Toscana

IRAQ, BAGHDAD: RITROVATI DECINE DI CORPI, AUTOBOMBA VICINO ALLO STADIO

È aumentato il numero delle vittime dell’attentato dinamitardo avvenuto stamani nella zona est della capitale nei pressi della sede principale del Dipartimento dei vigili urbani e non lontano dallo Stadio nazionale: sarebbero almeno 20 – e non 14 – i morti, tra cui cinque poliziotti, secondo l’ultimo bilancio diffuso dal ministero degli Interni.

Due ore più tardi una seconda autobomba è esplosa al passaggio di una pattuglia della polizia irachena che sorvegliava una centrale elettrica nel quartiere sud-orientale di Zayyounah, uccidendo otto persone – tra cui tre poliziotti – e ferendone altre 19.

Sempre a Baghdad, un poliziotto è stato ucciso e altri sei sono stati feriti da colpi di mortaio lanciati contro un posto di blocco nel quartiere orientale al-Jadida e contro la zona dell’antico aeroporto del quartiere centrale al-Mouthanna, ora sede del centro di reclutamento delle forze di sicurezza irachena. Nelle ultime 24 ore, la polizia ha inoltre rinvenuto in varie zone della città 60 corpi, la maggior parte dei quali con piedi e mani legati, ferite d’arma da fuoco alla nuca e molti anche con evidenti segni di tortura. Nei pressi del sobborgo orientale Sadr City è stato ritrovato anche il cadavere di Safaa Ismail Inad, un giornalista del quotidiano iracheno ‘Al-Watan’. Appena due mesi fa l’Onu aveva stimato che una media di 100 persone al giorno in Iraq era vittima di esecuzioni extragiudiziali perpetuate dai cosiddetti ‘squadroni della morte’.

Fonti statunitensi, invece, hanno riferito la morte di due soldati statunitensi tra ieri e oggi.

Nella capitale prosegue intanto il processo contro Saddam Hussein e altri sei ex-comandanti dell’esercito accusati dello sterminio di decine di migliaia di curdi iracheni nell’operazione militare ‘Anfal’ (‘Spoglie di guerra’) attuata nel 1998 forse anche con l’utilizzo di armi chimiche. In apertura dell’udienza, il procuratore capo Munqith al-Faroon ha richiesto le dimissioni del presidente del Tribunale speciale, il giudice Abdullah al-Amiri perché troppo morbido nei confronti degli accusati che “hanno superato i limiti usando espressioni e parole inaccettabili e hanno lanciato chiare minacce”. Richiesta che al-Amiri ha respinto, ricordando che ha cercato di evitare qualsiasi contrasto anche per non dilungare ulteriormente un processo già segnato da intoppi e ritardi.Fonte: Misna