Toscana

Il nord Uganda è di nuovo in situazione tragica

Vorrei brevemente fare il punto della situazione nel Nord Uganda (Acholi) al momento presente, dopo avere raccolto notizie qua e là, avere sentito confratelli, ed io stesso avere visto una missione saccheggiata il giorno dopo l’attacco (Iceme) ed essere stato nelle zone bersagliate i giorni che i ribelli stavano rientrando in Uganda dal Sudan.

Premetto che è difficile avere una chiara visione delle cose e dei perché di tanta recrudescenza degli attacchi dei ribelli Kony dopo parecchi mesi di una certa tranquillità. C’è da dire che questa alternanza tra tranquillità e improvvisa ripresa delle rappresaglie è un cliché, che si è ripetuto parecchie volte durante questi tremendi 16 anni di insicurezza nella zona Acholi.

1. I primi mesi dell’anno 2002 si diceva che l’esercito ugandese con soldati americani, in alleanza con l’esercito di Karthoum, avessero intrapreso una guerra contro l’esercito del LRA (Lord’s Resistance Army) (ribelli del Konyi). Si vedevano mezzi pesanti e numerose truppe partire per il Sudan. Si erano sentite voci di arruolamento forzato da parte del governo ugandese di giovani, per esempio, a Nebbi dopo una partita di calcio. Alcuni camions di soldati si avvicinarono a questi ragazzi. I soldati li forzarono a salire. Furono portati al fronte in Sudan. Alcuni di questi giovani, scappati dal Sudan, si rifugiarono nella missione di Kitgum, dove comunicarono l’accaduto ai confratelli. Camions di soldati raccolsero ragazzi di strada a Kampala con lo stesso metodo. Qualcuno dice che ora i ragazzi di strada a Kampala sono molto di meno; per questa ragione episodi di arruolamento forzato di giovanotti da parte dell’esercito governativo si avverarono anche nel distretto di Kitgum, dopo che i soldati avevano distrutto la carta di identita’ di quella gente.  

2. Le vere ragioni di questa guerra in Sudan è piuttosto misteriosa. Le notizie che arrivavano erano piuttosto sommarie. Qualcuno sospettava che si trattasse di una specie di “guerra al terrorismo”, dato che Kony aveva avuti contatti con Bin Laden quando questi era in Sudan. Forse anche il governo di Khartum voleva dare un’impressione di buona volontà nel collaborare con Uganda e America per combattere il terrorismo. Sospettiamo che grossi fondi siano stati stanziati dall’America per questa guerra in Sudan. Ogni tanto arrivavano notizie di vittorie dell’esercito ugandese contro Kony.  

3. Sembra certo che moltissimi soldati ugandesi abbiano perso la vita in Sudan, senza che pubblicità sia stata fatta sui giornali locali. Un soldato, proveniente dal Sudan, stanco della guerra e desideroso di tornarsene a casa sua, parlò in questi giorni con un nostro fratello di Layibi, riferendo che del suo gruppo di 600 soldati solo 200 sono ritornati dal Sudan. Gli altri sembrano essere stati fatti fuori. Questo solo per dare un’idea della situazione incerta ed ambigua.  

4. I primi dieci giorni di giugno nella mia visita alle nostre missioni di Kitgum (Patongo, Kalongo, Namukora, Omya Amyima e Kitgum mission) sembrava che tutto forse ancora abbastanza calmo. La notte in cui fui a Kitgum si incominciavano a sentire mezzi pesanti dell’esercito ugandese ritornare dal Sudan. Stanno ritornando tuttora. Più o meno allo stesso tempo gli stessi ribelli incominciarono a rientrare in gran numero.  

5. Attaccarono la missione di NAMUKORA alla fine di giugno. Portarono via un’altra volta la radio trasmittente e svaligiarono quello che poterono. Per fortuna qui nessun mezzo di trasporto fu danneggiato. I due padri (PP. Justine Ogen and Fuentes Marvin Gerardo) si rifugiarono in un gabinetto della casa. Furono pescati dai ribelli. Fr. Ogen fu anche battuto. Per fortuna le ragazze del catecumenato erano appena ritornate a casa. E’ da notare che la stessa missione di Namukora, al confine con il Karamoja, fu saccheggiata nel passato altre volte, l’ultima volta cinque o sei anni con armi pesanti che forarono la porta d’entrata e due muri interni della casa. Anche allora portarono via la radio, pannelli solari, etc.  

6. Dopo Namukora attaccarono PATONGO. A Patongo-centro ci fu una forte battaglia con i soldati. Sembra che 10 soldati siano stati uccisi. I ribelli distrussero un centro di promozione sociale nel centro di Patongo, bruciando tra l’altro circa 40 biciclette. Attaccarono anche la nostra missione di Patongo. Nessuno dei nostri padri erano presente. C’era solo un seminarista maggiore, figlio di un catechista, che portarono con sé. Scassarono le porte e portarono via ciò che poterono. Grazie a Dio non trovarono nessuna macchina e moto. Erano state portate in salvo. Pure Patongo è una missione di confine con il Karamoja, una zona difficile. Già nel passato Patongo era stata attaccata. Cinque o sei anni fa i ribelli bruciarono qui vari veicoli.  

