Toscana

Il cardinale Giuseppe Betori in visita a Rondine Cittadella della Pace con trenta giovani sacerdoti della diocesi di Firenze

La visita voluta dal Cardinal Giuseppe Betori, cui ha preso parte anche l’Arcivescovo della Diocesi si Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, rimarca il bisogno anche per le giovani generazioni di preti di capire come prendersi cura delle relazioni, soprattutto in un momento storico estremamente delicato come quello attuale, caratterizzato dai postumi di una pandemia che forse ci siamo lasciati alle spalle ma ha stravolto la vita quotidiana di milioni di persone; e soprattutto è segnato dalla presenza in Europa di una guerra che continua a dividere paesi e popoli “fratelli” con toni drammatici e sempre più minacciosi.

Come reagire al forte senso di impotenza che spesso ne consegue?

«Abbiamo ritenuto opportuno far conoscere ai nostri preti più giovani un’esperienza come quella di Rondine, perché noi li educhiamo alla vita parrocchiale nella normalità, ma la vita parrocchiale diventa asfittica se non si apre anche a orizzonti più ampi». Ha dichiarato il Cardinal Giuseppe Betori. «Occorre uno sguardo che allarghi il cuore e la mente e, venendo nella Cittadella della Pace, ho potuto ribadire la mia convinzione circa il grande bene che può fare Rondine sia nel nostro contesto sia in quello che è il rapporto della fede con i grandi problemi del mondo. La pace, innanzitutto, che oggi ci interroga profondamente e non può trovare soluzione se non attraverso un lavoro educativo, nel passaggio appunto “dal nemico alla persona”, che avviene attraverso il Metodo Rondine, e nell’incontro con le differenze, ricercando la comunione, il dialogo. Tutto questo è fondamentale nei grandi contesti, nei rapporti tra i popoli, ma è anche uno stile di vita quotidiano che dobbiamo apprendere pure nelle nostre comunità e questo credo che sia un gran dono che Rondine fa alla Chiesa e alla società».

 

Franco Vaccari, Presidente di Rondine Cittadella della Pace, raccontando della sua esperienza da insegnante di religione, ha sottolineato: “Sono felice che siate qui perché l’esperienza di Rondine nasce dal tessuto fiorentino: Giorgio La Pira ne è l’ispiratore, in modo chiaro e esplicito. Tra i suoi insegnamenti più preziosi che la vita quotidiana, normale, ma affrontata bene, serba sorprese, anzi è sempre una sorpresa. Per questo credo che chi educa debba mantenere lo spirito degli inizi e consegnarlo ai giovani. L’esperienza fa vedere che quando ai ragazzi si parla della verità della vita, ti ascoltano; le loro domande sono sempre richieste di senso. Ma i giovani bisogna incontrarli nel presente, in un luogo e in un tempo. Una relazione sana è terapeutica e diviene il fondamento di una comunità aperta alla vita e alla pace, non alla retorica che si ripete. Mai lamentarsi dei giovani! Il lamento è per gli adulti, mentre i giovani vogliono mangiare la vita… Lo straordinario della vita sta nell’ordinario!”.