Toscana

Garfagnana, lo sciame sismico continua

C’è tensione dunque che, al momento, ha vissuto il suo culmine la sera di giovedì 31 gennaio, anche senza l’arrivo di un movimento tellurico reale. Quella sera infatti viene diramata un’allerta dalla protezione civile nazionale che fa saltare sulla sedia tutti i sindaci della Provincia di Lucca: possibili imminenti nuove forti scosse con epicentro nei pressi di Castelnuovo Garfagnana, firmato Franco Gabrielli. Scatta l’allarme, i Sindaci non possono fare altrimenti: non possono certo non avvisare la popolazione di questa allerta ufficiale. Su tweetter e facebook è una ridda di messaggi. La gente scende in strada, attorno alle 10 di quel giovedì sembra prevalere il panico. Ma in realtà è più il desiderio di capire che stia succedendo e in fondo l’emergenza viene affrontata nel migliore dei modi. Questo è stato riconosciuto dallo stesso Gabrielli quando il giorno successivo fa cessare l’allerta: ha avuto parole di elogio per la popolazione e i sindaci della Garfagnana.

Il parroco di Castelnuovo Garfagnana mons. Gianfranco Lazzareschi dice «qui la gente è abituata, c’è preoccupazione ma c’è pure molta compostezza». Cosa è successo in particolare subito arrivato l’allarme? «Posso parlare solo di Castelnuovo, qualcuno è sceso in strada, ma alla fine senza troppa confusione. Gli anziani e gli ammalati sono stati subito trasferiti nei centri di accoglienza della protezione civile e lì hanno passato la nottata». Come ha saputo dell’allarme? «Mi è venuto a suonare un giovane in canonica, nell’adiacente Duomo c’erano le prove della corale. Poi ho ricevuto tante telefonate e ho incontrato molte persone. Alla fine ho passato la notte dai Vigili del Fuoco. Ma ripeto, grazie alle autorità locali e alla macchina dei soccorsi, che anch’io ringrazio, non c’è stata alcuna confusione». Si parla comunque di almeno duemila persone che hanno passato la notte tra il 31 gennaio e l’1 febbraio, nei centri di accoglienza della protezione civile di tutta la Garfagnana. Non è invece quantificabile il numero di coloro che hanno preferito affrontare la notte di allerta, in macchina, lungo le strade e nei parcheggi, oppure ospiti di parenti o amici lontano dalle proprie abitazioni.

Il quadro dei danniDopo la scossa di 4.8 della scala Richter del 25 gennaio scorso con epicentro in Garfagnana e a seguito dei sopralluoghi effettuati dai vigili del fuoco su tutto il territorio della provincia di Lucca, emerge un quadro molto chiaro: le chiese sono stati in assoluto gli edifici più danneggiati.

In generale si tratta di edifici con crepe sospette e cornicioni pericolanti. Da una raccolta di informazioni dei circa 30 edifici ad oggi dichiarati inagibili, 21 sono chiese Solo una di queste si trova nella piana di Lucca: la chiesa parrocchiale di Marlia, 10 chilometri a nord del capoluogo, e a meno di 50 a sud dall’epicentro del 25 gennaio, è inagibile causa danni strutturali alla volta. Le altre chiese inagibili sono tutte in Val di Serchio e Garfagnana: chiesa di Vico Pancellorum a Bagni di Lucca, chiesa della Misericordia a Borgo a Mozzano, chiesa di Casciana, quelle di Gragnanella e S. Lucia (queste a Castelnuovo Garfagnana), Pian del Cerreto, Cerageto, Isola e Valbona, Gragliana e Verni, due chiese a Giuncugnano e Molazzana (quest’ultimo il paese più vicino all’epicentro della scossa del 25 gennaio).

Poi restano chiuse le chiese di Sambuca e la chiesa di san Romano mentre a Sillano sono inagibili la chiesa di S. Bartolomeo e Dalli Sopra. Anche a Villa Collemandina (paese epicentro dello storico terremoto del 1920) restano al momento inagibili le chiese di Canigiano e Magnano. Tra i restanti edifici dichiarati inagibili, ci sono due scuole a Barga dove dopo alcune verifiche è stato riaperto il locale palazzetto dello sport.

Chiusa la biblioteca comunale di Borgo a Mozzano e altri stabili privati. Ma i sopralluoghi continuano anche a seguito della scossa di 3.3 registrata la notte del 30 gennaio alle ore 00.42, con epicentro tra le località di Fosciandora e Barga. Quindi questi dati sono parziali e in via di ulteriori modifiche.

Zona di terremoti ed esercitazioni

Nel novembre 2010 in Italia si è tenuta una grande esercitazione internazionale di protezione civile, denominata Terex 2010 (ovvero Tuscany Earthquake Relief Exercise). Il tutto prevedeva la simulazione di un terremoto nei territori della Garfagnana e della Lunigiana, di magnitudo 6.4, analogo cioè a quello che si verificò nella stessa zona il 7 settembre del 1920 con epicentro a Villa Collemandina, il quale causò oltre 300 morti. All’esercitazione di tre anni fa, insieme alla protezione civile italiana parteciparono squadre provenienti da Austria, Croazia, Francia, Slovenia e Federazione Russa. Anche parte della popolazione fu coinvolta nelle attività. Ma non è la prima esercitazione in questi territori. Nota è quella del 1985, in quell’occasione nel mese di gennaio, in Garfagnana, si verificò uno sciame sismico durato alcune settimane (fu registrata pure una scossa di 4.6 della scala Ricter). Il governo di allora, con il ministro della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti, optò per una esercitazione, secondo molti un po’ improvvisata ma la prima del genere in Europa, avvertendo la popolazione dell’arrivo di una devastante scossa. Nella memoria di molti c’è ancora l’annuncio improvviso al tg1 e le ore di panico che ne seguirono. La macchina dei soccorsi all’epoca non era quella di oggi ma resse. La forte scossa annunciata non arrivò, ma intanto nell’85 furono evacuate oltre 100 mila persone. Che anche ciò che è avvenuto il 31 gennaio scorso non sia stata un’esercitazione pilotata?