Toscana

Giunta regionale, le richieste del mondo cattolico

di Claudio Turrini

Toni bassi ma anche l’orgogliosa rivendicazione di aver portato a termine una piccola «rivoluzione» con la sua giunta «rosa, leggera e plurale» (Chi sono i nuovi assessori | Le deleghe). Enrico Rossi ha incassato senza troppi problemi il via libera alla sua squadra di governo. 33 i voti favorevoli e 21 contrari (su 54 votanti). Maggioranza compatta nonostante i mugugni della vigilia e le mail anonime circolate all’interno del Pd. Nonostante la conferma di tre soli nomi della giunta Martini e la sottorappresentazione di alcuni territori (a partire da Firenze). Nonostante l’esclusione di un esponente di Sinistra e Libertà che, rimasta fuori dal Consiglio con il suo 3,8%, sperava almeno in un posticino in giunta. Nonostante la nomina di Anna Marson all’urbanistica. Un «tecnico», in quota Idv, che in passato aveva usato toni molto critici contro le scelte urbanistiche di alcuni amministratori toscani del Pd (come i sindaci di San Casciano e Montespertoli). E che fa immaginare – o temere, a seconda dei punti di vista – una piccola svolta nel governo del territorio, rispetto alla precedente gestione targata Riccardo Conti. Complessivamente i dieci assessori (con Martini erano 14) sono cinque di area Pd (Targetti, Simoncini, Salvadori, Bramerini, Ceccobao) uno del Prc (Allocca), un socialista (Nencini), due in quota Idv (Marson e Scaletti) e un tecnico «puro» per la sanità (Scaramuccia).

«In Toscana abbiamo dimostrato che la politica è capace di innovarsi, di tentare strade diverse, trovando canali nuovi con la società toscana, senza allentare la guida, perché le istituzioni devono fare la loro parte», ha detto Rossi nel suo discorso al Consiglio, nel quale ha indicato alcuni obiettivi su cui intende concentrare l’azione di governo. A partire dalla riduzione dell’1% dei costi di gestione della pubblica amministrazione. E poi, puntare sul settore manifatturiero; investire nella ricerca e soprattutto nella brevettazione; rilanciare le città e difendere il paesaggio; puntare sull’agricoltura e sulla green economy, «che è il contrario dell’ambientalismo del no»; correggere lo stato sociale, rimodellandolo sui giovani. «Se vogliamo correre di più abbiamo bisogno di gambe nuove – ha aggiunto il neoeletto presidente –, capaci di ripensare lo stesso sistema scolastico e dei servizi». In questo contesto Rossi ha accennato alla legge sull’immigrazione: «Una legge che scommette sui servizi per chi è regolare».

Critiche alla giunta e al suo programma sono arrivate dai banchi dell’opposizione. Alberto Magnolfi (Pdl) ha sottolineato che «la Regione deve diventare cabina di regia strategica. Si deve rendere effettivo il principio di sussidiarietà, ridurre il numero delle leggi, redigere i testi unici, rivedere norme considerate da molti cittadini vessatorie, affrontare davvero il problema rifiuti, dell’aeroporto e delle infrastrutture in generale». Per Magnolfi, la Giunta Rossi «non può dare garanzie per la struttura politica che ha. La discontinuità annunciata in campagna elettorale si è persa e la nostra opposizione sarà ferma».

Secondo il vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Benedetti (Pdl) «molti degli enunciati del programma li avevamo già sentiti cinque anni fa, sono rimasti propositi per Martini e spero non succeda altrettanto per Rossi». Benedetti ha anche messo le mani avanti sulla possibilità di cambiare la legge elettorale, su cui Rossi si era impegnato, ricordando che «è competenza del Consiglio, e non della Giunta».

