Toscana

Il mondo piange Giovanni Paolo II

Il Papa è morto alle 21.37 di sabato 2 aprile. La morte di Giovanni Paolo II è stata comunicata ai fedeli presenti in piazza San Pietro, che hanno accolto la notizia in silenzio; subito dopo è arrivata la conferma ufficiale del portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls. A leggere in piazza l’annuncio della morte, con voce commossa, è stato mons. Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di Stato, la folla lo ha salutato con un applauso e, poi, con silenzio. Il card. Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, ha iniziato la preghiera del “De profundis”. Si conclude così il terzo pontificato più lungo della storia, cominciato per il Papa polacco (anche questo una novità per la vita della Chiesa) il 16 ottobre 1978, giorno dell’elezione al soglio pontificio, e conclusosi alla vigilia della festa della Divina Misericordia, che si celebra il 3 aprile, istituita dallo stesso Pontefice nel 2000, in occasione della canonizzazione di suor Faustina Kowalska. E proprio nella domenica della Divina Misericordia, si svolgerà, alle ore 12, in piazza San Pietro, la recita del Regina Coeli. Il rituale delle esequie Il rituale pontificio prevede che spetta al camerlengo accertare ufficialmente la morte del Papa, apporre i sigilli alla camera e allo studio del Pontefice, comunicare il decesso al vicario del Papa per la diocesi di Roma (il card. Camillo Ruini), che ne informa con una speciale notifica i romani. Il portone di bronzo viene chiuso a metà e le campane di San Pietro suonano rintocchi a martello. Dopo la vestizione della salma del Santo Padre con i paramenti pontifici (la mitria bianca sul capo, la casula e il pallio) è prevista l’esposizione del corpo all’omaggio dei fedeli (non prima di lunedì), che si protrae per tre giorni e di norma avviene nella Basilica di San Pietro. Spetta poi al collegio cardinalizio celebrare i “Novendiali”, cioè le esequie in suffragio dell’anima del Pontefice defunto, che durano nove giorni consecutivi ed il cui inizio va fissato in modo da rendere possibile la tumulazione “tra il quarto e il sesto giorno” dopo la morte del Santo Padre. Infine il Conclave per l’elezione del nuovo papa, che deve essere indetto non prima di 15 e non dopo 20 giorni dalla data della morte. Nessuno lo può sostituire fino al nuovo papa Durante il periodo di “sede vacante”, il governo della Chiesa passa al camerlengo e al collegio cardinalizio: ma solo per l’ordinaria amministrazione, perché nessuno può “sostituire” il Papa, il cui “potere assoluto” viene da Dio. Le norme del Codice di diritto canonico sulla “sede vacante” (cioè sul periodo tra la mote di un Papa e l’elezione del successore) riguardano, infatti, solo gli “affari correnti” e lo svolgimento del Conclave. È stato lo stesso Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica “Universi dominici gregis”, a fissare le regole per il periodo della “sede vacante”: alla morte del Santo Padre, stabilisce il documento redatto dal 1996 dal Papa, decadono tutti i capi dei dicasteri della Curia, ad eccezione del cardinale camerlengo di Santa Romana Chiesa, il card. Eduardo Martinez Somalo, del penitenziere maggiore, card. James F.Stafford, e del vicario generale per la diocesi di Roma, card. Camillo Ruini. A “governare” la situazione degli affari interni e di quelli esterni della Chiesa restano in carica il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri, e il “ministro degli esteri”, mons. Giovanni Lajolo. Attualmente sono 117 i cardinali elettori, più uno “in pectore” finora non rivelato da Giovanni Paolo II; 41 “porpore” vengono dall’Europa, 27 dalla Curia romana, 26 dall’America, 12 dall’Africa, 9 dall’Asia, 2 dall’Oceania. Il messaggio televisivo di Ciampi “Mia moglie e io conserveremo per sempre nel cuore la sua voce, i suoi occhi luminosi e acuti che ti scavavano nel profondo, il suo sguardo carico di affetto che ti abbracciava prima ancora che egli alzasse le braccia. Lo abbiamo ammirato per la forze delle idee, il coraggio, la passione, la capacità di trasmettere valori e speranza a tutti noi, soprattutto ai nostri giovani e ai giovani di tutto il mondo”. Così il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio diffuso a reti unificate dopo la morte di Giovanni Paolo II. “Abbiamo ammirato la sua straordinaria apertura al dialogo tra le religioni e le etnie”, ha detto aggiungendo: “L’Italia è in lutto. Avverto come tutti un profondo dolore”. Il primo papa polacco 52° Papa non italiano a salire dopo 455 anni sul trono di Pietro, Karol Wojtyla è stato il primo Papa polacco e, in assoluto, dell’Est europeo. Il futuro Giovanni Paolo II nasce il 18 maggio del 1920 a Wadowice, in Polonia. Nel 1929, quando il piccolo Karol ha solo 9 anni, muore la madre Anna: tre anni dopo è la volta di Edmund, il fratello medico. Nel 1938, si trasferisce col padre Macjiej, maestro sarto, a Cracovia, e fa domanda di ammissione alla Facoltà di filosofia (indirizzo filologia polacca) dell’Università Jagellonica. Il 1940 è un anno decisivo: conosce Jan Tyranowski, sarto come suo padre, uomo di profonda spiritualità, formatosi alla scuola carmelitana, che lo introduce agli scritti di S. Giovanni della Croce e Teresa d’Avila; intanto, comincia a lavorare come operaio nelle cave di pietra a Zakrzçwek, presso Cracovia, evitando così la deportazione e i lavori forzati, e a frequentare il teatro clandestino (l’ultima rappresentazione teatrale da protagonista è del ’43). Nel 1941 muore il padre; l’anno seguente Karol viene trasferito dalla cava alla fabbrica “Solvay” e inizia a frequentare i corsi clandestini della Facoltà di teologia dell’Università Jagellonica come seminarista dell’arcidiocesi di Cracovia. Il 1° novembre del 1946 è ordinato sacerdote; 15 giorni dopo parte per proseguire gli studi a Roma, deve si iscrive all’Angelicum. Rientrato in Polonia nel ’48, diventa parroco (1949) a Cracovia, nella parrocchia di S. Floriano. Il 1953 è l’anno di inizio dell’attività accademica, con la cattedra di etica sociale alla Facoltà teologica dell’Università Jagellonica (la tesi di abilitazione è su Max Scheler e l’etica cristiana); nel 1954 insegna alla Facoltà teologica del seminario di Cracovia e all’Università cattolica di Lublino. Il 28 settembre del 1958 viene consacrato vescovo nella Cattedrale del Wavel. Dal ’62 al ’65 partecipa ai lavori del Concilio Vaticano II, dove collabora in particolare alla stesura della Gaudium et Spes: Nel frattempo, il 13 gennaio 1964, viene nominato arcivescovo di Cracovia. Tornato in patria, nel 1966 diventa presidente della Commissione episcopale polacca per l’apostolato dei laici (costituitasi allora); nel 1969 è nominato vicepresidente della neocostituita Conferenza episcopale polacca. Il 28 giugno del 1967 viene creato cardinale da Paolo VI (ma solo tre anni dopo si trasferisce nell’arcivescovado di Cracovia, lasciando il vecchio alloggio di Via Kanonicza 22). Nel 1976, sarà il card. Wojtyla a predicare gli esercizi spirituali a Paolo VI in Vaticano, poi raccolti nel volume “Segno di contraddizione”.

I due giorni d’agonia

In Italia tre giorni di lutto nazionale PAPA: MONS. SANDRI LEGGE L’ULTIMA PREGHIERA SCRITTA DAL PAPA

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