Toscana

Federalberghi Firenze: “Imprese alberghiere a rischio asfissia”

Non si vive di solo turismo, ma senza turismo Firenze non può vivere. Questa pandemia ce lo ha dimostrato. L’economia turistica muove numeri importanti e alimenta un indotto enorme, che va ben al di là dei posti di lavoro diretti. Ma ora le aziende che sono fulcro del sistema dell’accoglienza, cioè le strutture ricettive alberghiere, devono fare i conti con una crisi mai vista, che ha determinato il crollo del fatturato fino a oltre l’80%. Si parla di circa 600 imprese solo nell’area metropolitana fiorentina, che sono ormai all’asfissia perché non hanno i mezzi per far fronte a questa situazione, mentre dal Governo non sono arrivati ristori adeguati rispetto ai mancati incassi e ai costi che come albergatori siamo chiamati a sostenere, anche a locali chiusi. Per questo Federalberghi ha promosso una petizione volta a sollecitare il Governo a intervenire con urgenza a tutela delle imprese e dei lavoratori del turismo prima che sia troppo tardi. Si tratta di una situazione che tocca l’intera Italia, ma che le città d’arte pagano di più, proprio perché il Pil turistico è assai maggiore”. Così il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi.

Tra le richieste avanzate con la petizione ci sono il riconoscimento di ristori efficaci, che ristabiliscano equità per l’anno 2020 e accompagnino le imprese anche nei mesi a venire; interventi sulla liquidità (proroga delle rate dei mutui e concessione di prestiti ventennali); esonero per il 2021 dal pagamento delle imposte (in primis, Imu, Tari e canone Rai); sostegno alle imprese in affitto per il pagamento del canone di locazione; riduzione dell’aliquota Iva al 5% in analogia con quanto avvenuto in altri Paesi europei; sgravi contributivi per le imprese che richiamano in servizio il  personale e sostegno al reddito per i lavoratori che rimangono disoccupati o sospesi; incentivi per la riqualificazione delle strutture ricettive.

“Il Comune si è mosso – riprende Bechi – ma i risultati purtroppo sono scarsi. Perché servono risposte nazionali. Come per la Tari, ridotta in modo esiguo solo per la parte variabile, quella relativa ai consumi, che non è niente rispetto ai cosiddetti costi fissi, che noi continuiamo a pagare anche se siamo chiusi. Molte imprese non sono riuscite a far fronte alla scadenza del pagamento, non certo per loro volontà, e così adesso rischiano di incappare anche nella mora”.