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IRAQ, GLI USA AMMETTONO 35 CASI DI TORTURA A PRIGIONIERI. OGGI INTERVISTA DI BUSH A DUE TV ARABE

Il presidente George W. Bush corre ai ripari dopo lo scandalo delle torture ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib. Dopo aver chiesto nei giorni scorsi al segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, di fare in modo che vengano puniti i militari statunitensi che hanno commesso “azioni vergognose e sconvolgenti”, oggi rilascerà interviste a due tv arabe, Al Hurra, sponsorizzata dagli Usa, e Al Arabiya, ma non ad Al Jazeera, considerata probabilmente troppo ostile. Di fronte all’indignazione internazionale il segretario di stato Colin Powell aveva cercato di contenere i danni: “Sono preoccupato per l’immagine che le foto proiettano dell’America. Dobbiamo far capire al mondo che non è questa la vera America, non sono le forze armate americane”.

Secondo il generale Ryder, responsabile dell’applicazione delle pene nel sistema penitenziario militare, i casi accertati di tortura sono stati finora 35 ed hanno causato la morte di 25 detenuti tra Iraq e Afghanistan, compreso due presunti omicidi di prigionieri da parte di soldati. Il dato emerge da inchieste condotte a partire da dicembre nei due paesi. Per ora rimane indeterminata la causa di 12 altri casi di morte.

La pubblicazione delle fotografie che documentano le umiliazioni e le violenze subite dagli iracheni ha diffuso rabbia e paura fra coloro che hanno amici e parenti detenuti ad Abu Ghraib. E il rilascio di diverse persone negli ultimi giorni non ha stemperato la tensione. Abu Ghraib, che si trova a 32 chilometri ad ovest di Baghdad, è stato il carcere del terrore per gli oppositori del regime di Saddam, che qui venivano torturati ed uccisi. Nel solo 1984, furono oltre 4.000 le esecuzioni.

Il nuovo comandante delle prigioni in Iraq, generale Geoffrey Miller, ha ordinato di ridurre dagli attuali 3.800 a 2.000 il numero dei detenuti di Abu Ghraib e di modificare le regole degli interrogatori. E ieri le autorità statunitensi hanno deciso di liberare 240 prigionieri iracheni detenuti nel carcere dove sono stati commessi i documentati abusi.

Intanto, nei giorni scorsi sei alti ufficiali dell’esercito americano hanno ricevuto una lettera di “forte biasimo” da parte dei vertici militari per gli abusi e le torture inflitte ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib: fra loro vi è il colonnello Thomas Pappas, comandante della 205ma brigata dell’intelligence militare americana. Un richiamo formale di questo tipo generalmente precede l’espulsione dall’esercito e, quindi, la fine della carriera militare. Il capo degli Stati maggiori riuniti Usa, il generale Richard Myers, ha dichiarato di non poter escludere che gli abusi dei militari americani contro i detenuti iracheni alla prigione di Abu Ghraib fossero sistematici, ovvero sollecitati dalla Cia per far crollare i detenuti prima degli interrogatori.