Toscana

IRAQ, ORE DI ANGOSCIA PER LA SORTE DELLE DUE ITALIANE RAPITE

“Su un sito internet ad accesso pubblico – è scritto dalle una della scorsa notte sulla pagina-web dell’organizzazione umanitaria “Un ponte per…” – è stata annunciata l’uccisione delle nostre sorelle e amiche Simona e Simona. Nessuna notizia di Ra’ad e Manhaz. Stiamo cercando di verificarne l’attendibilità. Il sito è stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili. Nel comunicato si parla di una vendetta per il mancato ritiro delle truppe. Il tutto suscita (dolore e orrore a parte) grandi dubbi. Aspettiamo. La notte sarà lunga. Vi preghiamo di non telefonare, qualsiasi comunicazione sarà prontamente data sul sito, abbiamo bisogno di tutte le nostre (e vostre) forze.”

La notte è stata lunga, come hanno testimoniato le finestre sempre illuminate – e le tre bandiere arcobaleno della pace – nella sede dell’organizzazione umanitaria, in Piazza Vittorio a Roma. Poco prima delle due, sulla stessa pagina compaiono altre poche parole: “Poco attendibile, lo dicono Palazzo Chigi, al Jazeera e tutte le fonti consultate. Aspettiamo e continuiamo a cercare notizie.” Alle 3.15 un’altra comunicazione: “Da un po’ non arrivano più notizie. Rimane l’ipotesi di un messaggio poco attendibile. Speriamo. Ci vorrà tempo per verificare. Ritorniamo al silenzio e al lavoro. Finché non avremo certezze non avremo pace. Per tutti e per tutte, le nostre margherite.” Un silenzio teso e denso di tentativi di capire che cosa davvero è accaduto: soltanto uno stupido, macabro, irresponsabile annuncio di chi crudelmente ‘gioca’ con la vita umana, e non solo quella degli ostaggi, o un irrevocabile sentenza di morte?

Ieri, 22, “Un ponte per…” aveva scritto: “Da 16 giorni si scrivono ipotesi e ricostruzioni sul sequestro di Ra’ad, Manhaz, Simona e Simona. Oggi ne abbiamo lette di nuove. Tutte le notizie e letture possono avere elementi di verità, ogni tentativo di chiarire è il benvenuto. Ma la somma rimane zero. È ancora tutto possibile, ogni scenario è aperto. Continuiamo a non credere a nulla. Solo il sorriso di tutti e quattro davanti ai nostri occhi ci potrà rasserenare. Intanto a Baghdad morti e feriti civili per un autobomba e combattimenti attorno a Haifa Street. La nostra speranza, di ieri e di oggi, deriva dalla solidarietà che ci avete regalato, dalle iniziative con cui avete quotidianamente scandito queste due settimane, dagli appelli promossi di continuo dalle più diverse realtà sociali e religiose in Iraq e nel mondo arabo e mussulmano. Alcuni ci arrivano, altri li leggiamo dai media, tra questi segnaliamo il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e la società civile, gli ulema e personalità importanti delle comunità di Falluja che ancora sotto le bombe sono riusciti a trovare l’unità, il dialogo e la solidarietà per noi. Questa è la nostra speranza.”

Maria Grazia Terzi, sullo stesso sito, con il numero 5914 è stata tra le ultime a sottoscrivere l’appello per la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, le due operatrici umanitarie di un “Ponte per…” prese in ostaggio insieme a due collaboratori locali 17 giorni fa da un imprecisato gruppo iracheno. Maria Grazia scrive: “Nell’attesa del ritorno a casa di Mahnaz, Ra’ad, Simona e Simona, veri balsami per molte ferite, senza perdere la speranza, coltivando la tenerezza, mentre i potenti e i loro scherani danzano le loro danze macabre. Un abbraccio.”

Stamattina, mentre continuano a passare ore angosciose, senza smentite né conferme, la MISNA, rispettosa del silenzio di “Un ponte per…” sottoscrive l’appello per la liberazione e le parole di Maria Grazia Terzi, unendosi all’abbraccio e aggiungendo le sue margherite di speranza e tenerezza, insieme con una preghiera.Misna