Toscana

Firenze, in 2 mila per ultimo saluto a Duccio. «Tempo silenzio, no vendetta»

«Ciao Duccio ci rivedremo in Paradiso, con la maglia giallo-rossa e quella viola, il massimo possibile». Si è chiusa con queste parole l’omelia di don Massimiliano Gabbricci, seguita da un lunghissimo applauso. Il secondo applauso, il primo è scattato all’arrivo del feretro di Duccio Dini, il ragazzo travolto e ucciso da una delle auto coinvolte domenica scorsa nel folle inseguimento di via Canova. Il parroco, cappellano della Fiorentina, ha parlato davanti ai genitori, Beatrice e Luca, alla sorella Arianna, e a alle circa duemila persone accorse per l’ultimo saluto del 29enne. «Ora- ha detto don Massimiliano- è il tempo del ricordo della memoria che diventa vita, incontro, possibilità di crescita. è il tempo della vicinanza alla famiglia» e «soprattutto del silenzio». Poi certo, ha aggiunto, «verrà anche il tempo della giustizia, della richiesta di giustizia, come è giusto che sia. Ma non della vendetta o dell’odio», sentimenti «che non portano e non servono a nulla. La giustizia verrà, ma ora viene quel silenzio di cui la famiglia sta dando una testimonianza meravigliosa, che ringrazio dal profondo del cuore».

Quel silenzio che ha bisogno del cuore, e qui don Massimiliano ha citato il «Piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry, perché «l’essenziale è invisibile agli occhi». Quell’essenziale che sanno vedere i giovani, i bambini. «Come ieri- ha ricordato- quando con i giovanissimi del San Michele abbiamo vinto la finale regionale. L’abbiamo dedicata a Duccio. Uno di loro è venuto da me con la coppa e mi ha detto, ‘Domma, ma anche questo ragazzo ha indossato la maglia giallorossa?’ Gli ho detto sì e lui, ‘ecco allora sarà contento in cielò. I ragazzi sono sempre belli, ci insegnano sempre».

Al rito funebre, in forma strettamente privata, hanno preso parte anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’assessore alla Sicurezza Federico Gianassi, all’Integrazione, Sara Funaro.

Presenti anche esponenti delle forze dell’ordine e il questore Alberto Intini. Poco prima del funerale, anche il ministro delle Giustizia Alfonso Bonafede ha raggiunto la chiesa dove si è intrattenuto per circa 40 minuti con i genitori di Duccio.

«Duccio era un ragazzo umile e riservato, di quelli che non amano certo stare sotto i riflettori. Quindi noi adesso chiediamo che la sua scomparsa non venga strumentalizzata da niente e da nessuno. Questo, per tutti noi che lo amiamo, è il momento del dolore e non di altre cose», hanno chiesto gli amici di Duccio Dini, leggendo un messaggio in chiesa, al termine del funerale. Gli stessi amici che hanno «vestito» la bara delle maglie che il 29enne ha indossato nel rettangolo verde dei campi da calcio. Tutti insieme, stretti in un unico abbraccio, sull’altare della chiesa di Santa Maria a Cintoia, hanno poi letto un ricordo dell’amico, «chi sei e cosa resterai per noi». E allora «’Duccino, con quel baffo di cui andavi orgogliosissimo, quel ciuffo che ti invidiavamo tutti. Le partite, le ragazze, i viaggi, le serate a ballare, la Fiorentina, il Fantacalcio. Tutto insieme. Con quella faccia pulita e quei modi da ragazzo gentile, con la tua grande disponibilità e maturità nell’affrontare le difficoltà che la vita ti ha messo davanti. Un ragazzo con una testa da adulto, una mosca bianca al giorno d’oggi». Duccio, hanno continuato gli amici di sempre, «ci hai lasciato troppo presto. Ma non ci piace pensare al destino, alla sfortuna: vogliamo pensare che lassù avessero bisogno di uno come te. Ma chi non ha bisogno di uno come te? Una spalla su cui piangere e quel sorriso contagioso». Poi il pensiero dedicato ai suoi cari: «La tua famiglia in questi giorni ci ha dimostrato cosa significhi esserlo davvero, con una forza e un’educazione fuori dal comune».