Toscana

IRAQ, SI INTENSIFICA AZIONE DELLA RETE CARITAS

La guerra è formalmente alle spalle, ma l’Iraq vive un dopoguerra turbolento, preoccupante non solo dal punto di vista della sicurezza. Nuovi problemi sociali vengono alla luce, connessi al clima di incertezza, di povertà e di degrado che regna nel paese: la diffusione dell’uso di droghe o il numero sempre crescente di bambini di strada sono solo due esempi dei mali che preoccupano le organizzazioni non governative e umanitarie operanti nell’area. La Caritas Italiana – si legge in un comunicato – si associa a queste preoccupazioni, confermate ogni giorno dal lavoro svolto dai suoi operatori nei centri attivi in molte parti del paese. Caritas Iraq da anni svolge un’intensa attività assistenziale e promozionale, con l’appoggio della rete internazionale Caritas; ora, superata la fase dell’emergenza acuta, l’impegno si va ulteriormente consolidando. I quattordici centri di Caritas Iraq (che non hanno mai smesso di dare aiuto e accoglienza, anche durante le settimane della guerra) stanno tornando alla piena operatività. Verranno ampliate le attività del Well Baby Programme, che consente di assistere, in 12 centri, 8.500 bambini neonati e circa 5 mila donne in gravidanza o allattanti, nove su dieci musulmani. Anche il programma di potabilizzazione dell’acqua è ripreso a pieno regime: ha consentito di fornire acqua bevibile a circa 400 mila iracheni. Sul versante dell’accesso agli alloggi, la rete Caritas ha messo a punto un programma per aiutare gli sfollati interni a ritornare nel nord del paese. Completamente riattivate sono poi le attività in campo medico, che consentono di fornire assistenza sanitaria e medicinali a circa 6 mila persone, tramite i centri Caritas e la collaborazione con strutture sanitarie pubbliche e la Mezzaluna Rossa. Il dramma umanitario aperto dalla guerra continua però a imporre anche interventi di emergenza. I perduranti bisogni alimentari hanno infatti imposto un’intensificazione del programma che prevede di distribuire in 17 centri pubblici e privati, a famiglie e a soggetti vulnerabili (in totale, 2.300 persone), kit alimentari e di generi di prima necessità. C’è inoltre il problema di chi non riesce a far ritorno a casa: a Bagdad gli operatori Caritas hanno fornito medicine e acqua potabile per il campo profughi che Mezzaluna Rossa e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) hanno allestito per 285 famiglie di rifugiati palestinesi. Situazione analoga a Kirkuk, nel nord, il cui stadio ospita circa 700 sfollati. Per quanti tra costoro non sanno leggere e scrivere, vengono organizzando corsi di alfabetizzazione; soprattutto, però, ha tenuto un corso di formazione per il personale che si occupa degli sfollati e garantisce, grazie a un team di medici e infermieri, visite e cure alle persone rifugiatesi nello stadio. Sempre nel nord dell’Iraq, altri interventi sono in corso a Biara (ricostruzione di case) e in sette villaggi nell’area di Makhmoor (distribuzione di acqua potabile con autocisterne).Misna