Toscana

FUNERALI MILITARE UCCISO IN AFGHANISTAN, MONS. PELVI: SACRIFICIO PER LA PACE

“Un sacrificio offerto per il dono della pace”. Matteo Miotto “è stato chiamato a partecipare all’umana solidarietà nel dolore, diventando un agnello che purifica e redime, secondo l’amorosa legge di Cristo. La sua bara, avvolta dal tricolore, è come una piccola ma preziosa reliquia della redenzione che si rinnova nel tempo”. Lo ha ricordato mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, celebrando oggi a Roma, alla presenza delle più alte cariche istituzionali, i funerali del caporal maggiore degli alpini ucciso da un cecchino in Afghanistan. “Matteo – ha detto il vescovo nell’omelia – ha sempre creduto nella giustizia, nella verità e nella forza interiore della compassione, nella fiducia e nell’amore, fino a dare la vita. Anche noi non possiamo rassegnarci alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non dobbiamo abituarci ai conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli”. “Di fronte alle minacciose tensioni del momento, specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose – ha sottolineato mons. Pelvi – Matteo invita a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Come poter credere a un domani di pace se non fossimo in quelle terre a dichiarare che l’amore è l’unica via che pone fine alla vendetta e alle uccisioni”. Il vescovo castrense ringraziando i militari italiani impegnati in missioni internazionali, ha evidenziato come “per togliere dalla nostra civiltà la miseria e la guerra, non bastano le parole” ma occorre “l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni” e che “ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente”. “Siamo obbligati – ha rimarcato mons. Pelvi – ad allargare gli orizzonti e a riconoscere la nostra responsabilità nel costruire una comunità internazionale, in cui il diritto di tutte le nazioni e di altri gruppi sia rispettato e garantito. Dobbiamo lavorare, fare sacrifici e cooperare per gettare le fondamenta, su cui le generazioni future potranno costruire una comunità internazionale stabile e pacifica. In un mondo sempre più interdipendente e nel quale ha sempre meno senso parlare di crisi locali, questo significa non solo fermare i conflitti il prima possibile, ma costruire e mantenere la pace, una pace giusta e duratura”. Dopo le esequie la salma di Miotto è stata trasportata su un aereo militare a Verona per essere trasferita nel paese natale del militare, Thiene, dove domani, dopo una nuova funzione religiosa, verrà tumulata nel cimitero locale nell’area riservata ai caduti in guerra.Sir