sono coalizzate per contrastare le celebrazioni”. “Le foibe – ha affermato – furono un mezzo per indurre gli italiani a lasciare le loro terre. Da allora gli esuli si sono rifugiati nella solitudine, subendo il destino dei vinti. Oggi, le celebrazioni rendono meno amara quella rassegnazione. Oggi nasce la speranza che le drammatiche vicende della Venezia Giulia trovino il loro giusto collocamento nella storia”. A conclusione del suo intervento, Miriam Ardeatini ha letto un lungo elenco di infoibati toscani, che in quegli anni si trovavano in Istria per lavoro: “Tra gli infoibati, purtroppo, non ci furono solo istriani e dalmati – ha ricordato – ma anche molti cittadini italiani”. Luigi Lotti, storico, professore emerito dell’Università di Firenze e a lungo preside della Facoltà di Scienze Politiche «Cesare Alfieri», ha ripercorso le principali tappe storiche di quegli anni.  Lotti ha parlato delle foibe come “simbolo di violenza che ha portato all’espulsione della popolazione italiana”, “tentativo di eliminazione sommaria, brutale e selvaggia dei nemici”, “negazione dei diritti di permanenza dei cittadini e dei valori etnici e conseguenza di una brutalità esasperata”. “Il Giorno del Ricordo – ha concluso il professore – rappresenta l’auspicio a considerare inalienabili i diritti di ciascuno e a spingere al rispetto e alla solidarietà tra i popoli oggi in un’Europa pacificata ed unita”.Alla seduta solenne erano presenti numerosi consiglieri e autorità cittadine. (ab/bb)