Toscana

Il cipresso, pianta simbolo

DI MARCO LAPIAvevano finora superato indenni la minaccia del cancro corticale, ma niente hanno potuto contro quella della terza corsia dell’Autosole. Così 88 cipressi secolari situati sulla collina di Monteripaldi, in territorio fiorentino, sono stati abbattuti per esigenze di cantiere. Immediata la reazione del Comune, che ha disposto la sospensione dei lavori. Sull’episodio ha preso posizione anche Legambiente, dichiarandosi pronta a costituirsi parte civile contro la Società Autostrade assieme alla stessa amministrazione comunale del capoluogo toscano.

Se per quei cipressi, comunque, non c’è più niente da fare, per le migliaia e migliaia che costituiscono la caratteristica fondamentale del paesaggio toscano gli esperti sono da anni all’opera per combattere non solo l’insidia del «Seiridium cardinale», il fungo giunto a quanto sembra in Italia con le casse di legno portate dai soldati americani nel corso della seconda guerra mondiale, ma anche dell’afide «Cinara cupressi», che da una ventina d’anni sta attaccando in particolare le varietà esotiche. E mentre gli interventi contro quest’ultimo flagello sembrano dare buoni risultati, contro il cancro la battaglia è senz’altro più difficile e lunga.

Secondo l’indagine più recente effettuata dal Corpo Forestale dello Stato, l’incidenza media del danno prodotto dal «Seiridium cardinale» è del 23% nell’intera regione, con una punta del 53% nella provincia di Massa Carrara cui fa da contrappeso il 12% del Senese. L’unica strada, a quanto sembra, è la ricerca di cloni resistenti alla malattia unita alla bonifica fitosanitaria dei territori infestati, con taglio e incenerimento dei rami e degli esemplari malati, da sostituire poi con le varietà difficilmente attaccabili dal fungo, soprattutto la «Bolgheri» e la «Agrimed n° 1», brevettate nel 1990.

E proprio a partire dall’anno successivo, tutti gli interventi a difesa dei cipressi toscani sono coordinati all’interno di un unico «Programma regionale per la difesa del cipresso», sulla cui esperienza, nel 2003, l’Arsia (Azienda regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo-forestale) ha realizzato il manuale «La bonifica fitosanitaria a tutela del cipresso», avvalendosi anche dei contributi dei maggiori esperti in materia. Uno strumento agile e utile per chiunque fosse interessato, che è possibile richiedere al prezzo di 10 euro presso la stessa Azienda, via Pietrapiana 30, 50121 Firenze, oppure consultando il suo sito internet all’indirizzo www.arsia.toscana.it/crda.

Proprio perché il cipresso, altrove considerato pianta funeraria adatta solo come ornamento per i cimiteri, è per noi da sempre l’albero simbolo della regione, ne abbiamo parlato volentieri nella prima puntata di questa nuova rubrica che però non vuole essere dedicata solo a tematiche di carattere ambientale. «Toscana da salvare» si occuperà anche di beni architettonici e artistici, cultura popolare, vecchi mestieri e prodotti tipici a rischio estinzione: tutto ciò che, insomma, omologazione e globalizzazione intese in senso lato rischiano di spazzar via e che invece spesso si rivela non solo meritevole di salvaguardia in un’ottica «da museo», ma anche degno di essere valorizzato perché spesso valido anche dal punto di vista economico.

Gli argomenti non mancano certo, ma ci piacerebbe coinvolgere in questo nostro lavoro anzitutto i lettori, invitandoli a segnalarci, per posta o e-mail, possibilmente con corredo di foto, tutto ciò che vedono «in pericolo» nel loro territorio o altrove in Toscana. Nella consapevolezza che con la modifica di un particolare paesaggio, la perdita di un’opera d’arte popolare o la scomparsa di una tradizione un tempo radicata se ne va fatalmente anche una piccola parte della nostra identità locale.