Toscana

Il mercato del lavoro in Toscana

Si rafforza il ritmo espansivo dell’occupazione sul mercato del lavoro toscano, mentre scende ancora la disoccupazione: lo scenario che emerge dai dati diffusi dall’ISTAT sulle Rilevazioni delle forze di lavoro di aprile 2003 vede ampliarsi sia su base annua che trimestrale la ripresa di dinamicità iniziata nella parte finale dello scorso anno. Più che mai l’incremento di occupati è dovuto al forte andamento del settore dei servizi, mentre resta in trend negativo l’occupazione industriale, anche se meno negativo dei trimestri recenti.

Rispetto ad aprile 2002 si assiste ad una marcata crescita dell’occupazione complessiva (+3,1%), con un livello di disoccupazione in flessione: il tasso di disoccupazione scende al 4,7 dal 5,0 di un anno fa e si allinea con quello del Centro-Nord.

Nel raffronto con il trimestre precedente (gennaio 2003) si riscontra una variazione positiva degli occupati (+0,8%), in linea con le dinamiche stagionali, ed un miglioramento del tasso di disoccupazione migliore delle attese (era al 5,2% ad inizio 2003).

La dinamica tendenziale degli occupati è risultata visibilmente più vivace di quella del Centro-Nord e della media italiana.

Tenendo conto della evoluzione di domanda e offerta di lavoro, nei prossimi mesi un quadro più favorevole per l’apparato produttivo regionale consoliderebbe ritmi di espansivi marcati con dinamiche settoriali più equilibrate.

TABELLA 1

Per quanto riguarda l’occupazione, rispetto ad un anno prima l’incremento degli occupati (+3,1%), è stato pari a ben 45.000 unità in più. Va osservato che i risultati di aprile 2002 erano però apparsi particolarmente deboli. Su base trimestrale si è avuto un incremento +0,8%,che ha confermato le prospettive emerse ad inizio anno. Su base tendenziale, la performance dell’occupazione toscana risulta più marcata sia di quella media nazionale (+1,4%) che di quella del Centro-Nord (+1,9%); rispetto a queste aree di riferimento, nel raffronto con gennaio 2003 sui dati non destagionalizzati, la Toscana si pone in linea con il Centro-Nord (media nazionale +1,1%). Andando a guardare in particolare all’interno dell’occupazione il contributo della componente femminile, si nota come l’incremento conseguito nel 2002 è migliore del previsto ed ha generato l’intero aumento di occupati in Toscana, a fronte della stazionarietà della componente maschile.

Per quanto riguarda gli occupati un dato interessante riguarda chi ha un contratto part time oppure a tempo determinato. I lavoratori con contratto part time sono 135 mila, il 9.1% del totale dei lavoratori subordinati, mentre i lavoratori con contratto a tempo determinato sono 86 mila, l’8.5% del totale. Per quanto riguarda invece i collaboratori parasubordinati (i cosiddetti co.co.co) nel 2002 erano 190.465, il 13% di tutto gli occupati e rispetto al 2001 sono aumentati del 13.6%.

TABELLA 2

Il tasso di disoccupazione è risultato al 4,7. La maggiore vivacità della domanda di lavoro torna dunque a limare notevolmente l’area disoccupazione, che scende dal 5,0 di un anno fa ed ancor più dal 5,2 del gennaio scorso. Le persone in cerca di occupazione nella regione sono risultate 73.000, ai minimi storici, rispetto alle 76.000 di aprile 2002 e alle 80.000 di gennaio 2003. Il t.d del Centro-Nord è al 4,7, quello nazionale all’8,9.

A livello di macrosettori, si assiste ad un balzo dell’occupazione terziaria che, insieme all’andamento di quella agricola, genera un ritmo di crescita rimarchevole malgrado si confermi il segno meno tra gli occupati dell’industria: nel raffronto su base annua, sale l’espansione dell’occupazione nei servizi (+5,7% pari a +52.000 occupati), a fronte del calo dell’occupazione industriale (-1,7%), pari a -8.000 occupati. In ripresa l’occupazione agricola e le attività connesse (tendenziale +1,8%, pari a circa +1.000 posizioni occupazionali). Le dinamiche del Centro-Nord mostrano una diversa configurazione: netta ripresa nell’industria (+2,5%), dovuta ai picchi rilevati nel Nord-Est, e assai più tenue incremento nei servizi (+1,6%).

