Toscana

Firenze Città metropolitana, fondi europei in arrivo

Le scadenze si approssimano e si riparla di Città metropolitana di Firenze, che dovrà essere funzionante col primo gennaio del prossimo anno sostituendo la provincia. Alla presenza del  ministro degli Affari regionali e le autonomie Maria Carmela Lanzetta, a Firenze si sono finalmente riuniti, lo scorso 31 luglio, i sindaci dei 42 comuni della Provincia di Firenze che diverranno i membri della prossima Conferenza metropolitana che dovrà approvare lo statuto.

Un tema quello della città metropolitana, che ha avuto poca eco nella recente campagna elettorale. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, che sarà anche il sindaco della Città metropolitana, aveva parlato di un piano per 26mila posti di lavoro, mentre Sara Biagiotti, renziana,  sindaco di Sesto fiorentino, della quale si parla come vicesindaco metropolitano, si era sbilanciata di più: Sesto starà nell’area metropolitana per contare di più, avere più  investimenti e quindi ricchezza, puntando sul tema della smart city, cioè la città intelligente che fa una utilizzazione sociale delle nuove tecnologie della comunicazione: Internet, telefoni cellulari etc.

Il fatto che il sindaco della Città metropolitana  sia quello della città capoluogo non deve trarre in inganno, poiché sotto lo stesso nome si cela una realtà completamente differente: nel comune il sindaco ha un potere reale, dato dal fatto che la legge gli assicura una maggioranza in consiglio, nella Città metropolitana l’approvazione delle decisioni dipende dal consenso degli altri comuni i quali possono esercitare veti politici coalizzandosi.

La debolezza istituzionale della città metropolitana (consiglio con elezione di secondo grado, controbilanciamento dei poteri tra centro e periferia) sembra fatta apposta perché il nuovo ente non faccia troppa ombra al potere regionale. Nonostante questo, sulla costa non sono tranquilli, pensando ad un aumento eccessivo del potere  dell’area fiorentina. Il presidente della Provincia di Livorno,  Giorgio Kutufà,  in aprile, temeva che Firenze avrebbe schiacciato il resto della Toscana, Marco Ruggeri, candidato, poi perdente, a sindaco di Livorno, durante la campagna elettorale aveva proposto di creare una sorta di alleanza delle province costiere, per bilanciare il rinascente potere fiorentino, con un unico ufficio per i fondi europei.

Non è un caso perché la corsa a divenire città metropolitana, la diffusione della nuova istituzione tra le regioni, per cui ne avremo ben 14, di cui 10 stabilite per legge nazionale e 4 nelle regioni a statuto speciale, 3 nella sola Sicilia, deriva principalmente dal fatto che per queste nuove istituzioni è previsto un capitolo speciale dei fondi europei 2014-20.

Il finanziamento dovrebbe fare la differenza con le preesistenti  province e dare maggiore potere alla città metropolitana. Il 21 luglio il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del Ministero dello sviluppo economico ha avviato la fase di consultazione pubblica sul Programma operativo nazionale (Pon) “Città metropolitane” 2014-2020. Un programma, di 900 milioni di finanziamento, che che mira a sostenere i progetti delle 14 città metropolitane in  tre principali campi: le nuove tecnologie di comunicazione (Internet) per migliorare l’accesso ai servizi delle amministrazioni (la cosiddetta smart city), riduzione dei consumi energetici e incremento della mobilità sostenibile (trasporti pubblici), contrasto al disagio e all’esclusione sociale col miglioramento delle abitazioni e dei servizi sociali.

Alle città metropolitane delle regioni meno sviluppate del mezzogiorno andranno mediamente 94 milioni ciascuna. Nelle regioni più sviluppate del centro-nord il finanziamento medio sarà di 40 milioni. A Firenze, se le ripartizioni terranno conto della popolazione provinciale, dovrebbero arrivare circa 21 milioni che di preferenza dovranno essere utilizzati nel capoluogo, dando quindi maggior potere al suo Sindaco, il quale potrà decidere con quali comuni condividere i progetti.

Certamente 21 milioni in sette anni non sono molti, ma possono essere il catalizzatore di altri finanziamenti pubblici e privati. La Regione Toscana si appresta difatti a lanciare, anticipando con fondi propri, i bandi per i fondi europei per lo sviluppo regionale (Fesr). Si tratta in totale di 792 milioni, il 10% dei quali verrà dedicato a progetti urbani aventi come scopo la diminuzione dei consumi energetici e la rigenerazione urbana, specialmente nei quartieri socialmente degradati allo scopo di favorire l’inclusione sociale. Sono previsti 40 milioni di finanziamenti europei ai quali si dovrebbero aggiungere altrettanti di finanziamento statale. Probabilmente andranno soprattutto per le città di medie dimensioni, ma forse qualcosa riguarderà anche Firenze.

Nardella annuncia per settembre una riunione delle città metropolitane di cui è coordinatore,  sui piani strategici che dovrebbero funzionare da attrattori di risorse, ben sapendo che i finanziamenti europei arrivano laddove c’è una visione del futuro ben delineata. Sarebbe finalmente il modo di dotare la città e l’area metropolitana di una visione di lungo periodo dopo l’esperienza del piano strategico di Firenze e comuni contermini del 2002, carente di quella base istituzionale che la Città metropolitana dovrebbe fornire.