Toscana

INTESA CET-MARTINI CRITICATA DA CONSIGLIERI REGIONE FI E UDC

«Del tutto sorprendenti per metodo e per oggetto»: così i consiglieri regionali di Forza Italia e dell’Udc giudicano l’incontro del primo aprile scorso tra il vescovo di Pisa e presidente della Cet, monsignor Alessandro Plotti, con il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, e le due intese raggiunte con Martini sui beni culturali e sull’assistenza religiosa nelle realtà sanitarie firmate dalla Conferenza Episcopale Toscana (Cet).In una lettera inviata a monsignor Plotti ed ai vescovi toscani, i consiglieri regionali di Forza Italia, Lorenzo Zirri, Roberto Caverni, Anna Maria Celesti, Maurizio Dinelli, Jacopo Maria Ferri, Paolo Marcheschi, Piero Pizzi, Angelo Pollina e Leopoldo ProvenzaliMarco Carraresi e Franco Banchi si dicono «colpiti e al contempo sconcertati” dall’affermazione di monsignor Plotti secondo la quale «la bussola delle intese tra la Conferenza episcopale toscana ed il presidente della Regione, è la difesa della dignità della persona».

«Ci chiediamo allora quale sia il motivo – è scritto nella lettera – per cui dall’agenda della collaborazione siano esclusi temi fondamentali dell’affermazione della dignità della persona, come la difesa della vita dal concepimento fino al suo termine naturale, la lotta contro le tossicodipendenze, il sostegno adeguato e non puramente verbale alle famiglie fondate sul matrimonio, la difesa del pluralismo nella scuola e la libertà di educazione».

«Ci permetta di esternare le nostre perplessità – si aggiunge – circa l’effettiva volontà di difendere questi principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa da parte del Presidente Martini e della sua maggioranza».

I consiglieri firmatari della lettera manifestano inoltre «ulteriore sconcerto» per «la presenza tra gli oggetti della consultazione fra la Cet e il Presidente Martini, di temi quali il welfare e la qualità e la quantità del lavoro. «Non ci risulta, infatti – scrivono -, che la gestione diretta di questi e altri settori della vita sociale, civile e politica sia di pertinenza dei Vescovi i quali, fermo restando il diritto e il dovere di pronunciarsi su risvolti di carattere morale anche di strutture politiche, economiche e sociali, hanno invece l’alto compito della guida del Popolo di Dio loro affidato e di istruire e illuminare la coscienza dei fedeli».

«Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete, e meno ancora soluzioni uniche, – proseguono i consiglieri regionali -, per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale». «Eccellenza – si prosegue nella lettera -, a questo punto, di fronte all’eloquenza dei fatti crediamo sia comprensibile il disagio del primo gruppo di opposizione del Consiglio regionale toscano, in maggioranza rappresentato che si ispira anche in via più diretta alla tradizione della Dottrina Sociale Cristiana. Come pure ci permettiamo di avanzare qualcosa in più di un dubbio sulla opportunità che il Presidente della Cet e vice Presidente della Cei, in un articolo di fondo su un organo di partito qual’è L’Unità intervenga, esponendo, fra l’altro, pensieri parziali e quantomeno opinabili». «In un momento storico particolarissimo, come quello attuale – si osserva nella lettera – ci attenderemmo da parte dei nostri pastori maggior prudenza nel prendere posizioni che ben si prestano a strumentalizzazioni politiche e creano smarrimento in tanti credenti; come pure sarebbe nostro desiderio di non sentirsi, in Toscana, emarginati e rimanere inascoltati solo perché cattolici che non militano in partiti del centrosinistra».

I consiglieri firmatari della lettera concludono citando la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede. «Sul piano della militanza politica concreta – si cita -, occorre notare che il carattere contingente di alcune scelte in materia sociale, il fatto che spesso siano moralmente possibili diverse strategie per realizzare o garantire uno stesso valore sostanziale di fondo, la possibilità di interpretare in maniera diversa alcuni principi basilari della teoria politica, nonché la complessità tecnica di buona parte dei problemi politici, spiegano il fatto che generalmente vi possa essere una pluralità di partiti all’interno dei quali i cattolici possono scegliere di militare per esercitare þ particolarmente attraverso la rappresentanza parlamentare þ il loro diritto-dovere nella costruzione della vita civile del loro Paese».

Il testo integrale della lettera aperta dei consiglieri regionali di Fi e Udc