7. L’ultimo attacco fu a ICEME, un’altra missione al confini di due tribù (Acholi e Langi) (8 luglio). L’attacco fu feroce. Vicino alla missione c’è un campo di circa 200 soldati. C’e una scuola secondaria con un dormitorio di ragazze. La dinamica dell’attacco fu la seguente, come l’ho sentito dai padri e dalle suore, essendo andato sul posto il giorno dopo l’attacco. I Padri si trovavano in Chiesa, come di consueto prima che si facesse chiaro. Prima delle 6,30 am quando iniziano di solito le Lodi, sentirono alcuni spari. Una suora fece appena a tempo ad entrare in chiesa. Lei mi disse che nel tragitto dalla loro casa alla chiesa incontrò alcune persone in divisa. Le salutò, pensando che fossero soldati governativi. Essi sorrisero e si parlarono tra di loro. Quando gli spari incominciarono, la suora, abbassandosi riuscì ad entrare in chiesa. Anche le ragazze della scuola stavano venendo in chiesa per la messa. Ai primi spari riuscirono a fuggire salve. I ribelli erano in tre gruppi. Un gruppo attaccò il dispensario, uno la missione e uno cercò di tenere a bada i soldati…. Le suore videro i ribelli passare vicino a casa loro con un mortaio. Era il gruppo che andò ad attaccare la missione. Tentarono di entrare nella casa delle suore, ma non riuscirono a  scassinare la porta di ferro appena installata. Una suora, all’udire gli spari, rimase quattro ore nel gabinetto fuori casa. Il gruppo di ribelli che entrò nella casa dei padri scassinarono le tre porte chiuse a chiave delle stanze. Le stanze aperte non le toccarono. Portarono via due radio trasmittenti, un telefono cellurare, alcuni vestiti e un paio di stivali, e un po’ di medicine, mettendo a soqquadro l’ufficio e la stanza da letto del parroco. Con l’erba, raccolta da una capanna vicino alla casa delle suore, diedero fuoco al trattore (sistema elettrico), un camioncino, la motocicletta del fratello e due suzuki (completamente distrutti) e una stanza adiacente dove c’era una Risograph e altro materiale per la stampa. La moto fuori della stanza di un padre, da cui rubarono alcuni indumenti, fu lasciata intatta. Un altro gruppo andò al dispensario. Rubarono medicine e forzarono alcune pazienti a portare la roba, come fanno di solito, al loro accampamento a qualche decina di Km da Iceme nella zona Acholi (parrocchia di Opit). Forzarono una donna, che aveva appena dato alla luce un bambino, a portare una batteria rubata. Dopo poco la donna stramazzò a terra esausta. Fu poi portata all’ospedale di Lira. Portarono con sé un’altra ragazzetta, figlia della stessa donna e altra gente. Sembra che alcuni di queste persone siano già ritornate a casa. Tentarono varie volte di portare via i pannelli senza riuscirvi. I soldati si sono limitati a sparare in aria per spaventare i ribelli. Per lo meno i loro spari aiutarono le ragazze della scuola a fuggire. C’è il sospetto che fossero al corrente della situazione e che la sera avanti l’attacco avessero messo in salvo la loro radio trasmittente. Lo stesso sospetto di una “certa connivenza dei soldati” ci fu durante l’ultimo attacco a Iceme sei anni fa.  

8. In queste settimane sulla strada di Gulu-Kitugm attaccarono una macchina. I tre superstiti furono completamente bruciati. L’odore era terribile nell’ ospedale Indipendente di Gulu (un nuovo ospedale moderno aperto un anno fa), dove mi trovavo alcuni giorni fa. A Pader i ribelli attaccarono una Land Rover e uccisero un maggiore dell’esercito ugandese. Attacchi di questo tipo con morti e bruciature di veicoli succedono di frequente in questi giorni.  

9. Gli stessi ribelli attaccarono nello stesso periodo il campo di Alero verso Anaka, dove abbiamo pure una missione, anch’essa in serio pericolo. Bruciarono più di 1,000 capanne e tentarono di forzare la gente a ritornare a casa. Riuscirono anche a bruciare un carro pesante dei soldati (“mamba”) con i soldati dentro, sembra…. A proposito di “campi di sfollati” si sentono voci a Gulu che il governo voglia impadronirsi della terra lasciata libera dalla gente dei campi. Sembra che il fratello del presidente Museveni Saleh Salem abbia già preso della terra vicino a Paboo…  

10. In questo momento ci facciamo molte domande sul senso di questa ripresa feroce della guerriglia. Ci sono sospetti che il Governo forse voglia che le cose continuino per altri motivi…. Oggi qui a Mbuya vicino alla casa provinciale, dove c’è un accampamento di soldati con l’ospedale militare si sono visti in questi giorni circa una quarantina di “containers” arrivare pieni di munizioni…. per essere trasferiti su camions pronti per partire… Verso quale fronte?.

11. Speriamo che la prossima beatificazione dei due martiri di Paimol porti una rasserenata nel cielo piuttosto plumbeo… di questi tempi.

Kampala 11-7-2-200

P. Guido Oliana