Toscana

Il Pd toscano alla guerra degli aeroporti

Siamo alle carte bollate: il sindaco di Pisa Marco Filippeschi diffida la Regione dal vendere le proprie azioni in Sat, la società che gestisce l’aeroporto di Pisa, e ne chiede il sequestro urgente, il Comune di Pisa annuncia un ricorso al Tar contro la Regione e il suo presidente Enrico Rossi per la decisione di vendere le azioni di Sat agli argentini di Corporacion America, i quali, tramite il loro rappresentante italiano Roberto Naldi, minacciano il Sindaco di Pisa di azioni legali per turbativa di mercato.

Questo il terremoto causato dalla decisione della Regione di togliere il sostegno politico all’aeroporto di Pisa decidendo di vendere agli argentini, che hanno lanciato una offerta pubblica di acquisto, buona parte delle sue azioni in Sat. «Prima viene la Toscana − ha dichiarato Rossi − poi vengono Pisa e Firenze. E noi vogliamo fare gli interessi della Toscana». In altri termini Pisa e il suo aeroporto non sono più al centro della politica regionale come lo sono stati per quarant’anni.

Il divorzio viene sancito dagli stessi pisani che si rivolgono alla magistratura perché sul piano politico si è chiuso qualsiasi dialogo e rischiano di perdere il controllo sul loro aeroporto. Questo è difatti il problema principale per gli amministratori pubblici di Pisa, che non ammette soluzioni di compromesso: passare da gestori di una solida società quotata in borsa, con forti legami col territorio, generatrice di posti di lavoro e di consenso politico, a semplici spettatori, come dire: dalle stelle alle stalle.

Il motivo del contendere sta anche nel possibile sviluppo della nuova pista di Peretola che Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, vuole di 2.400 mentre Pisa la limiterebbe a 2mila, come del resto è previsto nella Variante al Pit, il Piano di indirizzo territoriale. Gli argentini che già detengono la maggioranza in Adf, il gestore dell’aeroporto di Firenze, vengono sospettati di voler bloccare le aspirazioni pisane, facendo sviluppare Firenze che con 2.400 metri diverrebbe sua diretta concorrente, limitandone lo sviluppo.

Quello che solo qualche mese fa sembrava essere il problema principale e cioè l’impatto ambientale della nuova pista sul Parco agricolo della Piana, viene sostituito nell’agenda politica dall’integrazione societaria tra i due aeroporti. Questo è difatti il requisito richiesto dal Piano nazionale degli aeroporti per classificare come strategici i due scali toscani, con tutti i vantaggi derivanti da eventuali finanziamenti pubblici.

L’integrazione, nelle intenzioni originarie di Rossi, doveva essere gestita dalla Regione che ne avrebbe fatto da garante. Per questo motivo nel 2012 aveva acquistato da Monte Paschi il 5% di Adf. A gennaio del 2014, dopo il patto tra Rossi e Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, la strategia cambia: entrano in scena gli argentini che acquistano azioni di Sat e poi di Adf, e si da per scontato che l’integrazione si realizzerà attraverso la società privata, senza che questa scelta cruciale sia stata discussa in Consiglio regionale. In quello stesso periodo gli aeroporti toscani ritornano ad essere strategici, a condizione dell’integrazione, e viene reso noto il piano di sviluppo di Adf con la pista di 2.400 metri, secondo le indicazioni di Enac. In sostanza un passaggio cruciale che ha cambiato completamente le carte in tavola.

I pisani hanno sempre visto l’integrazione come un processo gestito dalla Regione che ne avrebbe lasciato a loro la conduzione. La Regione, anche sotto l’azione di Renzi, ha invece cambiato radicalmente politica e intende favorire l’ingresso della società argentina, al quale si oppongono compatte le istituzioni pisane, cercando di impedire la vendita delle azioni della Regione.

Per ora questo non è avvenuto perché la diffida di vendere le azioni ha avuto esito negativo: il giudice ha deciso il 3 giugno che la Regione può vendere dato che in questo modo si favorisce il processo di integrazione. Ma i pisani non demordono, dato che sono in una partita nella quale si gioca il tutto per tutto e schierano Comune e Provincia che separatamente presenteranno due ricorsi al Tar per chiedere l’annullamento della decisione della Giunta di vendere le azioni di Sat.

Uno dei motivi del ricorso potrebbe essere il non aver portato alla approvazione del Consiglio la decisione di vendere le azioni di Sat. E per mostrare le conseguenze di questa evenienza, nella seduta del 3 giugno viene presentata una mozione a firma dei consiglieri pisani e della sinistra di Sel e Verdi, con la quale si chiede alla Giunta di ritirare la delibera sulla vendita delle azioni Sat. Le opposizioni di destra decidono di non votare. Con soli 23 votanti la mozione viene respinta per 15 voti a 6, con due astenuti. Il messaggio a Rossi è forte e chiaro: se porta l’argomento in Consiglio, il Pd non avrà una maggioranza autonoma e il rischio di crisi è reale.

Questo dopo che nella riunione della direzione regionale del Pd, del 31 maggio, si è cercato, con un contorto documento passato a maggioranza (79 a 23), di rimettere insieme i cocci, approvando l’ingresso degli investitori argentini e quindi la vendita delle azioni della Regione, e ribadendo la previsione contenuta nella Variante al Pit della pista di 2mila metri.

Ma la decisione finale sul pista spetta a Enac. Il suo presidente Vito Riggio dichiara che il piano di sviluppo di Peretola verrà approvato entro l’estate e che la pista dovrà essere “ragionevolmente” di 2.400 metri. Posizione ribadita dal sottosegretario alle infrastrutture Riccardi Nencini. Benzina sul fuoco che non fa altro che stimolare le proteste pisane, anche se Enac interviene successivamente con una dichiarazione che rimette in discussione la lunghezza della pista.

Se si considerano anche le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson che dice di non sentirsi coinvolta nelle decisioni della Giunta che sembrano prese altrove, si ha l’impressione che dal livello nazionale si cerchi di testare a quante sollecitazioni possa resistere la maggioranza regionale. Una eventuale crisi, per ora improbabile, potrebbe portare ad elezioni anticipate che rafforzerebbero la componente renziana in Consiglio regionale.

* Ricercatore, Dipartimento di Architettura Università  di Firenze