Un giudizio positivo sui primi passi del nuovo presidente della regione arriva dal segretario generale aggiunto della Cisl toscana, Ciro Recce. «L’unificazione in un unico assessorato delle competenze su attività produttive, lavoro e formazione, come auspicavamo da tempo, è una scelta positiva che consentirà alla Regione di intervenire in modo più efficace per fronteggiare la crisi e costruire percorsi per uscirne», ha affermato in una nota. Per Recce l’accorpamento delle competenze «consentirà un’effettiva sinergia su questi temi così strettamente collegati. Quello affidato a Simoncini è un assessorato che potrà affrontare con competenze e strumenti adeguati la crisi».

Il cattolico Monaci alla guida del ConsiglioAlberto Monaci, 69 anni, senese, è il nuovo presidente del Consiglio regionale della Toscana. La sua elezione, dopo che tutti i gruppi avevano raggiunto un accordo istituzionale sul suo nome, è avvenuta all’unanimità e – come prevede il regolamento – a scrutinio segreto, nella prima seduta del Consiglio che lui stesso presiedeva come consigliere anziano. Nato ad Asciano (Siena) nel 1941, è stato deputato dal 1987 al 1992 nelle file della Dc. È stato membro dell’assemblea nazionale, regionale e provinciale, di Siena per Dl-Margherita. Consigliere regionale dal 2000, nella precedente legislatura ha svolto il ruolo di capogruppo, prima della Margherita, e successivamente del Pd.

«Sarò il presidente di ognuno di voi e spero di non deludervi troppo», ha detto appena eletto sottolineando come questo sia «un momento difficile per l’Italia e per la Toscana che ha bisogno di risposte. Abbiamo un compito importante – ha proseguito Monaci – e mi farò garante affinché qui sia incarnato il profilo della migliore politica, operosa, consapevole del ruolo e dei doveri che le spettano, impegnata a valorizzare la comunità regionale». Monaci ha promesso «una leale collaborazione» con la Giunta e con il presidente Enrico Rossi, «nel rispetto delle reciproche prerogative» e rimarcando «la distinzione tra le funzioni di governo e le prerogative dall’Assemblea».

Nella prima seduta è stato completato l’organigramma del Consiglio. Con votazioni sempre a scrutinio segreto sono stati eletti vicepresidenti Roberto Benedetti (Pdl), 59 anni, pistoiese, e Giuliano Fedeli (Idv), 68 anni, nato a Marciana (Livorno) e dalla scorsa estate assessore ai trasporti della Provincia di Firenze. Gianluca Lazzeri (Lega Nord) e Mauro Romanelli (Federazione della Sinistra) sono stati eletti segretari questori, mentre Marco Carraresi (Udc) e Daniela Lastri (Pd) sono stati eletti segretari dell’ufficio di presidenza.

E i parlamentari lasciano…Tutto come previsto. Chi si era presentato alle elezioni regionali da parlamentare ha lasciato il suo posto in Palazzo Panciatichi. A partire dai due «big» che avevano sfidato Enrico Rossi: Monica Faenzi, candidata del centro-destra e Francesco Bosi, per l’Udc. La Faenzi non era presente alla prima seduta e avrà tempo fino al 5 maggio per far valere la sua opzione, ma ha già annunciato pubblicamente di lasciare. Al suo posto subentrerebbe, per via dei resti, il leghista Dario Locci, eletto ad Arezzo. Al posto di Francesco Bosi e Nedo Poli (Udc) sono subentrati Marco Carraresi e Giuseppe Del Carlo. Per le dimissioni di Sonia Alfano, Fabio Evangelisti e Francesco Pardi (Idv), sono subentrati Cristina Scaletti (Firenze), Marta Gazzarri (Livorno) e Maria Luisa Chincarini (Pisa). Il seggio di Claudio Morganti (Lega Nord) è andato a Gian Luca Lazzeri (Firenze). Altre variazioni nella composizione del Consiglio derivano poi dalle opzioni di chi è stato eletto sia nel listino regionale che nelle circoscrizioni. È il caso di Stefania Fuscagni, Marco Tadarash e Stefano Mugnai (Pdl): al loro posto sono entrati Paolo Marcheschi (Firenze), Paolo Enrico Ammirati (Arezzo) e Tommaso Villa (Firenze).