Per quanto riguarda il lavoro nero, secondo i dati più recenti (dicembre 2000), erano 250 mila gli occupati a tempo pieno in nero, pari al 16,7% della forza lavoro in Toscana superiore dal dato italiano che è del 15,1%.

TABELLA 3

Donne, famiglia, lavoro: la situazione in ToscanaÈ stato recentemente pubblicato il risultato di una ricerca condotta dalla Regione Toscana in collaborazione con l’ISTAT, relativa allo studio della durata dell’interruzione dell’attività lavorativa delle donne toscane alla nascita dei figli: “Indagine multiscopo sulle famiglie. Famiglie, soggetti sociali e condizione dell’infanzia”. Ne emerge un quadro significativo della realtà sociolavorativa femminile della nostra regione.

I dati pubblicati, relativi al 1998, si riferiscono ad un campione di 827255 donne intervistate, residenti sul territorio regionale.

In primo luogo, rileva l’alta percentuale delle donne coniugate(oltre il 55% del totale), pur non essendo segnalata l’eventuale incidenza, tra le nubili, di esperienze di convivenza di fatto, segnalate in altre sedi come un fenomeno in aumento.

Il livello di istruzione è caratterizzato da una bassa percentuale di titoli di specializzazione universitaria, a fronte di una alta percentuale di diplomate (hanno laurea, dottorato o diploma universitario meno del 10% del totale).La collocazione di oltre la metà delle donne intervistate sul mercato del lavoro avviene prevalentemente nei settori dell’industria, del commercio e dei servizi, con qualifiche professionali eterogenee: risultano essere impiegate e operaie il 65% delle lavoratrici, mentre il 20% è impegnata in attività in conto proprio(imprenditrici, libere professioniste, artigiane ecc).

TABELLA 4

TABELLA 4b

Coniugare famiglia e lavoro costituisce la realtà quotidiana della metà delle donne intervistate. Se ben il 46,8 % di queste ultime non ha figli, e risulta essere occupata, la percentuale di donne lavoratrici con figli scende progressivamente: le donne con quattro figli, lo 0,2% del totale, sono prevalentemente casalinghe, laddove il 61% delle donne con un figlio, il 26,7% del totale, è occupata regolarmente (v.tabella)

TABELLA 5

L’analisi delle motivazioni delle interruzioni lavorative dei componenti delle famiglie toscane evidenzia la peculiarità della condizione lavorativa femminile. Mentre gli uomini indicano quale motivo più ricorrente di interruzione del rapporto lavorativo il presentarsi di altre opportunità lavorative(37,3%), seguito da licenziamenti o mobilità (17,5%) e dal servizio di leva (12,8%), per le donne sono più frequentemente motivo di interruzione dell’attività lavorativa la nascita del primo figlio, la conclusione di un contratto a termine (15,6%), il licenziamento (14,6%). Il rapporto ufficiale rileva come il sesso femminile risulti penalizzato per quel che attiene il tipo di contratto di lavoro, con preoccupante incremento del precariato: la conclusione di un rapporto a tempo determinato è causa interruttiva dell’attività lavorativa in quote costantemente maggiori per le donne rispetto agli uomini, anche in fasce di età in cui la condizione professionale dovrebbe tendere a “consolidarsi” (per le donne tra i 15 e i 35 anni la conclusione di rapporti a tempo determinato supera il 50%, ma anche trai 35 e i 45 anni è ancora causa del 20% delle interruzioni). L’abbandono del lavoro è una causa di interruzione dell’attività per un numero sempre minore di donne:nella fascia sotto i 35 anni costituisce causa di interruzione per il 9% dei casi, mentre supera il 24% nelle fasce superiori. Risulta inoltre faticoso il reintegro delle donne nel mercato del lavoro : ben il 36% delle donne non riprende più a lavorare, il 57% delle lavoratrici interrompe il proprio lavoro una sola volta, mentre per gli uomini le interruzioni e i reingressi risultano più frequenti.

Dal punto di vista territoriale si registrano variazioni comportamentali significative: Livorno e Lucca sono le città dove è più frequente l’interruzione lavorativa per la scadenza di contratti a termine, mentre Firenze e Prato sono le città dove è maggiore il numero di donne che interrompe il lavoro per la nascita del primo figlio. Rispetto al tipo di comune di residenza la nascita dei figli è causa predominante di interruzione di rapporti lavorativi per donne che abitano nei comuni di centro e periferia delle aree metropolitane, mentre si abbassa notevolmente nei comuni sotto i 50.000 abitanti.

TABELLA 6a

TABELLA 6b