Toscana

Firenze, progetto pilota per orti urbani nelle aree inutilizzate

L’acqua al posto del terriccio. è il concetto alla base della coltivazione idroponica applicato ad un prototipo di serra urbana inaugurato in piazza Ghiberti a Firenze e che a seguire sarà ospitato presso l’istituto agrario delle Cascine. Un progetto sviluppato dal centro Abita della facoltà di architettura dell’Università della città, in partnership con l’azienda agricola Cammelli e finanziato dalla Regione Toscana con i fondi destinati alla ricerca agroalimentare.

L’obiettivo è la riqualificazione di aree inutilizzate, con un sistema innovativo, temporaneo, reversibile ed autosufficiente.

Il prototipo, realizzato materialmente dall’Idromeccanica Lucchini, è stato presentato oggi nel corso del convegno internazionale Med Green Forum. «Il progetto URCA – sottolinea la vice presidente della Toscana Monica Barni, che non ha potuto partecipare all’iniziativa – è uno dei diciassette finanziati nell’ambito dell’avviso pubblico dedicato ai progetti di ricerca nel settore agroalimentare adottato nel 2013. Siamo molto soddisfatti come Regione Toscana nel presentare oggi questo prototipo di serra e siamo convinti di aver contribuito ad animare con questo bando il settore agroalimentare coniugando le esigenze delle imprese con l’innovazione apportata dalle università e dai centri di ricerca».

«Il prototipo di serra idroponica presentato oggi – aggiunge – rappresenta un’innovazione importante ed ambiziosa, un punto di incontro fra la riqualificazione di aree marginali e un’agricoltura all’avanguardia». «Continueremo con le nostre azioni – conclude – a promuovere l’incontro fra la ricerca, l’innovazione e le imprese perché la capacità di un’azienda, di una società e di una economia di imparare continuamente è la chiave per lo sviluppo».

La coltivazione idroponica è stata riscoperta nel 1930 dall’Università di Berkley in California, anche se applicata di fatto solo di recente; ma il concetto è assai più antico ed è quello che già usavano gli antichi babilonesi nei loro giardini pensili o i popoli che vivono in montagna attorno al lago Titicaca in Perù e nel Myanmar, dove i giardini vengono coltivati sulla superficie dell’acqua, sopra paglia imbevuta o strati di giacinto Nell’idroponia, come in questi laghi di montagna, le piante vivono sopra l’acqua con le loro radici appese nel flusso di una soluzione nutriente. Il segreto è sostituire sali minerali e ossigeno che via via vengono assorbiti e consumati e bilanciarli nella proporzione, in modo da massimizzare produzione, velocità di crescita e qualità. Serve alla fine anche meno acqua rispetto alle coltivazioni in terra, visto che quella utilizzata può essere «ricaricata» e rimessa in circolo. Un’opportunità in più per giardini urbani e per gli orti sociali cittadini.