Toscana

I progetti per rendere Firenze «nuovamente accessibile alle famiglie»: intervista al sindaco Nardella

La Pasqua in zona rossa ha visto, dopo la sospensione dell’anno scorso, il ritorno dello scoppio del carro. Un messaggio di luce e di speranza che l’amministrazione comunale, insieme alla Chiesa fiorentina e alla prefettura, ha voluto dare alla città, pur senza il pubblico che tradizionalmente si accalca nella piazza. È anche l’occasione per pensare a come rilanciare una città in crisi economica e demografica, che vede crescere la povertà e diminuire le nascite.Firenze e la Toscana sono in zona rossa: quali sono le raccomandazioni per i cittadini?«La zona rossa va presa seriamente, rispettando tutte le regole. Se vogliamo veramente che sia l’ultima volta, dobbiamo mettere in campo tutte le energie perché dopo Pasqua inizi una fase di discesa dei contagi, verso una progressiva uscita dall’emergenza».La zona rossa ha richiuso le scuole. Dopo Pasqua però si spera che, almeno per elementari e medie, non accada più.«Sono un sostenitore delle scuole aperte, e mi fa piacere che il nuovo Governo stia andando in questa direzione: c’è il rammarico che ciò che dice Draghi oggi, che con la zona rossa le scuole devono rimanere aperte, avremmo potuto dirlo sei mesi fa. La scuola è stata trattata come l’ultima ruota del carro, la scorciatoia comoda da adottare. Quando invece Firenze è stata la prima città a mostrare, con screening di massa, che i focolai non partono dalle classi. Mi fa soffrire il fatto che l’Italia sia il paese europeo che ha chiuso le scuole più a lungo».Sui vaccini, lei ha detto di non voler fare polemiche tra istituzioni. Ma ha anche invitato a rivedere le modalità e le priorità del piano vaccinale in Toscana.«Ho sempre sostenuto con lealtà lo sforzo del presidente Giani e della Regione. Ho anche avanzato delle proposte, non oggi ma un mese fa: focalizzare l’impegno sugli over 80 impiegando non solo i medici di famiglia ma anche le strutture delle Asl ed eventualmente anche gli hub. Spero che questo venga riconsiderato».Intanto crescono la stanchezza e l’insofferenza, nei giorni scorsi ci sono proteste di varie categorie, tassisti, ristoratori, artigiani…«Ho ascoltato le voci di protesta, tutte legittime. Ho già fatto presente che le città d’arte come Firenze stanno soffrendo più di altre, e le misure messe in campo non sono sufficienti. Pensiamo a tutta l’economia che ruota intorno al turismo, che coinvolge anche al commercio, l’artigianato. Il danno economico provocato dalla pandemia alla nostra città è pesantissimo, si quantifica in 10 miliardi di euro. Le proteste arrivano dall’Italia che lavora, che resiste, che si sacrifica, e noi siamo accanto a queste persone. La sfida è duplice: come vivere queste settimane di emergenza, ma anche come pensare al futuro, ai prossimi due o tre anni».Ha fatto discutere il possibile inserimento nel recovery plan dello stadio Franchi, come monumento nazionale. Ma i progetti che Firenze propone sono anche altri?«Abbiamo selezionato una quantità di interventi, non c’è solo lo stadio, ci sono le tramvie, il metrotram Firenze-Prato, aree verdi, scuole… Tanti progetti importanti che riguardano Firenze e l’area metropolitana, per un valore di 2 miliardi di euro. Aspettiamo di vedere quali progetti saranno inseriti dal Governo nella versione finale del piano. Insistiamo soprattutto che si faccia presto, il peggiore avversario è l’eccessiva burocratizzazione italiana. Rischiamo di perdere i soldi che arrivano dall’Europa, e non ce lo possiamo permettere. Servono regole super semplificate. Anche perché la burocrazia favorisce la corruzione, quando le regole sono troppo complicate si cercano sotterfugi. La semplificazione serve sia a realizzare le opere, sia a prevenire le infiltrazioni della malavita che purtroppo con la crisi economica diventano ancora più pericolose».Sull’aeroporto, le recenti dichiarazioni di Letta cambiano qualcosa sulla possibilità di realizzare la nuova pista? Il parere del Comune è sempre lo stesso?«Ho parlato più volte con il segretario Letta, che mi ha confermato che la sua proposta attiene al collegamento ferroviario tra la costa e Firenze, l’intenzione di collegare le diverse aree della regione. Questo non cambia nulla rispetto ai progetti di sviluppo già impostati sia per l’aeroporto di Pisa che per l’aeroporto di Firenze, con la nuova pista. Gli scali aeroportuali non sono alternativi al progetto di una linea ferroviaria veloce Firenze-Pisa. Le parole di Letta sono state poi strumentalizzate dal centrodestra che solleva polveroni, e spero che il Pd toscano non si lasci influenzare da queste strumentalizzazioni».Il rapporto Caritas, presentato in questi giorni, dice che tra i «nuovi poveri» della pandemia ci sono famiglie che non riescono a pagare l’affitto, persone con lavori precari. Cosa può fare l’Amministrazione comunale?