Toscana

Il Mediterraneo secondo La Pira

DI PIER ANTONIO GRAZIANINel grande lago di Tiberiade, come La Pira ebbe a definire il Mediterraneo, sembra esserci tempesta continua, che, sia pure spostandosi nel tempo, mantiene in Palestina il suo luogo privilegiato. Che la profezia di La Pira sulla pace di Abramo abbia esaurito il suo credito e più che profezia si sia dimostrata una speranza mal riposta? Quel che capita nella terra di Gesù farebbe concludere che si tratta di speranza, santa quanto si voglia, ma anche rimasta senza verifiche.

La Pira – va detto – non era un profeta occasionale, di quelli che si incontrano spesso specie fra chi fa politica a buon mercato. Il suo, come dire, è un realismo trasfigurato. È profezia, ma il profeta non è colui che possiede la palla di cristallo, né è detto sia sempre ascoltato. Sicché tornare oggi ad interrogarsi sull’Europa e il Mediterraneo nella visione di Giorgio La Pira (il 10 e l’11 maggio ad Arezzo con il seminario internazionale organizzato da Donato Palarchi e dal circolo «Verso l’Europa» che presiede) vuole essere una rilettura aggiornata della profezia lapiriana tenendo per fermo che le linee maestre della storia vanno individuate al di là del fenomeno, poiché scorrono sotto la superfice.

In una lettera al professor Say Baba dell’ottobre del 1968 La Pira riscontrava che non tutto era filato liscio per le aspettative di pace dal tempo del primo colloquio mediterraneo: c’era stata, sì, la pace tra francesi ed algerini, nel ’62, ma quella tra arabi ed ebrei era restata al palo. E lì è incancrenita. «E tuttavia la nostra speranza – scriveva La Pira – non è crollata, anzi si è potenziata perché si vede ogni giorno di più l’inevitabilità, malgrado tutto, di questa pacificazione».Spes contra spem, La Pira ha tanto chiaro il senso profondo delle cose quanto è consapevole dei problemi che «l’utopia profetica» presenta. La cronaca può dire, e lo fa, che si tratta di un sogno. Si dovrebbe allora vivere senza speranza mentre i problemi nel Mediterraneo e altrove si avvitano su se stessi? Già, ma c’è qualcosa che può far pensare ad una inversione di marcia, qualcosa di solido non di semplici armistizi? La civiltà mediterranea non è un’isola che sprofonda poiché la sorreggono – dice La Pira – tre pilastri: Gersualemme e il senso della storia, Atene e la logica e la bellezza artistica, Roma e il diritto e la politica. E allora? Allora il problema è dei costruttori. Il senso della storia è chiaro nella profezia lapiriana ma non è una linea retta di progresso tanto indefinito quanto garantito. È come tra l’artista (in questo caso La Pira) che intuisce la verità e la bellezza al di là dell’apparente che gli sta innanzi, e l’artigiano, che manca di intuizione al livello dell’artista ma è pur sempre in grado di realizzare il disegno schizzato dell’architetto. C’è allora da dire che l’artigianato politico è mancato sinora agli appuntamenti più significativi, diremmo ai suoi doveri di stato. Sicché le controversie nazionali, territoriali, etniche (sfiorando le stesse religioni) sono approdate anche alla sponda nord del grande lago di Tiberiade, e sono stati il Kosovo, la Bosnia, la Serbia. Ma è ancor più mancato ai suoi compiti in Medio Oriente dove i Paesi rivieraschi, e non solo loro, hanno fatto finta per decenni di non veder bene quel che stava capitando, limitandosi più che altro ad esortare.Che La Pira possa dirci qualcosa – lui che aveva intessuto rapporti di pace sia con l’israeliano Ben Gurion sia con l’egiziano Nasser – è certamente vero. Che il seminario di Arezzo possa offrire qualche indicazione per un buon lavoro d’artigianato è nei propositi di chi ha preso l’iniziativa. Sarà magari poca cosa rispetto al problema che si ha di fronte, ma proprio La Pira ricordava il forellino, di cui aveva parlato il Savonarola, che, se praticato con santa pazienza, può addirittura prosciugare il vaso di ferro. Magari un forellino solo non basterà, ma aiutare anche altri a trovarne uno, vorrebbe poter dire che si è fatta la propria parte. Il programma• Venerdì 10 e sabato 11 maggio, Arezzo ospita il seminario internazionale «L’Europa e il Mediterraneo nella visione di Giorgio La Pira».• Il seminario sarà aperto dal vescovo Gualtiero Bassetti alle 18,30 di venerdì 10 nel Salone del Palazzo Vescovile. Seguirà l’intervento di padre Pietro Messa.• Il giorno successivo, nella Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia, a partire dalle 10,30 interverranno Lucio Battistotti, Pietro Faralli e Filippo Maria Pandolfi.• Nel pomeriggio, dalle 16,15, interventi di Emilio Colombo e Ugo De Siervo. Alle 18,30 Messa in Cattedrale presieduta dal cardinale Achille Silvestrini.