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IRAQ, DUE GIORNI DI VIOLENZE E CAOS, GIALLO SU CATTURA EX-BRACCIO DESTRO SADDAM

È stato un fine settimana di sangue e confusione quello appena trascorso in Iraq: la giornata di domenica è stata dominata dal ‘giallo’ della cattura di un ex-braccio destro di Saddam Hussein, il generale Ezzat Ibrahim al-Douri, prima diffusa da varie fonti e poi smentita. Quella di sabato ha visto il nord del Paese, territorio dei curdi, come teatro principale di battaglia e di morte. Ad annunciare la cattura di al-Douri è stato ieri il vice ministro iracheno per gli Affari di governo, Wael Abdul Latif, e a confermarla l’emittente del Qatar ‘Al Jazira’, che ha fornito anche i dettagli dell’arresto: al Douri sarebbe stato sorpreso in una clinica di Ad Dawr, dove si stava curando per la leucemia, e 150 uomini si sarebbero battuti per evitarne l’arresto. Poi sono arrivati i primi dubbi: un comandante della Guardia nazionale irachena, Ahmad Khalaf Salman, ha smentito la cattura, seguito da un portavoce delle forze Usa in Iraq. Alcuni ipotizzano che l’improbabile arresto di al Douri si possa spiegare con il desiderio di dare maggiore rilievo al processo previsto contro Saddam Hussein e i suoi collaboratori, annunciato in data anteriore alle elezioni in Iraq, previste per gennaio 2005.

Intanto proseguono i sequestri di stranieri: ieri alla lunga lista dei rapiti si sono aggiunti quattro camionisti giordani che stavano trasportando materiale per le forze statunitensi, sequestrati da un gruppo che si definisce ‘Mujahidin di Falluja’. Sabato scorso era toccato a un autista turco: in un video inviato all’emittente di Dubai ‘Al Arabiya’, il sedicente ‘Movimento della resistenza islamica ‘Brigate Noman’ ha mostrato l’uomo rapito due giorni prima, minacciando di ucciderlo entro 48 ore se le aziende turche non rinunceranno a collaborare con quelle americane.

Nessuna notizia invece, almeno per il momento, dei due giornalisti francesi, George Malbrunot e Christian Chesnot, la cui liberazione sembrava imminente pochi giorni fa.

Sabato è stato un giorno di nuove e gravi violenze in varie zone del Paese, con un bilancio complessivo di alcune decine di vittime e almeno un centinaio di feriti, soprattutto nell’instabile territorio settentrionale curdo. In mattinata gli Usa avevano lanciato una vasta offensiva a Tall Afar, circa 50 chilometri a nord di Mossul (Iraq settentrionale), dove sarebbero rifugiati “terroristi provenienti dalla Siria”. Incontrando una forte resistenza, gli americani hanno chiamato rinforzi. Dopo sei ore di intensi combattimenti, i morti erano 13, i feriti 58 e numerosi gli edifici e gli autoveicoli distrutti, mentre l’esercito Usa annunciava l’uccisione di due ‘terroristi’ e la cattura di altri 18.

A Kirkuk, nel nordest, un’autobomba guidata da un kamikaze è esplosa davanti all’accademia della polizia, causando 17 morti (14 poliziotti e tre civili) e 20 feriti. Altri 12 poliziotti sono rimasti uccisi in una massiccia operazione anti-guerriglia a Latifiya, la città ribelle 30 chilometri a sud di Baghdad, zona altamente pericolosa dove, tra l’altro, era stato rapito il giornalista italiano Enzo G. Baldoni – poi ucciso – e i due reporter francesi. Misna