Barni (Acli): Famiglia, lavoro e politiche sociali

In relazione alla nuova Giunta regionale della Toscana voglio sottolineare il fattore di rinnovamento che il presidente Enrico Rossi ha messo in moto, inserendo nomi nuovi nei vari assessorati e che ne fanno parte cinque donne.

Per quanto riguarda le richieste che farei:

Lavoro: investire in nuove tecnologie, ma sopratutto rivalutare il fattore umano agendo con particolare attenzione al modello toscano della formazione che sembra non essere particolarmente efficiente;  è importante rivitalizzare il giusto interesse per il manifatturiero in particolare con progetti che valorizzino il «marchio toscana» sinonimo di qualità e di rapporto tra prodotti e territorio;

Famiglia: segnali chiari di valorizzazione della famiglia come elemento fondante del welfare toscano accompagnata anche dal privato sociale;

Infrastrutture: potenziamento del sistema ferroviario come perno della mobilità e della politica di difesa dell’ambiente;

Casa: intervenire nelle aree metropolitane dove i costi delle abitazioni e degli affitti sono insostenibili specialmente per le categorie con più difficoltà economiche;

Politiche sociali: più attenzione per le fasce più deboli ed in particolare maggiori investimenti nel campo della disabilità e per anziani non autosufficienti;

Semplificazione legislativa: occorre un processo di semplificazione di tutta la macchina amministrativa regionale senza venir meno le garanzie di rispetto delle regole ma eliminando duplicazioni e tortuosità;

Legge elettorale regionale: favorire la maggiore partecipazione dei cittadini ripristinando lo strumento delle preferenze.

Federico Barni Presidente delle Acli Regionali Toscana Gonfiantini (Mcl): Giusto ripartire dai Circoli, noi lo aspettiamo al confronto

Evidentemente ci sembra quantomeno prematuro dare un giudizio sulla nuova giunta regionale; siamo abituati a valutare le azioni e i provvedimenti piuttosto che le persone. Esprimiamo dunque un sincero augurio di buon lavoro non solo a chi amministrerà la nostra regione ma anche a chi, in Consiglio, avrà il compito di legiferare e di vigilare sull’operato della giunta.

La Toscana, come del resto tutto il paese, non può più assistere a sterili dibattiti ideologici e a battaglie di retroguardia mentre la crisi economica continua a provocare povertà e disagi; il lavoro rappresenta dunque una priorità sulla quale intervenire con decisione: tanti ragazzi attendono ancora il loro primo impiego, tanti amici lo hanno perso e non sanno più come fare. Questa è l’emergenza, su questo auspichiamo si trovi una larga convergenza, al di là delle maggioranze politiche, perché si possa trovare una via d’uscita; l’esperienza ci ha dimostrato che il dialogo, e non lo scontro, il confronto, e non la rissa, aiutano a trovare la soluzione.

Speriamo inoltre che i consiglieri regionali, eletti senza preferenza, vogliano rimediare a questa stortura restituendo alle elezioni quell’elemento indispensabile per garantire appieno la democraticità della rappresentanza.

Evidentemente indichiamo nella tutela della famiglia e nel rispetto della vita due stelle polari che tutti dovrebbero seguire, a maggior ragione quelli che da politici vantano una formazione cattolica.

La pillola Ru 486 non rappresenta certamente un segno di modernità; una società moderna si deve porre come obiettivo la creazione della possibilità di accogliere i bambini e non di eliminarli, di farli crescere bene, di fornire loro una scuola all’altezza e servizi di qualità.

Riteniamo di esprimere sentimenti semplici, comuni a tanta parte del popolo toscano. Il Presidente Rossi ha detto di voler ripartire dalla Case del Popolo e dai circoli, noi lo aspettiamo così come speriamo di vedere tanti amministratori tornare a confrontarsi con il popolo. Magari comprenderebbero meglio quelle che sono le priorità dei toscani e lascerebbero definitivamente alle spalle provvedimenti e discussioni fuori dal tempo e dalla ragionevolezza.

Diva Gonfiantini presidente regionale Mcl