Toscana

I cattolici e la guerra, politici a confronto

di Andrea Fagioli

I vescovi toscani, questa volta, con il loro «chiaro, preoccupato e deciso no alla guerra» hanno giocato d’anticipo, hanno precorso l’ampio dibattito di questi giorni, anche in ambito cattolico, soprattutto tra i politici d’ispirazione cristiana sparsi nelle due coalizioni. E mentre la conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari ha deciso di convocare per questo venerdì 21 febbraio una seduta straordinaria del Consiglio regionale sulla crisi irachena, dagli scranni di centrodestra e di centrosinistra si confrontano i consiglieri.

Gianluca Parrini, della Margherita, dichiara di condividere «totalmente il messaggio dei vescovi toscani» aggiungendo che «la politica deve sempre scongiurare la guerra adoperandosi per l’affermazione della democrazia e dei diritti umani, attraverso il dialogo, il confronto e la cooperazione tra i popoli». Parrini conclude affermando che nemmeno l’autorizzazione delle Nazioni Unite «rende giusta una guerra».

Ma Franco Banchi (Udc) richiama proprio ad una maggiore attenzione verso l’Onu: «A mio parere – spiega – è fondamentale, come chiave di lettura della delicata fase in cui il valore cerca di diventare concretezza, ripartire da quanto la Santa Sede ha detto recentemente a Tarek Aziz: è necessario rispettare fedelmente, con impegni concreti le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, garanti della legalità internazionale. Proprio quando sembra prevalere la sindrome da impotenza è doveroso proiettare tutte le nostre energie politiche, forse anche sperando contro ogni speranza, verso l’organismo internazionale più prestigioso. È vero che l’Onu a volte ha rischiato l’appannamento e la scarsa incisività, ma è altrettanto vero – dice ancora Banchi – che su uno scenario internazionale assai sbilanciato e fragile, solo questo organismo assicura oggi un approccio dialettico multilaterale».

Il Movimento dei cristiano-sociali della Toscana, che si è riunito per eleggere i delegati all’assemblea nazionale in programma a Chianciano Terme l’1 e il 2 marzo, fanno sapere di aver condiviso «la chiara e forte presa di posizione della Conferenza episcopale toscana. «La pace – a giudizio del coordinatore regionale, Carlo Cenni – si costruisce con il riequilibrio sociale a favore delle nazioni più povere e non con gli interventi armati; con una giusta politica diplomatica e non con la guerra; con la salvaguardia dei ruoli delle istituzioni rappresentative ed aggreganti internazionali e non con il controllo imperialista delle nazioni più ricche o delle potenze economiche multinazionali. E speriamo che il prestigio ecumenico del Papa e della Chiesa cattolica contribuisca a scompaginare gli interessi egoistici presenti in questa paventata sporca guerra, che di giusto ha davvero niente, nemmeno la voglia di vendetta, di rivincita, od anche di sicurezza da parte di chi ingiustamente è stato colpito da un trauma inumano come quello dell’11 settembre 2001. Se non vogliamo soffrire ancora per vicende come quella, occorre – conclude Cenni – evitare l’invasione dell’Iraq e non scatenare un conflitto duraturo tra mondo occidentale e mondo islamico».

Non è d’accordo il parlamentare toscano di Alleanza nazionale, Riccardo Migliori, per il quale ci sono anche guerre giuste, quelle «contro violenze ingiuste», così come «esistono difese legittime per tutelare la sicurezza di inermi rispetto al terrorismo o a fenomeni di genocidio o di grave lesione di fondamentali diritti umani».

