Toscana

Giovani e accoglienza, oltre i pregiudizi

di Maria Serena Quercioli

E’ considerato «accettabile» andare a cena con una persona povera, con un extracomunitario. Ma sarebbe «inaccettabile» andare fuori a cena con persone tossicodipendenti e rom. L’Italia del 2010 si scopre accogliente nei confronti dei cittadini italiani meridionali, degli ebrei, dei sudamericani ma considera fortemente «antipatici» i turchi, i musulmani, i rumeni e i sinti. Mio figlio? «Mai con un tossico o un rom». E mia figlia? «Mai con un uomo povero».

Questi sono alcuni dei risultati del sondaggio, realizzato dalla Swg, su «Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti» presentato a Campi Bisenzio nell’ambito del progetto «Filigrane 2010, i giovani e l’impegno per l’accoglienza». Il teatro Dante ha ospitato per due giorni tavole rotonde, laboratori musicali, libri (Sandro Veronesi) per proporre un percorso di partecipazione giovanile capace di stimolare protagonismo attraverso lo sviluppo di un tema importante e di una serie di opportunità. Difficile a spiegare ma semplice nei fatti. Al progetto si sono agganciati poi due percorsi che hanno avuto come testimonial e protagonisti Paolo Ruffini e Niccolò Fabi.

Quattro eventi ad ingresso gratuito e la risposta del pubblico, di tutte le età, è stata entusiasmante. Il progetto non si è esaurito con la tappa di Campi ma proseguirà sino al 2011 attraverso vari livelli di coinvolgimento in ogni provincia della Toscana. Filigrane nasce infatti dalla volontà della Regione Toscana e del Centro Nazionale per il Volontariato e in ogni provincia ha avuto il supporto di vari partner, tutti comunque in relazione al mondo giovanile.

Elisa Simsig della Swg ha illustrato i contenuti del sondaggio effettuato su giovani dai 18 ai 29 anni ai quali è stato chiesto cosa pensano della «diversità» intesa in senso molto ampio e in un rapporto giocato sul quotidiano: è diversa una persona malata, un povero, un rom. Per vicini di casa si possono accettare tutti ma non i rom e i tossici. I giovani riconoscono però che al primo posto nell’impegno contro il razzismo ci sono le associazioni di volontariato, seguite dalla chiesa. Quello del Governo e dei partiti è considerato un impegno nullo.

Alla tavola rotonda sono intervenuti il vice-sindaco di Campi Serena Pillozzi che ha la delega alle politiche giovanili e l’assessore alla cultura Emiliano Fossi. Il Comune, attraverso la cooperativa Macramè, è partner del progetto ed ha inserito nel quarto livello di Filigrane il progetto Re.Gi.e (Responsabilità, Giovani, Energie).

«Una delle grandi scommesse della nostra società – ha detto Chiara Criscuoli del Coordinamento Filigrane – sta nella capacità di costruire modi di convivenza e di comunità che sappiano da un lato valorizzare le diversità e dall’altro far interagire in maniera costruttiva le differenze. “Non sopporto i cinesi”, “Odio gli zingari”: sono frasi fra tante pronunciate con la nostra comune, ordinaria, a volte inconscia intolleranza. Negare queste sensazioni non serve, guardarle negli occhi e provare a scioglierle, come stretti ed intricati nodi del nostro io, è l’unica via per costruire convivenze più serene».

Filigrane ha ospitato la presentazione del progetto «Strani Vari» di Macramè e le testimonianze dei ragazzi del liceo scientifico Agnoletti che insieme all’Auser hanno partecipato all’ultimo «viaggio della memoria» nei campi di sterminio nazisti. Infine il progetto «Possibili percorsi» di Desy Landini. Sul concetto di razzismo ci sono oggi tanti e troppi giustificazionisti? Secondo il sondaggio Swg il 51% degli intervistati ha risposto «no, mai». E la conclusione allora è che arte, scuola, creatività e dialogo possono essere visti come risorse preziose per la costruzione di una convivenza che non si fermi alla condivisione di un luogo fisico ma come incontro profondo ed accoglienza delle differenze dell’altro. Per saperne di più sulle prossime tappe di Filigrane il blog è: www.giovani.intoscana.it (telefono 055/4383321 segreteria organizzativa).

«Convivenze» secondo Niccolò Fabi

Niccolò Fabi è entrato nel  progetto «Convivenze… il plurale che fa la differenza» con più vesti: quella di direttore artistico, di mediatore, di facilitatore. Ha aiutato i giovani a costruire una storia composta da espressioni diverse (musica, immagini, parole) e raccontata da voci diverse. Il cantautore già nel 2009 era stato testimonial nell’evento fiorentino dei giovani organizzato dalla Regione e il laboratorio delle espressioni diverse – inserito da Filigrane nel progetto – ha collimato con un suo precedente progetto «violenza124». Un progetto originale ma che ha in sé alcuni elementi sostanziali che coincidono con il valore contenutistico e simbolici che «Convivenze124» vuole raggiungere. Tutto nasce da Niccolò Fabi e dalla sua idea di mettere insieme musicisti e sensibilità diverse, partendo ognuno dalla propria creatività. Ha così coinvolto Boosta, Roberto Angelini, Mokadelic, Olivia Salvadori, Sandro Mussida, i Gnu Quartet e un gruppo di percussionisti africani guidati da Ruggero Artale. Ha dato a tutti una stessa base e un’idea, il tema da sviluppare era la violenza, e ognuno separatamente ha composto, improvvisato, lavorato con il suo stile e la propria personale visione, senza sapere cosa avrebbero creato gli altri. Solo alla fine si sono incontrati, confrontati e hanno unito tutto quanto insieme sotto il titolo «Violenza124». «Ho cercato – ha detto Fabi – una pulsione umana primaria e complessa che desse al musicista la possibilità di spaziare in uno spettro espressivo più ampio possibile».