Toscana

Funghi, annata ok, ma attenti alla legge

DI MARCO LAPISe il mese di agosto, per via del tempo, non ha soddisfatto appieno chi era in vacanza, certamente si è rivelato molto più generoso per i tanti appassionati fungaioli della Toscana, grazie anche al caldo dei primi giorni di settembre. L’annata si preannuncia insomma buona, se non addirittura ottima: ma tutti i cercatori dai 14 anni in su, compresi gli occasionali, sono tenuti a rispettare la legge regionale che da sei anni, in ottemperanza a una legge-quadro nazionale, impone il pagamento di una quota, a meno che la raccolta non avvenga all’interno del proprio comune di residenza. Per uscire dai confini e spaziare in tutta la regione, esclusi parchi e aree private a regolamento specifico, occorre quindi avere con sé la ricevuta del versamento effettuato alla tesoreria del proprio comune e un documento di riconoscimento.

Secondo le stime di Andrea Vinci, il funzionario della Regione esperto del settore, a essere in regola sono circa i tre quarti degli appassionati: il che ha consentito di utilizzare gli introiti per la cura dei boschi e la ripulitura di sentieri allo scopo di mantenere l’ambiente ideale per la ricerca, dato che i funghi di maggior pregio, a cominciare dai porcini, prediligono terreni con sottobosco non invasivo, come quelli dei castagneti da frutto.

La legge, infatti, pur affidando ai comuni di residenza la concessione delle autorizzazioni e quindi la raccolta dei relativi versamenti, prevede che il 90% delle somme introitate sia girato alla Regione, che lo destina poi ai suddetti interventi nelle zone montane. Una procedura un po’ macchinosa, non certo la sola di una normativa che, se da un lato può apparire piuttosto complessa, dall’altro riesce a essere senz’altro equa nei confronti di tutti i soggetti interessati. A cominciare dai residenti della montagna i quali, rispetto agli altri, pagano la metà per la cosiddetta «autorizzazione personale» e possono raccogliere nei loro territori fino a sei chili di funghi, a prescindere dal tipo, anziché solo tre. Ma anche cittadini e abitanti del piano non possono lamentarsi: le quote previste sono relativamente modeste e vanno dai 12,91 euro per l’autorizzazione personale semestrale ai 25,82 per l’annuale e a 61,97 per la triennale. Quest’ultima opzione, a ben guardare, appare più destinata ai cercatori incalliti, che si dedicano anche ai funghi invernali e primaverili come dormienti, prugnoli e spugnole, che non al cercatore tipico che si accontenta – si fa per dire – di quelli estivi e autunnali come porcini, ovoli e gallinacci. A quest’ultimo, infatti, converrà optare per la semestrale, che non a caso, come ci diceva Vinci, è la più «gettonata». Magari non sarebbe stato male prevedere nella legge una «triennale stagionale» che con 35 euro o giù di lì potesse consentire la raccolta solo in estate e autunno per tre anni di fila, ma è sempre possibile aggiungerla.

Accanto alle autorizzazioni personali ci sono poi quelle a fini scientifici, riservate a studiosi ed esperti del settore, e le cosiddette «turistiche», indirizzate soprattutto ai cercatori non residenti in Toscana (non pochi, secondo il funzionario della Regione) ma anche ai toscani «occasionali», che con soli 3,62 euro possono cercar funghi per un giorno nel comune di rilascio e in quelli confinanti. Conviene di fatto solo ai non residenti, invece, la «turistica plurigiornaliera», che costa come la semestrale ed valida per sette giorni, anche non consecutivi, dell’anno solare di rilascio, sempre nel territorio sopra ricordato. Gli importi delle autorizzazioni turistiche sono trattenuti per intero dai comuni che le rilasciano.

Per chi viene «pizzicato» senza autorizzazione, o con quantitativi eccedenti il limite giornaliero o, peggio ancora, con rastrelli per rimuovere il substrato e raccogliere gli esemplari appena nati (da lasciare in ogni caso dove sono, se si tratta di porcini e ovoli), multe garantite, d’importo più o meno pesante a seconda della gravità dell’infrazione, e sequestro del raccolto nei casi previsti. Che, per un fungaiolo che si rispetti, è davvero la peggior punizione.