Toscana

IRAQ, OSTAGGI, APPELLO DEI FAMILIARI PER MANIFESTARE PER LA PACE

Un appello affinché gli italiani partecipino alla manifestazione prevista nel pomeriggio di giovedì 29 aprile pomeriggio, a Roma, in favore della liberazione degli ostaggi italiani in Iraq è stato letto ai giornalisti dal fratello di Umberto Cupertino, Francesco, in nome anche dei familiari di Stefio e Agliana. La manifestazione, che partirà da Castel Sant’Angelo, si dovrebbe concludere in piazza San Pietro.

«Nel rispetto della libertà e della dignità di ognuno – ha detto Francesco Cupertino – anche se personalmente coinvolti nell’umana e angosciante vicenda degli ostaggi rapiti in Iraq, ci appelliamo al senso di Patria e di italianità perché il nostro dolore sia fatto partecipe ed insieme al nostro strazio si unisca in un’unica voce a quello del popolo iracheno, profondamente colpito. Chiediamo a tutti coloro che vorranno partecipare di marciare insieme a noi per la pace affinché non si odano più i pianti, i lamenti dei bambini che soffrono, la disperazione delle mamme e dei papà per i figli che non torneranno più a casa, la solitudine delle mogli che hanno perso il conforto e il sostegno dei propri mariti. Ci affidiamo alla vostra comprensione; esterniamo il bisogno di pace che accomuna a tutti in un unico grande partecipato abbraccio».Il fratello dell’ostaggio di Sammichele di Bari ha infine rivolto un pensiero anche alla famiglia di Fabrizio Quattrocchi, l’italiano ucciso dai sequestratori. «Siamo vicini – ha detto – al dolore della famiglia Quattrocchi; ci uniamo alla loro disperazione ed insieme preghiamo affinché la salma del nostro fratello Fabrizio torni al più presto». Un invito ai romani a partecipare alla manifestazione a Roma, per la liberazione degli ostaggi in Iraq, lo ha rivolto anche Angelo Stefio, il padre di Salvatore.«Io invito tutti i romani, mamme e papà – ha detto – perché ne abbiamo bisogno noi famiglie, e più siamo meglio è». Stefio ha rinnovato poi l’appello «a non abbandonare questi ragazzi» ricordando che il figlio e i compagni «sono civili ed erano là per lavorare».