Toscana

Globalizzazione e pace. Il meeting della Regione

San Rossore ha dunque raddoppiato. Il Meeting sulla globalizzazione si è allargato alla pace ed è passato da uno a due giorni. Addirittura triplicati gli spazi per il dibattito (purtroppo non quelli per il pranzo, che resta impresa ardua per i più). Il tutto sotto la regia dell’assessore Chiara Boni, che non tradisce la sua provenienza muovendosi con stile tra il migliaio o poco meno di partecipanti: elegante ma casual, così come casual si presenta il presidente della Regione: «Un anno fa abbiamo aperto il confronto con i movimenti giovanili, convinti che un altro mondo sia possibile.

Quest’anno – spiega Claudio Martini, in maniche di camicia – vogliamo andare più a fondo, far incontrare opinioni diverse, convinti che la spinta etica e di giustizia dei movimenti possa unirsi alla responsabilità e alla concretezza delle istituzioni».

E le opinioni diverse non sono mancate: da quelle annunciate «all’inglese» (ma tradendo un certo nervosismo) da Cesare Romiti a quelle espresse con i fischi o con gli striscioni, compreso il contadino Mori, con tanto di cappello di paglia, che interrompe il docente dell’Università della Tuscia, sostenitore dell’uso della biologia molecolare. Arbitro improvvisato della contesa, lo stesso presidente Martini, che al termine della «due giorni» vara la «Charta di San Rossore», il documento conclusivo del meeting che trasforma in proposte e progetti le molte riflessioni ascoltate sotto il tendone del parco.

Sono in tutto sedici gli impegni che figurano nel documento, a partire dalla decisione di destinare al bisogno idrico dei Paesi del Nord Africa un centesimo di euro per ogni metro cubo di acqua potabile consumata in Toscana: in tutto 5 miliardi e mezzo di vecchie lire all’anno.

Tra gli altri impegni, la decisione di sollecitare il governo italiano e l’Unione europea affinché, nonostante l’embargo, siano assicurati i farmaci chemioterapici ai bambini iarkeni ricoverati nell’ospedale «Saddam».Tra i sette punti anche l’impegno a superare i campi nomadi invitando tutti i Comuni toscani ad accogliere una famiglia.Nel documento si parla infine di fonti energetiche alternative e di riduzione dei consumi. A questo proposito, il missionario domenicano Frei Betto, all’interno di un gruppo di approfondimento su globalizzazione e diritti di cittadinanza presieduto dal vicepresidente della Giunta regionale Angelo Passaleva, ha detto che a salvarci sarà il «modello San Francesco». «L’anticonsumismo – a giudizio del religioso brasiliano – non significa smettere di consumare, ma ricercare la spiritualità che è dentro di noi in modo da resistere alla mercificazione imperante». Come dire? La soluzione per risolvere alcuni squilibri del mondo la conoscevamo da tempo. E Francesco, ottocento anni fa, non fece altro che ribadire quello che qualcuno aveva detto prima di luida oltre un millennio.A.F. I servizi e i commenti:• Non essere solo parlatori di pace, di ALBERTO MIGONE• Dal global alla pace• Antonelli: armonizzare economia, etica e giustizia sociale• Partecipa al nostro Forum• Vai al sondaggio• Il sito della Regione dedicato al Meeting