Toscana

IRAQ, INSEDIATO GOVERNO DI TRANSIZIONE

Il consiglio del governo di transizione iracheno si è insediato ufficialmente domenica a Baghdad. In un comunicato, diffuso al termine della prima seduta, sono state indicate le priorità in agenda: rilancio dell’economia, stesura di una bozza costituzionale, preparazione delle elezioni democratiche e ripristino della sicurezza e dell’ordine pubblico. Sono state anche abolite tutte le ricorrenze di Saddam Hussein e proclamato il 9 aprile come festa nazionale per ricordare il giorno della caduta della dittatura. Del consiglio, che vede la luce a due mesi e mezzo dalla fine ufficiale della guerra, fanno parte 25 rappresentanti delle diverse comunità etniche che vivono nel Paese tra cui sciiti, sunniti, curdi, cristiani e turcomanni. Il nuovo esecutivo provvisorio ha iniziato i suoi lavori in un’atmosfera di grande incertezza: se da una parte, infatti, la comunità internazionale si augura che possa costituire il primo passo concreto verso la piena democrazia, la popolazione non sembra affatto gradire che il governo sia stato nominato dalla coalizione angloamericana.

L’amministratore civile statunitense, Paul Bremer, ha assicurato che questo è “un consiglio di iracheni per gli iracheni in cui sono rappresentate tutte le componenti della società. Avrà immediatamente un reale potere politico, nominerà i ministri interinali e lavorerà con la coalizione per stabilire una strategia politica e di bilancio”. Bremer, stando alla stampa Usa, avrebbe preferito un consiglio con un ruolo esclusivamente consultivo ma poi si è reso conto che in questo modo avrebbe ulteriormente complicato una situazione già di per sé esplosiva. Così ha ritenuto più saggio mettere assieme un governo dotato di qualche potere, anche se sempre soggetto al suo veto: una compagine che si assuma qualche responsabilità e che magari faccia da parafulmine alla rabbia popolare più o meno latente.

Del consiglio fanno parte anche personalità di spicco tra cui i leader curdi Massoud Barzani e Jalal Talabani, oltre ad Ahmed Chalabi, il miliardario che è rientrato in patria dall’esilio dopo il rovesciamento di Saddam. Intanto ieri il capo del Pentagono Donald Rumsfeld ha dichiarato che gli attacchi contro i soldati Usa in Iraq potrebbero intensificarsi quest’estate, anche se le forze d’occupazione stanno tuttavia facendo progressi. “Siamo ancora in guerra” nonostante siano finiti i combattimenti più importanti”, ha detto Rumsfeld all’emittente televisiva statunitense Nbc.Misna