Toscana

Finanza locale, Bugli: «Decisi a riorganizzarsi, ma che si possa investire»

La conferma arriva dai numeri della Corte dei Conti e dell’Irpet, messi in fila nel corso di un seminario che si è svolto stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Al centro dei lavori la relazione annuale sulla finanza locale della Corte. Presente anche l’Anci, l’associazione dei comuni.

“Ma se la sfida è quella di risparmiare per lasciare i servizi e provare a reinvestire, almeno in parte dei risparmi, sulla crescita e lo sviluppo – si sofferma l’assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli -, allora è una sfida da giocare e noi ci stiamo”.

“Ci stiamo – dice l’assessore – a fare la nostra parte come l’abbiamo fatta in questi anni. Nel 2012, 2013 e 2014 enti locali e Regioni hanno contribuito al ‘risanamento’ dei conti dello Stato con 110 miliardi: 75 solo Regioni e sanità”. A questo si è sommata l’ultima legge di stabilità che è stata ancor più pesante, ma per la prima volta dopo anni ha chiesto sacrifici non solo per il risanamento ma anche per la crescita. “Continuare a tagliare, a risparmiare, significherebbe tagliare anche i servizi. Occorre avere coraggio di ripensarsi, di riorganizzarsi, perchè la crisi non ci può vedere fermi mentre le imprese si ristrutturano. Dobbiamo fornire gli stessi servizi con costi inferiori”. E dalla crisi si esce anche se si investe. “Ci vogliono investimenti e il quadro attuale delle norme, il patto di stabilità, il pareggio di bilancio applicato oltre gli obblighi e uropei – dice ancora Bugli -, possono impedire miliardi di investimenti che potrebbero venire da enti locali e Regioni rischiando di rendere vano lo sforzo del piano Junker”.

Il punto politico del seminario è riassunto in queste battute. Il resto della mattina è affidata ai numeri. Un quinto dei bilanci degli enti locali toscani presentava nel 2012 più irregolarità gravi, ricorda Paolo Peluffo, magistrato già sottosegretario alla presidenza del governo Monti che ha spiegato stamani il rapporto per la la sezione toscana. In 103 enti, poco più di un terzo, hanno avuto segnalazioni. Sono irregolarità diverse, che vanno dai disavanzi (formali o sostanziali) a difficoltà a incassare imposte, multe e trasferimenti, fino agli indebitamenti che tra interessi e capitale da rendere superano il 20 per cento dei bilanci e che, in questa misura, sono giudicati dalla Corte tali da rischiare di ingessare un bilancio.

Il rapporto racconta anche che la spesa corrente si è stabilizzata. Ma sono calati purtroppo anche gli investimenti. L’avanzo di amministrazione è cresciuto, attorno al mezzo miliardo. I residui ‘vetusti’, ovvero riportati di bilancio in bilancio da oltre cinque anni, sono invece diminuiti, il che è positivo, ma ammontano ancora ad otre 700 milioni ed occorrerà vedere, dice sempre Peluffo, quanti saranno davvero esigibili e in quanto tempo. Chiosa che riporta alla domanda iniziale, quella sullo stato di salute degli enti locali. A cui la Corte dei conti risponde con una mappa dove ad oggi un ente su dieci in Toscana non è in dissesto ma comunque a rischio finanziario.