Toscana

Firenze e Prato, è polemica sul nuovo termovalorizzatore

di Riccardo BigiUn solo termovalorizzatore a Campi Bisenzio per bruciare i rifiuti di Firenze e di Prato? «Perché no», dice il presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi. «Va bene – risponde dai banchi dell’opposizione il segretario provinciale dell’Udc Federico Tondi – purché si faccia in fretta: la questione rifiuti ha avuto già troppi ritardi, rischia di diventare una vera e propria emergenza».

Il sindaco di Campi, Fiorella Alunni, presenta qualche perplessità in più: «prima voglio sapere le dimensioni dell’impianto, le caratteristiche tecniche, l’impatto che avrebbe sull’ambiente». La Provincia di Prato, invece, sembra intenzionata ad andare avanti da sola senza rimettere in discussione i piani attuali. Piccolo particolare: il nuovo termovalorizzatore potrebbe sorgere proprio sul confine con Campi Bisenzio, che si troverebbe così a ridosso del centro abitato non uno, ma due impianti di smaltimento.

Mentre si discute, la questione assume sempre di più l’aspetto di un nodo che nessuno riesce a sciogliere. Di sicuro è un problema da affrontare rapidamente, per motivi economici ed ambientali: le discariche producono numerosi agenti inquinanti e, anche dopo essere state chiuse, vanno gestite per oltre 30 anni con costi non indifferenti. Senza contare il fatto che la discarica di Case Passerini, dove finiscono i rifiuti del comprensorio fiorentino, tra un paio d’anni avrà raggiunto i livelli massimi e dovrà essere chiusa.

«È difficile confrontarsi con una problematica complicata socialmente ed emotivamente come quella del termovalorizzatore» dice don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale oltre che parroco di San Donnino, frazione di Campi Bisenzio.

L’approccio suggerito dalla dottrina sociale della Chiesa, ricorda don Momigli, «deve sempre tenere insieme due elementi: la persona e il bene comune. Bisogna dunque affrontare la questione dei rifiuti sul piano educativo delle persone ma anche sul piano economico e razionale per verificare a livello scientifico quello che sarà l’impatto dell’impianto con il territorio e la salute delle persone».

A complicare le cose c’è anche una ricerca, recentemente presentata, che mette in correlazione l’attività dell’ex inceneritore di San Donnino e l’aumento dei tumori nei cittadini di Campi Bisenzio. Partendo da questi dati, Rifondazione e altri esponenti della sinistra hanno lanciato l’allarme sulla pericolosità di un impianto per bruciare i rifiuti. Si tratta però, fa notare don Momigli, di dati che hanno poco a che vedere con la questione che si discute in questi giorni: «Non si può confrontare l’impatto che ha avuto il vecchio inceneritore con un nuovo impianto che avrebbe caratteristiche completamente diverse».

Più interessante sarebbe analizzare l’impatto ambientale e di salute sui cittadini di quelle città europee che hanno un termovalorizzatore come quello che si intende collocare a Firenze. Tutto quindi, sottolinea don Momigli, deve essere deciso in maniera razionale: «L’essere a favore o contro la realizzazione del termovalorizzatore in un determinato luogo deve derivare da una serie di valutazioni, anche tecniche e ambientali; non può solo essere il frutto di valutazioni economiche o di elementi emotivi che un’opera come questa può indurre. Né il Sì né il No devono essere posizioni pregiudiziali, ma il frutto di argomentazioni ragionevoli e fondate».

Ma prima di tutto, suggerisce don Momigli, le amministrazioni locali devono risolvere il problema già esistente, ossia quello dell’ex inceneritore di San Donnino. «Per porsi in maniera credibile nei confronti della popolazione – dice don Giovanni, – bisogna prendere una decisione importante sul vecchio impianto. Con quale credibilità un’amministrazione si pone in dialogo con la gente, quando la situazione territoriale e ambientale attorno al vecchio insediamento di San Donnino continua ad essere quella che è?».

La schedaSmaltire i rifiuti producendo energiaUn termovalorizzatore è un inceneritore di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per produrre energia elettrica. L’impiego dei termovalorizzatori sembra essere una via di uscita dal problema delle discariche ormai stracolme. Il piano regionale sullo smaltimento dei rifiuti prevede l’incentivazione della raccolta differenziata, e la presenza di un termovalorizzatore in ogni Provincia, in modo da inviare alle discariche solo rifiuti già trattati: molte province hanno un impianto già attivo. Ad Arezzo ad esempio il termovalorizzatore è attivo dal 1999. Dovrà essere ampliato il termovalorizzatore di Foti (Poggibonsi) che serve la provincia di Siena. Presso il termovalorizzatore di Ospedaletto (nella foto), che serve la provincia di Pisa, si bruciano al momento oltre 200 tonnellate di rifiuti al giorno. La Provincia di Livorno utilizza il termovalorizzatore che si trova in località Picchianti: un impianto che negli ultimi anni è stato aggiornato con nuove tecnologie. I rifiuti della provincia di Lucca sono bruciati a Belvedere, nel comune di Castelnuovo Garfagnana, dove il vecchio inceneritore (attivo dal 1977) è stato trasformato in termovalorizzatore. Un caso particolare è quello di Scarlino, in Maremma, dove l’impianto costruito dall’Eni, oggetto di vari interventi da parte della magistratura, è stato chiuso e riaperto più volte.