Toscana

IRAQ: UN CANTO DI PASQUA PER SCONFIGGERE LA PAURA

“La nostra chiesa era affollata di fedeli per la messa del Venerdì Santo e stavamo tutti cantando un inno a Cristo quando si è sentito un rumore improvviso e spaventoso: molti hanno pensato che fosse un attentato terroristico ma nessuno si è precipitato fuori. Semplicemente abbiamo alzato il volume della voce e abbiamo continuato a cantare, sfidando la paura”: raccontandolo alla MISNA, padre Manuel Hernandez, missionario dei Carmelitani Scalzi a Baghdad aggiunge che il boato era solo quello di un microfono caduto… Ben altri spari ed esplosioni si odono ogni giorno per le strade della capitale irachena, ma di questi tempi i fedeli cattolici sembrano mettere da parte ogni paura per celebrare con devozione le festività pasquali.

“Il Giovedì santo la nostra chiesa raccoglieva circa 200 persone e il giorno successivo erano già 350” continua padre Hernandez, dal 2004 a Baghdad dopo una vita trascorsa nella Repubblica democratica del Congo. Del canto che è riuscito a vincere il terrore il missionario non ricorda il nome, ma sottolinea che è conosciuto in tante parti del mondo (“Lo cantavamo anche in Africa”) ed è di una bellezza singolare, con le parole di amore e disperazione materna che la Vergine Maria rivolge a Gesù sulla croce: “L’intera chiesa si è sciolta in pianto quando lo abbiamo intonato, è stata un’emozione unica”.

In generale, aggiunge padre Manuel, gli orientali vivono il sentimento religioso con maggiore intensità rispetto ai “razionalisti occidentali” e questo emerge con particolare rilievo durante le festività pasquali. Inoltre, conclude, i cattolici iracheni sono una minoranza in un Paese a prevalenza musulmana e la fede “diventa un modo per riaffermare la propria identità socio-culturale” in un ambiente che non condivide le stesse credenze. (Misna)