Un altro parlamentare toscano, Lapo Pistelli (Margherita), ha invece promosso presso l’auditorium del Consiglio regionale un dibattito con Massimo Cacciari e Mario Primicerio su «La pace e l’ordine mondiale possibile». Da segnalare anche la presenza in questi giorni in Toscana per iniziativa del gruppo consiliare Verdi della Provincia di Firenze, di Dennis Halliday, già Alto commissario delle Nazioni Unite a Baghdad, che è stato responsabile della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione irachena fino al 1998, quando si dimise per protesta denunciando quello che non esita tutt’oggi a chiamare un «atto di guerra» e un «genocidio» che in dieci anni è costato la vita a un milione di civili iracheni innocenti. Uno degli incontri con Halliday (sabato 22 alle 17,30 nella Sala Toniolo di Piazza Mino 1) è promosso dal Centro culturale cattolico di Fiesole.

Un richiamo a «un profondo senso di responsabilità» in questo «particolare momento storico» arriva dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Lorenzo Zirri, che polemizza con il presidente della Regione, Claudio Martini, per la sua adesione al messaggio dei vescovi toscani e del Papa. Zirri definisce strumentale l’atteggiamento di Martini e rivendica lo volontà di «costruire la pace non come valore astratto, da gridare negli slogan o scrivere sulle bandiere dei cortei pacifisti, quanto piuttosto come attenzione all’uomo concreto, alle sue speranze, al suo benessere. Fattori questi che oggi – a giudizio di Zirri – sono pericolosamente e tristemente messi in discussione da un terrorismo senza frontiere e da regimi sanguinari dai quali siamo costretti a difenderci. Questo è realismo – ribadisce il capogruppo di Forza Italia –. Ed è con questa realtà che, purtroppo, dobbiamo fare i conti con serietà e responsabilità».

«Chiamati a dover sperare contro ogni speranza, sappiamo bene – afferma il vicepresidente della Giunta regionale, Angelo Passaleva – qual è il nostro posto come cristiani e, insieme, come cittadini di una Repubblica che rifiuta la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali: manifestare e operare con fermezza per una pace basata su verità, giustizia, amore, libertà. Dobbiamo farlo con tenacia – aggiunge Passaleva – insieme alle altre persone di buona volontà, nelle piazze delle nostre città e nei palazzi dei nostri poteri: per scongiurare una guerra comunque inutile, fondata su una forte base di ipocrisia e sempre dannosa, soprattutto per le popolazioni inermi».

«La pace – a giudizio del Consigliere regionale Udc Marco Carraresi – è sicuramente, assieme alla vita, il bene più prezioso, ma il pacifismo rischia facilmente di degenerare nell’accettazione ideologica della sopraffazione e della violenza. L’Iraq è sicuramente un regime dispotico che si è reso colpevole di centinaia di migliaia di vittime, ma ci sono altri paesi del mondo che sponsorizzano in maniera più diretta e massiccia il terrorismo islamico. Ragionare sulla possibile guerra con l’Iraq mi crea perciò un profondo disagio e mi fa sentire in grandissima difficoltà, perchè non riesco a capire “perché Saddam sia il più cattivo di tutti, perché sia il più pericoloso, perché il suo abbattimento sia così indispensabile alla lotta contro il terrorismo”. Nell’incertezza allora, come credente – spiega Carraresi –, scelgo ovviamente la pace. Perché la guerra, in ogni caso, è sempre morte, sofferenza, odio. Ogni strada possibile perché prevalga la voce della ragione piuttosto che quella delle armi va sempre percorsa, anche a costo di apparire incerti e divisi. Mai come adesso c’è allora bisogno di grandi figure capaci di illuminare i cuori e le menti. C’è una frase riportata nel titolo virgolettato di un’intervista a Massimo Cacciari sull’Unità del 1991, ai tempi della guerra del Golfo: “Ha ragione il Papa e solo il Papa”. È una frase che mi ritorna in mente in questi giorni. Perché anche stavolta, per credenti e non credenti, la voce di Giovanni Paolo II – conclude Carraresi – può rappresentare l’unica veramente credibile, giusta ed autorevole in mezzo a slogan ed affermazioni che purtroppo sonio spesso le une all’opposto delle altre».