Toscana

Fondazione Cassa Firenze. Salvadori eletto nuovo presidente

Alla fine nella votazione non si sono registrati contrari, un fatto rimarcato con apprezzamento da parte del neopresidente, ma la mancanza di unanimità denota il clima di competizione che si era innescato per la successione alla guida della Fondazione.

Salvadori, presidente degli industriali fiorentini, si dice molto emozionato per l’elezione e fa capire che il proprio mandato si baserà attorno a due impegni chiave: continuità col passato e volontà di anticipare i bisogni della città soprattutto in tema di lavoro e welfare. «Sento una responsabilità piacevole nei confronti della Fondazione, ma anche verso la città- spiega- ci muoveremo assolutamente in continuità. Verrò coadiuvato da un consiglio di amministrazione dove ci sono persone molto competenti e con grandi professionalità». I tempi attuali, aggiunge, ad ogni modo «non ci permettono di vivere di cose già vissute. Occorre trovare nuovi spunti e cercare di anticipare i tempi nell’affrontare le questioni della città. Questa è la novità che intendiamo portare».

Nell’agenda di Salvadori compaiono così il welfare e il lavoro. Il tema speculare della denatalità e dell’aumento dell’aspettativa di vita pone problemi nuovi rispetto a 10 anni fa, rileva. Di pari passo a Firenze ci sono troppi posti di lavoro non coperti a causa del disallineamento fra le ‘skills’ richieste dalle imprese e offerte dai lavoratori. «Non aver capito l’evoluzione la domanda e l’offerta di lavoro è una colpa delle nostre generazioni- riconosce- l’accoppiamento fra domanda e offerta doveva essere fatto ben prima di oggi».

Salvadori si dedicherà a tempo pieno al nuovo incarico. Lascerà quanto prima la presidenza degli industriali, «compatibilmente con le esigenze organizzative e tecniche- precisa- non riuscirò ad arrivare a gennaio, febbraio quando dovrebbe esserci l’elezione del nuovo presidente di Confindustria».

La Fondazione, del resto, esce da un processo di selezione del successore di Tombari non semplice. Anche se l’unità di fondo non dovrebbe essere stata intaccata. «Non c’è stato nessun voto contrario oggi, questo è un dato importante- sottolinea Salvadori- all’interno di una istituzione come questa la ricomposizione avviene sempre, perché c’é un fine comune da portare avanti».

A ottobre, peraltro, il presidente è atteso a una prova importante per la vita della Fondazione: l’approvazione del nuovo piano pluriennale. Un documento che conterrà indicazioni anche sulla gestione degli asset, a partire dalla quota di partecipazione in Intesa Sanpaolo. In un contesto complesso che vede la curva dei rendimenti finanziari, a parità di rischio, in discesa dell’1,5% rispetto a tre anni fa. L’ente, che anche quest’anno distribuisce qualcosa come 33,8 milioni di risorse in progetti e contributi, è chiamato a decidere se aumentare il profilo di rischio per aumentare i ricavi o se accontentarsi di introiti in calo. «Intesa Sanpaolo rappresenta un investimento strategico. Il futuro dipenderà anche dall’andamento dell’economia nazionale – fa notare il direttore generale della fondazione, Gabriele Gori – è un ragionamento molto complesso, molto profondo. Mi sento di dire che finché Intesa Sanpaolo guadagna quattro miliardi all’anno è un po’ singolare privarsene».