«Prima di tutto ringrazio la Caritas che sta facendo un lavoro straordinario, che mette in luce anche la forza del terzo settore e del volontariato. Noi da parte nostra registriamo un’impennata di domande di contributi sull’affitto. Per i contributi ordinari, siamo passati dalle 903 domande del 2018 alle 1862 del 2020, più che raddoppiate. A questi si aggiungono i contributi straordinari introdotti l’anno scorso, che hanno visto 2807 domande: in tutto siamo a quasi 4700 nuclei familiari che nel 2020 hanno chiesto un aiuto al Comune per pagare l’affitto. Un numero impressionante, mai visto prima d’ora a Firenze. Lo sforzo economico per rispondere alle richieste è stato altrettanto grande, siamo a 5 milioni e 800 mila euro. Questo ci pone davanti a una situazione eccezionale che il Comune non aveva mai affrontato prima e che dà il senso dell’emergenza sociale».Le statistiche ci dicono che nel 2020 si è dimezzato il numero di matrimoni, sia civili che religiosi, che le nascite sono ancora in calo e la popolazione diminuisce. Le famiglie intanto si allontanano, anche per la difficoltà a trovare casa, in un mercato abitativo in cui prevalgono la rendita e gli affitti brevi. Si può intervenire su tutto questo?«La crisi economica ha fatto emergere il fatto che il mercato immobiliare nella nostra città è stato alterato dal turismo. Questo ci pone davanti una grande sfida, rendere nuovamente accessibili certe zone della città, a partire dal centro storico, alle famiglie. Noi abbiamo un piano che si muove su più fronti. Il primo è quello dell’housing sociale, un settore di edilizia pubblica che riguarda le famiglie a reddito mediobasso. La cosiddetta fascia grigia, le famiglie che non sono abbastanza povere da avere diritto alle case popolari ma che faticano a trovare un alloggio sul mercato. Abbiamo partecipato anche a un bando che si chiama Pinqua, programma nazionale per la qualità dell’abitare, per la rigenerazione di alcune aree come l’ex caserma dei Lupi di Toscana e il complesso di Santa Maria Novella, dove ci saranno anche 52 appartamenti da dare alle giovani coppie ad affitto calmierato. Stiamo anche cercando altri immobili potenzialmente utili per la realizzazione di appartamenti».Oltre a questo, lei ha rivolto anche un appello ai proprietari di immobili. Che risposte vi attendete?«Il nostro è un appello accorato: non bisogna lasciare le case sfitte, in attesa del ritorno dei turisti. Questa può essere l’occasione per affittare a famiglie giovani, residenti. Speriamo di essere ascoltati anche perché offriamo anche delle garanzie. È quello che abbiamo chiamato Piano La Pira 2.0: il Comune si fa garante del rapporto tra proprietario e affittuario. L’obiettivo è di fare da facilitatore rispetto alle realtà disposte a offrire parte del loro patrimonio abitativo (singoli proprietari ma anche assicurazioni, banche, enti vari…) per affitti a canone concordato. Su questo progetto metteremo già quest’anno un milione di euro».Ci sono anche le difficoltà di negozi, botteghe artigiane, esercizi commerciali…«L’appello che facciamo ai proprietari di immobili è di ridurre gli affitti: ognuno deve fare la sua parte. Se le imprese non ce la fanno è una perdita per tutti. Non è pensabile mantenere gli stessi canoni pre-Covid. La misura del Comune è quella della riduzione dell’Imu commerciale a chi pratica uno sconto di almeno il 30% in situazioni di eccezionale gravità, come quella che stiamo vivendo. Dai problemi bisogna uscirne tutti insieme, come diceva don Milani: in questo caso, con una collaborazione tra proprietari di immobili, inquilini, imprese, istituzioni».In tutto questo, a Pasqua è tornato lo scoppio del carro. Che messaggio viene alla città dal ritorno di questa tradizione, dopo un anno di interruzione?«Vorrei ringraziare il cardinale Betori e il prefetto Alessandra Guidi che si sono adoperati insieme al Comune per rendere possibile lo scoppio del carro. Purtroppo l’anno scorso non l’abbiamo potuto realizzare a causa del lockdown, fu un annullamento doloroso ma necessario. Il messaggio è un messaggio di speranza e di resilienza. Firenze ha saputo resistere, anche in tempi recenti, alle prove più dure, ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, all’alluvione, all’attentato dei Georgofili: resiste anche oggi alla pandemia. Un messaggio di speranza: il carro simboleggia per tutti, non solo per i cristiani, la luce della speranza che viene portata a ogni famiglia».